domenica 24 maggio 2015

Nei cunicoli sotterranei dell'antico acquedotto romano di Alba Fucens

Poco fuori le mura di Alba Fucens, nel folto della vegetazione, si nascondeva l’ingresso di una parte della magnifica opera idraulicadell’acquedotto albense, edificato dai Romani probabilmente nel II-I secolo a.C. circa. La galleria si sviluppava in manierarettilinea e con una leggera pendenza in salita, per favorire lo scolo delle acque, seguendo la direttrice che conduceva almacellum dell’antica colonia romana. Il passaggio sotterraneo, dapprima comodo ed agevole, ci permetteva di toccare con manola maestria di antichi ingegneri, che, nonostante secoli e terremoti, avevano ideato un’opera eterna. Disturbavamo laquiete di un piccolo pipistrello mentre con le nostre lampade animavamo la danza inoffensiva di moltissime zanzare. Mano amano che il percorso diveniva più angusto riaffioravano dalla melma i resti di antichi reperti, ossa e cocci variopinti cheazzeravano la distanza di oltre duemila anni, lasciandoci la suggestione di una condizione insolita. Il cunicolo terminava conuna frana, probabilmente causata da recenti lavori di superficie, l’ipotesi più plausibile era quella che il condotto sfogasse in unodei “tombini” dell’area del mercato dell’antica Alba Fucens. Ringrazio il gruppo Speleoarcheologico ASD Grotte e ForreNatura d’Abruzzo - www.naturabruzzo.it - che ci ha dato la possibilità di compiere questa escursione.

domenica 10 maggio 2015

Monte Pozzoni da Cittareale nell'Alta Valle del Velino e il Castello di Re Manfredi

Monte Pozzoni segnava il confine tra il Lazio e l’Umbria, e accoglieva nel grembo del suo anfiteatro le sorgenti del Fiume Velino. Salivamo lungo la Valle di S. Rufo, passando nelleprossimità della nascosta grotta della Sibilla, dove un profondo pozzo penetrava difficilmente nelle viscere della montagna, lasciando all’immaginazione l’indagine di cascate, strettoie einghiottitoi persi nel buio. La parte alta della montagna si alzava solitaria, mirando alla bellezza lontana dal Gran Sasso, della Laga, dei Sibillini e del Terminillo, mentre nelle prossimità di quellepiramidi erbose, i pendii scivolavano dolcemente verso Accumoli e Cittareale. Uno degli speroni della montagna un tempo ospitava un nido di aquile, che depredato dagli uomini lasciava soltanto ilricordo di quel volo maestoso. Nei pressi dell’abitato, il castello di Cittareale era il punto più importante dell’Alta Valle del Velino, che si estendeva a Sud di Monte Pozzoni. Era il castello di ReManfredi, un antico mastio ad insolita pianta triangolare che dava sfoggio del suo carattere difensivo. Ai piedi del suo basamento un’apertura si insinuava nelle sue fondamenta. Le sue originirisalivano all’epoca sveva di Federico II, e si collocava strategicamente tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio. Re Manfredi era il figlio di Federico II, e secondo la leggendatramandata nei secoli era stato sepolto proprio all’interno della fortezza a cui aveva dato il nome.

domenica 3 maggio 2015

La Montagna Spaccata di Gaeta

La Montagna Spaccata aveva espresso il dolore per la morte di Cristo con profonde lacerazioni nella roccia. Turchi naviganti emiscredenti avevano lasciato il segno su quelle pareti che penetravano nelle viscere della terra, dove un macigno staccatosidai costoni sovrastanti aveva fatto da basamento per il piccolo Santuario. Molti fedeli seguivano la via del pellegrinaggiotoccando i simboli della via crucis, mentre la montagna e il mare si incontravano nei punti più impervi, al culmine dellasuggestione. Ogni accesso seguiva la traiettoria di percorsi verticali, la vertigine animava qualsiasi punto di vista con affaccistrapiombanti, animati soltanto dal volo delle rondini.