domenica 30 giugno 2013

Anello di Monte Midia da Marsia

Monte Midia si rivestiva di immense faggete, il bosco si estendeva per chilometri coprendo i rilievi divisori tra l’Abruzzo e il Lazio.L’ombra della foresta donava sollievo dal calore dell’estate, la luce a malapena filtrava tra i rami, mentre al di sotto di essi tuttosi amalgamava con pochi riferimenti. La cima di Monte Midia si liberava dalla vegetazione proprio nella parte sommitale, avestirlo qui erano le fioriture tardive della primavera appena passata, ricche di profumi e di bellezza. La Valle della Doganalasciava agli occhi uno degli scenari più belli visibili dalla cima, mentre fitte distese di asfodeli ammantavano da sopra a sotto illato esposto a Sud della montagna. Una lunga carrareccia attraversava gli stazzi e tornava in direzione di Marsia, la naturaentrava in contrasto con obsolete strutture in cemento armato, frutto della lottizzazione selvaggia degli anni Sessanta. Quel luogo di grande bellezza pagava su di sé il dolo dell’essere umano.

domenica 23 giugno 2013

Cima delle Murelle dal Blockhaus

Le morene sommitali vestivano tutta la parte alta della Majella, conferendole un aspetto lunare e romantico, lo sguardo correvaper chilometri non trovando ostacoli, scivolando nei circhi glaciali e negli anfiteatri rocciosi, per poi risalire nei portoni diaccesso della montagna Majella. Camminavamo sulla profondità dell’antico mare di Tetide, dove nel suolo roccioso trovavamofossili di cinque milioni di anni. Il cielo sostituiva da tempo immemorabile quella materia liquida, ma ne manteneva lamemoria attraverso la fluidità delle nubi, spesso a contatto con i campi superiori e i movimenti celesti. La Cima delle Murelleinnalzava il suo filo di cresta compiendo una parabola con la sua dorsale, così isolata dagli altri rilievi era una meta pocofrequentata dagli escursionisti. I camosci trovavano nel suo ambiente isolato l’habitat perfetto dove vivere, al limitedell’uomo, troppo svantaggiato da un ambiente così severo, senza acqua e ripari, solo alcuni bivacchi artificiali davano nota diricovero, il bivacco Fusco di colore giallo, e il bivacco Pelino sulla cima di Monte Amaro, visibile in lontananza con il suo rossoacceso. Le nuvole salivano dai valloni laterali per poi farsi spegnere dal vento, quella danza così vicina al cielo racchiudevain sé il fascino assoluto di un ambiente severo, dove per ammirarlo era necessario spingersi poco oltre i limiti del deserto.

