L'escursione di oggi era nel contesto del corso di escursionismo di base del CAI dell'Aquila, quindi un giro abbastanza tranquillo in cui la caratteristica principale era quella di conoscersi tutti un po' meglio (tra l'altro è stata la prima uscita). Inizialmente la meta era focalizzata sul Rifugio Panepucci (la scelta da come ho capito è ricaduta lì a causa del tempo, non eccessivamente bello). Fortuna che siamo andati oltre. Siamo saliti in direzione del Passo del Belvedere (quasi vicino al punto che meno di un mese fa mi ha fatto piangere con gli sci!), e da lì in salita lungo la Cresta di Rotigliano. Mancava poco poco poco poco alla croce, ma tra i tempi, il tempo e il contesto siamo riscesi tutti al rifugio dove ci aspettavano gli altri del gruppo che non erano saliti. Va benissimo anche così. Credo che quella zona sia una delle più belle del Gran Sasso: la Valle del Paradiso, il Corvo in lontananza, i Coppi di San Franco e Monte Ienca (e la Laga e tutto il resto...) fanno da scenografia perfetta ad un esempio di bellezza ideale d'Abruzzo! Dal Passo del Belvedere c'è un salto di circa trecento metri che apre la vista sulla vallata sottostante dove sgorga la Sorgente del Chiarinello, mi ha fatto molta impressione vedere lì i resti di un bosco distrutto, sradicato e scaraventato a valle da una valanga. A fine corso, mentre riscendevamo nel bosco per tornare alle macchine, ho incontrato Varenne, sempre attivo come un treno nonostante non dormisse da 48 ore (per me non è umano). Gli avevo chiesto se mi accompagnava alla Sorgente di San Franco, perchè non c'ero mai stata, ero curiosa, e non mi andava di tornare a casa. Le indicazioni stradali segnano per bene il percorso, che inizia proprio lungo il tragitto che dal Valico delle Capannelle conduce ad Assergi. In mezz'ora siamo su. Addossata alla montagna c'è una minuscola cappella pastorale, bellissima. Nella parte superiore, intorno all'icona del Santo, ci sono i vari omaggi che le persone passando hanno lasciato lì, oggetti comuni di chi, trovandosi in quel contesto, si è voluto privare di qualcosa che aveva addosso (e non è facile scegliere cosa lasciare...). In basso a sinistra c'è un piccolo cartello che parla dell'Acqua di San Franco, e dice: in questa cappellina dedicata al Santo, edificata superiormente a due cabine entro le quali l'acqua scaturisce dalla roccia, si può osservare una lapide che ricorda il restauro fatto nel 1945 e, sopra la lapide, un pannello composto da 24 formelle in maiolica che raffigura il miracolo del Santo: vi fu posto in occasione della costruzione della chiesetta da Matteo e Luigi Cappelli nel 1854. E' interessante notare, nella parte alta di tale quadro, la rappresentazione della sorgente ed alcune persone che vi si bagnano completamente nude. Non è escluso che tale usanza fosse un tempo più comune di oggi. Il 5 giugno, ricorrenza della morte del Santo, numerosi pellegrini giungono alla sorgente provenienti dai paesi vicini e da alcuni paesi della Marsica e del Pescarese. Dopo aver visitato la cappella ed asciugato il sudore della salita i fedeli vanno a bagnarsi alla sorgente. Si riempiono bottiglie e taniche per riportare a casa l'acqua che sarà distribuita ai vicini e spedita ai parenti emigrati. L'acqua di San Franco, usata per curare ogni genere di malattia, ha la sua specifica applicazione nelle malattie della pelle. Ricordo di quando mia nonna mi raccontava che da giovane andava alla sorgente con le sue compagne, per lavarsi e chiedere la grazia al Santo... ci sono dei posti che appartengono proprio alla nostra identità, sono le nostre radici, la nostra struttura. C'è chi nasce, chi muore, il tempo continua sempre a fluire nel suo ciclo naturale, attraversando stagioni e periodi diversi, però questi posti sono sempre lì, magari un po' segnati, però presenti. Non apprezzare questo è da stupidi.
domenica 2 maggio 2010
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