domenica 28 dicembre 2014

Il Rifugio forestale al Campitello

I Boschi di Cerasolo trattenevano la neve al riparo dal vento, l’aria fredda ed asciutta l’aveva resa polverosa e leggera,regalando l’immagine di una manifestazione del silenzio. Era scesa adagiandosi sopra rami ed arbusti, caricandoli e modellandolicome coralli bianchi. Davanti a noi nessuna traccia disturbava il manto nevoso, soltanto quella di qualche piccolo animale.Raggiungevamo il Rifugio della Forestale nella zona del Campitello, incastonato tra la bellezza del Pizzo dell’Uccetto equella del Morretano. Quella piccola struttura era stata ripulita e resa accogliente e fornita del necessario per essere funzionalecome bivacco. Qualcuno le aveva dedicato cura e amore ponendo legna, tavolini e attaccapanni, qualcun altro aveva risposto a taleaccoglienza portando due brande. Appeso al muro un piccolo foglio plastificato metteva in comunicazione la gentilezza di dueanime sconosciute, mi piaceva pensare che prima o poi quelle due anime si sarebbero incontrate.

domenica 21 dicembre 2014

Anello dei Laghi di Passaneta e Barisciano, nella memoria dei cistercensi e dei partigiani

Tra la Cima di Faiete e la Montagna Grande si definiva un antico sentiero che passava per i laghi di Passaneta e Barisciano, conducendo ai ruderi di Santa Maria del Monte. La bellezza dei modesti contrafforti del Gran Sasso si stemperava sotto i tonidella neve, rimasta a schiarire soltanto i versanti a Nord delle montagne, come a voler mostrare il volto di due stagionidifferenti. Le acque si fermavano al gelo sotto la volta di sottili lastre di ghiaccio, mentre il falasco secco mostrava soltanto ilricordo della vita, con tutti i colori che si sbiadivano in toni opachi e stanchi, come a voler spegnersi del tutto prima diperdersi sotto la coltre bianca. I ruderi di Santa Maria del Monte ricomponevano a tratti l’antico perimetro dell’abbaziacistercense, molti secoli si frapponevano alla deposizione di quelle pietre, lasciando alla memoria l’indagine di poche muraissate a ricordare, con finestre confuse tra quello che era dentro e quello che era fuori, ormai tutto interno della Piana di CampoImperatore. Salivamo su Monte Archetto con il pensiero rivolto ai Partigiani che durante la Seconda Guerra Mondiale trovaronoriparo nel suo rifugio. Il vecchio cemento che teneva le pietre portava incisa la data 1931, probabile anno della sua edificazione.I fiori secchi dei cardi si issavano da terra come stele di memoria, trovando risalto nel contrasto con la neve, prima di perdersilentamente nella nebbia, come a imitare i ricordi che sbiadiscono dopo settant’anni.

venerdì 19 dicembre 2014

La Vasca di Giuda su Colle Santa Barbara

Le campagne di Aragno erano ricche di tholos, così come quelle dei paesi circostanti; alcuni erano collassati sotto il proprio pesodivenendo cumuli di macerie, mentre altri mantenevano ancora la loro forma originaria. Il piccolo colle di Santa Barbara, davantial paese di Aragno, ospitava tra la fitta boscaglia importanti resti di mura articolate, intese a testimoniare la presenza dell’uomo,che con le pietre aveva definito perimetri e creato terrazzamenti. La carta IGM segnalava un rudere col nome di Vasca di Giuda, lacuriosità di scoprire di cosa si trattasse ci spingeva ad esplorare il versante a Sud di quella piccola collina. Nel punto indicatotrovavamo un riparo in pietra a secco, nello specifico probabilmente una condola, semi-interrata e con volta a botte.Parte del tetto era crollato, mentre le mura interne mantenevano ancora l’ordine strutturale, articolato soltanto da due incavi ed una feritoia. 

domenica 14 dicembre 2014

Il Castello di Barete e la Valle Donica

Al di sopra si Barete si apriva la maestosa Valle Donica, che attraverso un comodo sentiero raggiungeva il Rifugio di SantaPupa e i superiori Piani di Aielli. Nelle prossimità di questo rifugio erano stati rinvenuti i resti di un antico acquedotto romano con conduttura in laterizio, che da secoli metteva in comunicazione le acque sorgive sommitali con la sottostantefonte di San Vito dell’antica Lavaretum. I colori del bosco a riposo parevano assumere le tonalità fredde della pietra, tanto daconfondersi spesso, mentre la neve uniformava tutto con decisione, anche se con sottili strati. Dai rilievi sommitali diMonte Marine raggiungevamo il picco roccioso che si separava dalla montagna: una piccola piramide di terra e roccia cheinterrava nella sua sommità la stretta circonferenza di vecchie mura. Attraverso il filo del crinale roccioso raggiungevamo i restidell’antica Rocca sopra Barete, quasi completamente annientata dallo scorrere del tempo, che dava alle pietre disposte dall’uomolo stesso sapore di quelle primordiali. Il corpo quadrato del castello si poneva arditamente su pendii scoscesi, rivolgendo aSud il suo ingresso, e ad Est i presumibili resti di una torre cilindrica. 

domenica 7 dicembre 2014

Anello di Monte della Selva di Barisciano, alla ricerca degli insediamenti vestini

Al di sopra di Barisciano si dispiegava il sentiero dei Santarelli, un antico percorso compiuto dai contadini e dai pastori per immettersi sulle vie della monticazione. L’antico tratturomostrava a malapena la presenza dell’uomo tramite sconnessi muri a secco ed il vuoto di una nicchia votiva ormai dimenticata. Il carattere austero del Gran Sasso si ammorbidiva grazie ai suoicontrafforti collinari ed erbosi, dove antiche testimonianze italiche narravano da millenni il culto dei popoli Vestini. Presso la Fonte di Sant’Angelo alcuni archeologi avevano rinvenutosignificative sepolture e testimonianze epigrafiche, pronte a testimoniare la presenza dei popoli italici nelle aree più montagnose di Barisciano, così come una piccola altura anonima,situata poco più avanti in direzione di Santo Stefano di Sessanio, lasciava riemergere dalla terra la testimonianza di cinque tombe a tumulo del VI-V secolo a.C. I popoli italici erano custodi delleantiche vie dei tratturi poiché la pastorizia era la loro principale fonte di economia, e per questo dovevano garantirsi l’accesso agli altopiani superiori dove foraggiare i pascoli. Una delle maggioridirettrici della transumanza vestina passava proprio nella zona adiacente al Monte della Selva, tra Monte Cofanello, Cognanelle e Colle Force, e proprio in queste prossimità trovavamo i resti diun’antica cinta muraria del V – IV secolo a.C., che se vista dall’alto lasciava leggere perfettamente il suo perimetro circolare. Un piccolo gruppo di caprioli era intento a riposare tra i resti diquell’antica postazione, come a volerne sottolineare ancora la sua funzione efficace nonostante lo scorrere dei millenni.
Per approfondimenti: “Ricerche sugli insediamenti Vestini”,Adriano La Regina, in «Mem. Acc. Lincei», serie III, vol. XIII, fasc.5, Roma 1968, pp. 360-444; “Centri fortificati Vestini”, Ezio Mattiocco, Teramo 1986; “Paletnologia e Archeologia di unterritorio”, Fulvio Giustizia, Roma 1985; “I Vestini e il mistero del pagus di Separa”, Alberto Rapisarda, L’Aquila 2011; “Terra di Barisciano”, Raffaele Giannangeli, L’Aquila 1974.