domenica 9 giugno 2013

Monte Viglio e la memoria di Capistrello

La Linea Gustav correva lungo la dorsale appenninica e portava con sé il filo della memoria. Le stragi della Seconda Guerra Mondiale parevano ormai lontane dalla bellezza delle montagne, eppure vivevano ancora negli occhi degli ultimi bambini della metà del Novecento. Un progetto intendeva commemorare levittime degli eccidi nazisti nella regione, con escursioni in montagna nelle prossimità dei paesi di Ortona, Capistrello, Filetto, Onna e Pietransieri. Monte Viglio apparteneva agli abitanti di Capistrello proprio come fanno tutte le montagne che sovrastano i paesi, diventano punti di riferimento e diappartenenza perché sono le elevazioni più alte più vicine al cielo, i punti liminari dove proferire a Dio. “Era fine maggio. Erano gli ultimi giorni della guerra, alcuni contadini, che intendevano mettere in salvo il proprio bestiame ed evitare che i tedeschi e i fascisti potessero perpetrare rappresaglie sulla popolazione perla loro resistenza, andarono a rifugiarsi in montagna. Molti partirono all’improvviso, di notte, dopo aver dato un frettoloso abbraccio ai familiari; tutti pensavano di poter tornare presto, liberi, per ricostruire la città e lavorare i campi. Tutti avevano una grande speranza nel cuore, invece molti non tornarono, nonrividero più i loro cari. Fu un giorno infausto, il giorno della SS. Trinità, il 4 giugno del 1944. La mattina, verso le sette, i contadini sulle montagne di Luco erano intenti a mungere le pecore, altri accudivano ad altre faccende, qualcuno di guardia era distratto. All’improvviso una voce straniera disse qualcosa,tutti si voltarono e videro facce di stranieri e di traditori, tutti con l’arma puntata. Nessuno si poté muovere. Gli armati ordinarono qualcosa, tutto a bassa voce, evidentemente avevano paura degli altri contadini sparsi per la boscaglia. La colonna si incamminò. Un tedesco ordinò a dei fascisti diprendere le bestie; questi, per la fretta e la paura ne presero solo una parte e seguirono la colonna. I contadini e i prigionieri incolonnati, con le mani alzate camminavano, sperando ognuno di trovare il posto più adatto per fuggire. Ma più avanti erano gli altri tedeschi e fascisti che rafforzavano la colonna di guardia.La ribellione e la fuga risultarono impossibili. I trentatré contadini e i prigionieri furono portati nella rimessa della stazione ferroviaria di Capistrello. Tre tedeschi ebbero un breve colloquio ed uno di loro indicò una fossa di bomba antistante lo stabile, l’altro annuì. La terribile decisione era presa. I contadinivennero fatti uscire uno per volta. Venivano portati sull’orlo della fossa e due gendarmi, a breve distanza, sparavano alla nuca. Cadde il primo, cadde il secondo, il terzo contadino tentò la fuga, scappò, a dieci metri lo raggiunse una scarica e rimase lì. Venne il quarto, poi il quinto, il sesto, …... Passarono i giorni,furono pianti. Finché il giorno dell’arrivo degli alleati si scoprì la macabra sciagurata realtà”. (Il testo citato è stato tatto da qui).
 
Di seguito il programma di Montagna Memoria Abruzzo 2013. Nel 2013 MMA MontagneMemoriaAbruzzo è dedicato alla memoria degli eccidi e delle stragi avvenute in Abruzzo nel corso della Seconda Guerra Mondiale, lungo la famigerata Linea Gustav, che da Ortona attraversava la dorsale appenninica da est a ovest fino a Cassino. Ed è proprio da Ortona che il 25 aprile, festa della Liberazione, avrà inizio questo trekking ideale, per ricordare uno degli eventi più cruenti della liberazione dell'Italia da parte delle truppe alleate e dei partigiani. Una battaglia i cui numeri parlano la lingua della tragedia: vi rimasero vittime 1375 soldati alleati e oltre 1000 civili. Il 9 giugno MMA giungerà nella Marsica, a Capistrello, per commemorare i 33 contadini trucidati dalle truppe tedesche in ritirata, mentre il 9 settembre ricorderemo l'eccidio di Onna e Filetto in una giornata dove protagonisti saranno anche gli studenti delle scuole aquilane. Il progetto si concluderà il 21 novembre per ricordare l'eccidio di Limmari, a Pietransieri, partecipando a una significativa fiaccolata notturna che è sentita tradizione della popolazione locale. MMA, inoltre, avrà una sua ulteriore tappa dal 26 al 28 aprile, in Freedom Trail, il Sentiero della Libertà al quale il Comitato Scientifico del CAI Abruzzo ha dato la propria adesione, certo del valore altamente simbolico di una manifestazione che raccoglie adesioni da tutte le regioni italiane e che non poteva non riscuotere la giusta attenzione da parte del CAI. Le tappe di MMA sono pensate con una struttura similare, comprendente un'escursione sui luoghi della memoria e quindi incontri ed eventi a carattere storico e culturale, con testimonianze e conferenze a cura di autorevoli storici e personalità. I programmi sono stati elaborati d'intesa con le Sezioni di riferimento, che sono L'Aquila, Ortona, Valle Roveto e Sulmona, che ringraziamo per la collaborazione. (Stefano Pallotta, Presidente Comitati scientifico CAI Abruzzo).

