sabato 29 giugno 2019

Il complesso monumentale archeologico di Forcona a Civita di Bagno

Il complesso monumentale archeologico di Forcona restituiva alla luce preziose testimonianze risalenti all’età romana. Situato nei pressi delLago di Civita, sulla collina in località Moritola, mostrava un imponente sistema di concatenazioni semicircolari realizzate persostenere dei terrazzamenti in una zona ricchissima di acque. Un piccolo impianto termale mostrava ancora il fregio dei suoi mosaici,nella rifinitura di linearità sinuose e foglie d’edera arricciate. La datazione originaria, risalente al II-I secolo a.C., correva indietro dimillenni in un affascinante salto temporale, riaffioravano testimonianze di diverse destinazioni d’uso, accomunate tuttedall’ingegno di chi aveva vissuto quei luoghi. Dal piccolo colle si ammirava l’affaccio sulla conca aquilana di fronte al magnificomassiccio del Gran Sasso, quel sito era stato un importante punto nodale e strategico per le civiltà che in passato avevano abitato ilterritorio aquilano.
La prossima apertura straordinaria dell’area archeologica di Forconasarà per le Giornate Europee del Patrimonio in data 21-22 settembre 2019.

martedì 18 giugno 2019

Le antiche Mura di Luppa da Pietrasecca e la chiesa rupestre di Sant'Angelo di Monte Bove

A Sud dell’abitato di Pietrasecca partiva un’ampia dorsale che nominava i rilievi sommitali con i toponimi di Colle Le Mura (1104 m),Monte Guardia d’Orlando (1353 m) e Monte Bove (1348 m). Sul primo colle giacevano i resti dell’antico abitato di Luppa, dove mura ormaidimenticate erano avvolte da una fittissima vegetazione che ne nascondeva i basamenti. La probabile datazione correva indietro al XI-XII secolo, così come la l’attestazione originaria del suo toponimo, Uppa o Ippam, divenuto poi Luppa. Il borgo godeva di una posizionestrategica di avvistamento a beneficio dei vicini centri di Colli e di Pietrasecca, da villaggio divenne poi un castrum, o quantomeno cosìveniva riportato su un documento del XVI secolo. Scendevamo a Sud del piccolo colle, lungo percorsi richiusi dalla vegetazione, tra un verderigogliosissimo e miriadi di fiori, accompagnati da un caldo insistente che si attenuava solo nelle zone d’ombra. In questo tragitto trovavamola piccola chiesa rupestre di Sant’Angelo di Monte Bove, dove una rustica scalinata in pietra, scavata tra due pareti di roccia, conducevaall’ingresso della piccola grotta dedicata al Santo. L’interno rischiarava le sue ombre con flebili luci naturali, filtrate a sua volta dal bosco, malasciando tuttavia scorgere la meraviglia degli affreschi che per secoli avevano decorato quel luogo sacro. La probabile datazione siapprossimava al XIII secolo, non vi erano molte fonti a riguardo se non memorie popolari ancora molto sentite che la legavano soprattutto alculto della Madonna del Latte.
Per approfondimenti: BIANCHINI M. Edilizia storica della Marsicaoccidentale, Editrice Dedalo Roma, 2011 (http://www.rilievoarcheologico.it/marsica_g000003.pdf); MICATI E. La Montagna e il Sacro, riti e paesaggi religiosi in Abruzzo, CARSA Edizioni, 2018.
Per chi fosse interessato a percorrere questo itinerario assistito da una guida consiglio di contattare Valentina Lustrati, Guida Ambientale Escursionistica AIGAE – tel. 3381609803.

