lunedì 29 novembre 2021

Rifugio del Campitello da Prato Capito e la neve

“Passano gli anni ma alcune cose rimangono eterne, senza tempo come la neve, che nonostante lo scorrere degli inverni non trova né principioné fine: la neve di allora è la stessa di adesso e mi piace pensare che trattenga la sua memoria”. Cinque anni fa scrivevo queste parole inoccasione di una mostra su Natalia Ginzburg, pensavo alla neve come elemento senza principio né fine, scrigno di memorie, essenzauniversale pronta ogni volta a scomporsi e ricomporsi portando con sé all’infinito la memoria del mondo. Il rumore della neve era quello delsilenzio che lasciava voce ai pensieri, me ne immergevo nel bosco, inoltrandomi nella moltitudine dei faggi fino al Rifugio del Campitello.Ritrovavo il piccolo riparo intatto rispetto l’ultima volta in cui c’ero stata, il piccolo camino, la porta incisa di scritte apribile in duepassaggi, il pavimento di pietra e l’essenziale. La vista sull’omonima valle si velava di neve e persino il sole dispergeva i suoi raggi al cielo,perdendo sì forza ma estendendosi con la sua luce nel riverbero del bianco.

domenica 28 novembre 2021

Gli antichi ricoveri pastorali tra Valle Chiusola e Valle Vestovello, cercando la Grotta di San Michele

Con la prima neve l’aria si velava nella leggerezza del bianco, le montagne intorno parevano disegnarsi come accenni di grafite su cartaimmacolata, e le profondità si attutivano in una delicata sottigliezza visiva. Da Fugnetto seguivamo il modesto rilievo tra Valle Chiusola eValle Vestovello, oltre noi c’erano soltanto un cane pastore di guardia ad uno stazzo vuoto ed alcuni armenti al pascolo che si confondevanocon il loro manto argenteo, lasciandosi individuare soltanto dal suono dei loro campanacci. La neve dava fisicità al vento, che a tratti isolava echiudeva le visuali. Il silenzio stanziava negli antichi ricoveri pastorali delle Locce, ventri di terra scavati dall’uomo dove la riflessione sulpassato era inevitabile. Mi incuriosiva la Grotta di San Michele indicata sulla mappa, che non trovavamo sul punto indicato, volevamo cercarlama il maltempo ci induceva a rimandare la sua indagine ad un’altra occasione.


sabato 27 novembre 2021

Dopo la pioggia e prima dell'imbrunire

Dopo la pioggia e prima dell’imbrunire, sui declivi bagnati d’acqua e di pensieri, lungo i sentieri rasserenanti della montagna di casa, tra pini,querce e arbusti selvatici. Tra il giorno e la notte si compiva la predisposizione al riposo, la distensione visiva della quiete che flettevale luci pomeridiane ai toni crepuscolari, su lontananze sempre più incerte, dove piccole luci artificiali mano a mano si accendevano comestelle nella notte.

sabato 13 novembre 2021

Campo Pericoli, tra Monte Aquila e il Rifugio Garibaldi

Il Gran Sasso copriva e scopriva le sue sommità con giochi di nuvole e vento, mentre nel basso di Campo Pericoli i dolci declivi si velavano amalapena di aria umida. Gli avvallamenti più profondi custodivano ancora i residui dell’ultima sporadica nevicata prima della stabilitàdell’inverno, punti bianchi come perle sul manto prezioso della conca dorata. Seguivamo i sentieri più semplici nel cuore del Gran Sasso,raggiungendo prima Monte Aquila con i suoi affacci panoramici e poi il Rifugio Garibaldi. La bellezza delle prospettive era nel gioco dellenuvole che svelavano profili rocciosi e lontananze, mentre il vento danzava confondendo i nostri  silenzi.

domenica 7 novembre 2021

La Triplice Cinta di Santa Maria del Ponte

A Santa Maria del Ponte, piccola frazione di Tione degli Abruzzi, aleggiava l’ipotesi che in passato vi fosse un’antica Commanderia Templare. Non vi erano fonti certe a testimoniarlo, soltanto il simbolo molto particolare della Triplice Cinta, inciso su un blocco di pietra, probabilmente di reimpiego, incassato sul lato destro di un cancello all’interno delle mura del borgo fortificato. Questo antichissimo simbolo misterioso, presente non soltanto in Italia ma anche in altre parti del mondo, identificava molte interpretazioni: da sigillo delle energie telluriche, a rappresentanza della presenza dei Cavalieri Templari, a semplice gioco, a molte altre ancora. Tre quadrati concentrici uniti da segmenti mi davano l’idea di un labirinto, trovavo singolare la sua collocazione qui, lungo il perimetro delle mura di cinta, pareti di chissà quale metaforico dedalo.

Nel seguente link altri esemplari di Triplice Cinta presenti in Abruzzo: 

Dalla Torre di Goriano Valli al Ponte Romano di Beffi

Raggiungevamo la torre di Goriano Valli percorrendo un comodo sentiero che partiva dal paese, immerso nella bellezza della naturaimpreziosita dai colori dell’autunno. La sua sommità svettava sugli alberi avvalendosi ancora della sua antica funzione di avvistamento,toccando quasi i venti metri di altezza, e tra le sue simili era sicuramente la più integra e meglio conservata della valle. Sulla portavi era affissa un’ordinanza che ne limitava l’accesso (possibile tramite autorizzazione comunale) per garantirne la salvaguardia. Vi ero statagià altre volte e di nuovo ritrovavo la bellezza di quel luogo, la quiete dei suoi sentieri avvolti nella natura incontaminata, le sue vecchiemura narranti di storia. L’antica torre, databile al XIV secolo, sorgeva su di un insediamento fortificato del XII, ancora percepibile nei resti.Da lì un percorso scendeva alla volta del Fiume Aterno fino all’antico Ponte Romano situato sotto l’abitato di Beffi, che metteva incongiunzione i due paesi. Non avevo mai percorso questo tratto di sentiero che credevo impraticabile per via delle delimitazioni dellalinea ferroviaria, lo scoprivo per la prima volta oggi grazie ad un comodo sottopassaggio.