lunedì 3 giugno 2013

Il Parco delle sorgenti sulfuree del Lavino

Il fiume Lavino si muoveva nel suo letto animato dalle tante polle sorgive. Le sue tonalità turchesi si sbiancavano nel candore nei solfati, donando alla vista un meraviglioso contrasto con la vegetazione circostante. L’acqua si muoveva lentamentecontornata di ranuncoli ed ortiche, da rive di terra battuta e polverosa, pioppi, salici e piante di robinia. Uno snodo di sentieri comunicanti sfruttava piccoli ponti e passaggi sospesi, più ci inoltravamo in profondità e più ogni cosa pareva inselvatichirsi.Ritrovavo le farfalle di Fegea, le falene nere che appartenevano alla mia infanzia, riposavano adagiate sulle foglie indisturbate, come se non conoscessero l’istinto di sopravvivenza, mentre il profumo dolce dei fiori di acacia impreziosiva la percezione ditutti quei colori. L’area protetta del Parco del Lavino prende il nome dall’elemento naturalistico che lo caratterizza, ovvero le acque sulfuree del fiume omonimo in cui sono presenti solfati disciolti che danno la tipica e suggestiva colorazione azzurro-turchese ai laghetti, alle polle sorgive e ai ruscelli. Il corso d’acqua ha origine nel Vallone di Santo Spirito sul versante Nord – Nord – Ovest del massiccio montuoso della Majella; attraverso il Vallone di San Bartolomeo e il Fosso Cesano; a valledi Roccamorice, il torrente diventa Fiume Lavino; dopo pochi chilometri, all’altezza di Scafa, si versa nelle copiose acque del Pescara. Ad incrementare inoltre la sua portata contribuiscono le acque del complesso di risorgente sulfuree, situate in localitàDe Contra. Nel 1987, con la legge n. 25, la Regione Abruzzo ha istituito il Parco delle sorgenti sulfuree del Lavino. (Notizie tratte da un cartello informativo del luogo).

domenica 2 giugno 2013

Le Gole e le Marmitte dell'Orta, la Piana dei Luchi e nei dintorni di Bolognano

A volte la bellezza è in grado di concentrarsi talmente tanto da divenire orribile. Il sublime nasconde dentro di sé quella attrazione profonda verso le cose inaccessibili, verso quelladimensione divina e disumana in grado di non essere colta dagli esseri mortali. Le Gole dell’Orta erano così, appartenevano a qualcosa definito oltre il limite umano, dove la Natura davamaestoso sfoggio dei suoi potenziali, scavando vallate e scolpendo montagne, isolate e verticali come menhir nella Piana dei Luchi. L’antico bosco di Luco, sotto San Tommaso diCaramanico, portava nel nome la sua condizione sacra, la magia degli antenati rimaneva tramandata attraverso il ricambio delle stagioni e il rispetto del territorio. Attraverso di essoraggiungevamo sentieri anonimi in prossimità delle Marmitte dell’Orta, dove la vegetazione svaniva per dare adito alla roccia scavata dal corso del fiume. Quella materia dura era stata solcatadall’acqua in profondità, tra cisterne e mulinelli si creavano sifoni dove la corrente del fiume non dava scampo a chiunque vi si inoltrasse. Sull’orlo di quelle cisterne si avvertiva la bellezzaassoluta dell’inaccessibile, la vertiginosa inquietudine del seducente richiamo del Sublime. Il fiume Orta correva per chilometri e metteva in comunicazione diversi paesi nel versanteoccidentale della Majella. Tra questi Bolognano si innalzava a strapiombo sulle sue gole altissime, indicando come punti d’interesse la Grotta dei Piccioni e la Piscina Naturale. Ormai isentieri si perdevano nel folto delle ortiche, quel bellissimo paese giaceva soltanto appena nella memoria ridimensionata di Joseph Beuys. Trovavamo ovunque la condizione dell’inaccessibile: laGrotta dei Piccioni era blindata da doppi cancelli e la Piscina Naturale era irraggiungibile a causa della forte portata del fiume eventualmente da guadare, ogni cosa pareva destinata ad essereammirata da lontano. Guardavamo tutto dal nostro spazio, i nostri limiti erano il potenziale massimo della nostra esistenza.