domenica 16 giugno 2019

La Grotta Primavera nella Valle dell'Orta

Nella Valle dell’Orta, tra friabili gessi, si apriva la Grotta Primavera, un ambiente delicato ed integro, il cui nome omaggiava il signor Amedeo, colui che segnalò la voragine ai suoi scopritori Valerio, Aurelio e Gabriele, tre speleologi abruzzesi. La sua recente scoperta manteneva ilfascino di un ambiente inalterato dove sfoglie di roccia giacevano in delicato equilibrio. Le esplorazioni guidate dallo Speleo Club di Chieti e dal Graim – Gruppo di Ricerca di Archeologia Industriale della Majella– avevano individuato tre ingressi: un inghiottitoio a monte, una dolina di crollo ed una risorgenza, dove l’acqua oltre a scavare il suolo aveva anche condotto alcuni reperti in ceramica attualmente al vaglio dellaSoprintendenza. Scendevamo l’inghiottitoio con l’ausilio delle corde, intercettando la galleria principale, il fondo fangoso arginava pozze d’acqua che con giochi di luce facevano da specchio al soffitto cesellatodi scallops. La parte più caratteristica della grotta era nel fondo, dove stratificazioni rocciose si sfaldavano sotto il peso della gravità, ponendo molta attenzione su tutti quei delicati equilibri.
Foto di Upix Under Pixel  Grazie per i magnifici scatti!

venerdì 7 giugno 2019

L'Eremo di Sant'Ilarione nella Fiumara dell'Allaro da Caulonia Marina - Calabria

Tra agrumeti e fichi d’India risalivamo la strada che costeggiava la Fiumara dell’Allaro, quel bacino così ampio rendeva l’idea delpotenziale straordinario della Natura, dove un costante equilibrio di quiete poteva divenire d’un tratto il suo opposto. Lì era facilecontemplare il Sublime, e non mi sorprendeva che in quelle prossimità vi fosse un eremo, i Santi sapevano sempre molto bene dove guardareper trovare quel dialogo interiore mirato all’essenza dell’energia universale. L’Eremo di Sant’Ilarione era abitato, ci accoglievano leraccomandazioni di Padre Frederic volte al silenzio, alla preghiera e alla condivisione, incise sul legno di un cartello fuori la porta. Lapiccola chiesa raccoglieva uno spazio sacro e vissuto, dagli affreschi sbiaditi e l’odore di cera. La mia attenzione veniva rapita da un intaglioligneo del XVII secolo sull’Immacolata Concezione che mi ricordava molto la Madonna di Guadalupe, Donna dell’Apocalisse contornata dauna mandorla di raggi dorati squarcianti le nubi. Poco distanti vi erano le cascate di San Nicola, il refrigerio dell’acqua in quella giornata cosìcalda e assolata ci donava il piacere di un enorme beneficio. 

martedì 4 giugno 2019

Il Lago Menta da Gambarie - Calabria

Da Gambarie seguivamo strade solitarie che salivano e scendevano nel cuore boscoso dell’Aspomonte, tra pini calabri e faggi, sotto una fittaombra che nelle radure dava sfogo al profumo delle ginestre. Il Lago Menta si incuneava nel suo bacino artificiale custode di 18 milioni dimetri cubi d’acqua, una mole grandiosa in equilibrio sulla Fiumara Amendolea, che si lasciava ammirare e al contempo riflettere sul suoenorme potenziale. Seguivamo la sterrata che ne costeggiava dall’alto le rive, la suggestione dell’ambiente così solitario e selvaggio dominava sututto. 

lunedì 3 giugno 2019

I ruderi di Cirella vecchia - Calabria

I ruderi di Cirella vecchia sorgevano sul monte Carpinoso, persi nel silenzio assolato dei primi caldi di giugno. La sua edificazione risalivaal IX secolo, allorquando cruente incursioni saracene spinsero gli abitanti ad abbandonare il sito prospiciente la costa per ritirarsi suquesta posizione più sicura. Gli storici riconoscevano influenze bizantine, sveve e angioine, tra le importanti strutture del castello, dellachiesa e della doppia cinta muraria. Vennero i terremoti e le pestilenze, vennero i pirati, le truppe napoleoniche, e quelle britanniche, unsuccedersi di calamità e di devastazioni che portarono la cancellazione definitiva di quel piccolo abitato. Un esiguo sentiero percorreva quelleantiche spoglie, erano vie strette da una vegetazione rigogliosissima, ora impreziosita da fiori e profumi. Lo sguardo attraversava quelpassato per poi trovare slancio verso il mare, testimone di tutta quella memoria, portatore sia di vita ma anche di sventure.