martedì 25 agosto 2015

Viaggio in moto dalla Bosnia ed Erzegovina al Montenegro - da Sarajevo a Nicsic per le Gole e il Monastero di Piva

Entravamo in Montenegro scoprendo foreste fittissime di pino nero e magnifiche gole definite da montagne svettanti. La stradaseguiva il corso del fiume Piva, tra ponti sottili e gallerie scavate a mano nella roccia, ne ammiravamo la grandiosa bellezza sugliaffacci più impervi. Tra prati e pascoli sorgeva il Monastero di Piva, rimaneva difficile pensare che originariamente si trovassealtrove, nei pressi della sorgente del fiume, e che venne  spostato pietra dopo pietra a causa della costruzione di una diga. La suastruttura esterna seguiva linee rigorose, tanto da esaltare maggiormente la sorpresa con un interno ricco di decorazioni: siveniva investiti dalla danza cromatica degli affreschi che rendevano tutti consapevoli di essere al cospetto della sacralità diun tempio. Un giovane guardiano, fermo nel suo rigore, vendeva incensi e croci ortodosse, mi concedeva il privilegio, dapprimanegato, di fare delle foto, parlando senza usare parole aveva compreso il mio rispetto. 

lunedì 24 agosto 2015

Una notte a Sarajevo

La bellezza di Sarajevo era nei volti sereni delle persone, nel dialogo tra culture differenti messe tutte a contatto nel centrostorico. Tutti confluivano per le vie principali animando lo stesso flusso, che nel suo movimento celebrava la vita, la rinascita diuna città dopo gli orrori della guerra. I toni caldi del tramonto avvolgevano con la stessa dolcezza templi, chiese, moschee eminareti, si udivano nei cortili marginali la ripetizione delle preghiere, mentre i lumi delle candele divenivano sempre piùforti con l’avanzare della notte. Trascorrevamo la sera nel quartiere arabo, con i vicoli illuminati dai negozi, i locali ele fumerie di narghilè, il buio rimaneva fuori da quella danza di colori che manifestava la tolleranza della Gerusalemme d'Europa.

venerdì 21 agosto 2015

Viaggio in moto in Croazia, da Zara a Rastoke passando per i laghi di Plitvice

La costa frastagliata dell’isola di Pag aveva un aspetto severo, i suoi candori lunari si esaltavano del contrasto con il blu intenso del cielo e del mare. La Bora spingeva, tenendo pulito tutto ilversante nordorientale, mentre giocava più dolcemente sull’acqua con la generazione di piccoli vortici; in ogni dove mostrava senza dubbio uno dei volti più freddi del Mediterraneo.Ci inoltravamo nell’entroterra attraversando campagne e piccoli  paesi, nei pressi di Bunic scorgevamo tra vegetazioni incolte le case dei bosniaci abbandonate durante l’ultima guerra, i segnidelle bombe e dei proiettili trattenevano il tempo nelle loro fenditure, come una testimonianza ancora viva dell’atrocità del conflitto. Il Parco di Plitvice era uno degli ambienti più belli delleAlpi Dinariche, i suoi laghi carsici si tenevano in congiunzione tra di loro tramite un infinito numero di ruscelli, cascate e salti d’acqua, che sempre rinnovata mostrava trasparenzemeravigliose. Una lunga passerella sospesa si snodava per tutto il percorso facendo da guida, articolandosi in una natura incontaminata. Poco distante, il paese di Rastoke continuava amantenere quel fascino, con case e mulini costruiti a ridosso di una magnifica cascata, l’acqua gli scorreva sotto, ed era bellissimo concludere lì il primo giorno del nostro viaggio in moto.

martedì 18 agosto 2015

Addio Lana, a Dio

Ti chiamavo con forza e tu mi seguivi fino alla morte. Non lo potevo sapere che oggi mi avresti lasciata. Le tue pupille si dilatavano in un buio che metteva paura, mentre il tuo corpoperdeva ogni contrazione; era terribile cercare di portarti in braccio. Mi lasciavi da sola in un bosco che per la prima volta mi appariva opprimente. Continuavo ad accarezzarti come se il mioamore potesse ancora raggiungerti. Volevi rimanere lì su quelle montagne, volevo ricordarti così: accarezzata dalla tiepida luce di un tramonto d’inverno.

lunedì 10 agosto 2015

La notte di San Lorenzo e il primo pozzo

Il primo pozzo non si scorda mai. La notte di San Lorenzo nascondeva le stelle ma manteneva appesi ancora tutti i sogni. Quella cassa di risonanza conteneva paura, vuoto e bellezza, mentre sul fondo le acque cristalline del Laghetto di De Marchi dialogavano tra loro nel gioco di cerchi concentrici. Ne assaggiavamo il sapore, come al cospetto di una fonte battesimale. Una volta usciti fuori, il buio della grotta si estendeva nella notte, i grilli cantavano nell’aria pulita dal temporale, che teneva lontani i suoi ultimi fulgori.

domenica 2 agosto 2015

Cercando l'alba sul Monte Camicia

La notte lasciava individuare tante piccole luci che salivano lungo il canale del Vradda. La luna rischiarava delicatamente i candoridel calcare, mentre gli occhi si adattavano a quella totalità silenziosa. Non era la prima volta che scoprivo l’alba inmontagna, ma era la prima volta che andavo a cercarla. Lungo il crinale roccioso della Sella del Tremoggia trovavamo un giacigliodove attenderla al riparo dal vento, l’aria si rischiarava delicatamente mano a mano che le luci dei paesi sottostanti sispegnevano all’ingresso del sole. Le pietre delle guglie rocciose si accendevano di toni caldi, ad osservarle scoprivamo la presenzadi un numeroso gruppo di camosci, rendendoci astanti di due spettacoli unici. Attendevamo sulla cima di Monte Camicia lostabilizzarsi del giorno, con un mare di nuvole intento a stagliarsi dietro la testata del Vradda e la compagnia unica della voce delvento.