domenica 26 marzo 2017

Alla ricerca della Grotta Picinara

La Cima di Vallevona si circondava di ambienti solitari raggiungibili solo da strade sterrate che ne limitavano gli avvicinamenti. Davanti ainostri occhi avevamo la bellezza di ampi piani carsici, dove un pascolo lento di mucche e cavalli ne accresceva la visione di quiete. I pratierano distese di erba rasa che assecondavano le forme della terra, dove di tanto in tanto piccole doline esaltavano la loro presenza contenendogli ultimi residui di neve. La primavera era iniziata da poco e sulla sua soglia l’accoglievano intense fioriture di crochi. Eravamo lì alla ricercadella Grotta Picinara e delle sue concrezioni azzurre, la cercavamo seguendo tutte le indicazioni raccolte, ma senza riuscire a trovarla.Dalla Cima di Vallevona ammiravamo l’affaccio sulle Coste di Camposecco e il sottostante Fosso Fioio, dove tutto precipitava nel fittodei boschi di una natura selvatica. Andavamo via andando incontro prima alla sera, che scendeva lenta nei boschi e sui prati di velluto, e poialla notte che si rischiarava a malapena della luce della luna.

sabato 18 marzo 2017

Il misterioso colle tra Tufo Basso e Pietrasecca

Tra Tufo e Pietrasecca un colle a 919 metri di quota catturava la nostra attenzione con la particolare morfologia delle sue rocce, così definite dasuggerire un passato in qualche modo antropizzato. Il suo punto di vista scopriva bene entrambi i paesi suddetti e il Monte Sant’Angelo ad Ovest,come a sottolinearne una possibile funzione difensiva strategica. Rimanevamo incantati da quelle rocce, come se un qualcosa disignificativo fosse accaduto lì, ma non ne sapevamo nulla. Sarebbe molto interessante conoscerne la storia, qualora vi fosse.

domenica 5 marzo 2017

La Grotta del Secchio

Pioveva nel bosco, tra i faggi scoscesi del Monte Guardia d’Orlando, dove si nascondeva l’ingresso della meravigliosa Grotta del Secchio.Uno stretto e lungo cunicolo dava accesso a meandri concrezionati, dove piccole sale echeggiavano i riflessi di luce attraverso speleotemi dicalcite. La bellezza era ovunque: i depositi minerari avevano modellato la roccia nei millenni, svelando in una delle prime sale magnifichestalattiti con addossate eccentriche e tubolari trasparenti. Una pioggia fittissima di capelli d’angelo rivestiva l’ingresso del ramo finalesuperiore, considerato fino a qualche anno fa come il più spettacolare della grotta. Nuove scoperte avevano individuato una prosecuzioneattraverso un lungo laminatoio, lo percorrevamo fidandoci delle descrizioni, adattandoci metro dopo metro ad una durevole serie distrettoie. Ma quello che si apriva alla fine del budello ci ripagava poiché di grande bellezza: davanti ai nostri occhi un fiume fossile mostravatutto il suo corso, con la piega delle sue anse bianchissime rivestite da vaschette e concrezioni coralloidi. Seguivamo il corso del fiume e aseguito di un successivo restringimento vi era l’ulteriore meraviglia del lago fossile: un’ampia vasca mostrava col candore il suo massimolivello di tracimazione, vi erano concrezioni ovunque e di ogni tipo, ogni centimetro di quella sala mostrava la meraviglia della creazione divina.