domenica 21 settembre 2014

Monte Giano e la preghiera al milite ignoto tedesco

L’autunno faceva ingresso nei boschi bordando di ruggine le prime foglie, mentre mucche e cavalli si riposavano all’ombra delle faggete di Cinno. Conoscevo un nuovo percorso per raggiungere la cima di Monte Giano, un sentiero aperto sulversante laziale che lasciava ammirare il massiccio del Terminillo. Al di sopra della Mozza l’umidità portata dal Libeccio scavallava visibilmente la montagna, i paesaggi si ridisegnavano sotto i contorni della nebbia, apparendo più suggestivi e malinconici.Sulla cima di Monte Giano portavo una preghiera per un ragazzo tedesco ormai morto da anni, un soldato della Seconda Guerra Mondiale di cui non so il nome ma a cui forse devo la vita. Venne ucciso dai suoi connazionali nel sottostante paese di Antrodocoperché aveva aiutato la famiglia di mia nonna, e forse anche altri aquilani. Purtroppo erano poche le informazioni che avevo su questo ragazzo, mi sarebbe piaciuto tantissimo conoscere il suo nome, ma purtroppo anche questa storia si era persa nell’obliodell’eternità. Mentre mia nonna era a L’Aquila, mio nonno partì giovanissimo per la campagna di Russia, dove morirono quasi tutti i suoi compagni, tornò a casa da solo attraversando l’Europa con tutti i mezzi possibili: a piedi, in bicicletta, col treno,sfruttando i passaggi sui carretti delle persone che incontrava, non possedendo nient’altro che la sua vita. Una donna gli donò l’abito da sposo di suo marito appena morto, e proprio con quell’abito mio nonno bussò alla porta di casa di mia nonnaappena rientrò a L’Aquila, finalmente potevano sposarsi. Erano stati talmente brutti gli anni della guerra che a stento ne parlavano, forse volevano difendere i figli dai racconti di quelle terribili esperienze, e per questo sia mia madre che i miei ziihanno solo dei ricordi vaghi. Antrodoco era sotto la montagna, e appariva e spariva sotto il peso della nebbia, lì venne fucilato il milite ignoto tedesco che con la sua vita aveva garantito la mia. La storia dei vincitori cancellava anche quella degli eroi senzanome, ma io non volevo dimenticarla, e pregavo Dio per la sua pace. 

2 commenti:

  1. L'essenza della nostra vita è fatta di presenze e di assenze, poi arriva la poesia, questo post, che riannoda il tutto. Ciao Sara.

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    1. Presenze e assenze che hanno lo stesso peso, grazie Leo, sei tanto gentile

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