Per descrivere il percorso di oggi ci vorrebbe uno pratico... Io cercherò di fare come meglio posso perchè purtroppo buona parte del giro è fuori dalle carte di orientamento, abbiamo basato tutto sui cartelli dell'ippovia (che non so perchè non indicano mai i tempi di percorrenza!) e su una carta dell'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga in scala 1:100000 (quindi quasi inutile perchè un chilometro rappresentato da un cm è poco illuminante a livello orientativo). Considerata la giornata potenzialmente piovosa propongo di andare a indagare un percorso sconosciuto che conduce a Fonte Canale: tre mesi fa, percorrendo il bosco sotto il Sirente, in occasione dell'escursione al cratere del meteorite, avevamo incontrato molti cartelli dell'ippovia di Secinaro che indicavano questa località. Questa poteva essere una buona occasione di esplorazione. Lasciata l'auto nel primo parcheggio che si incontra lungo il rettilineo dei Prati del Sirente (quasi all'altezza del cratere) cominciamo il nostro percorso. Dopo una doverosa tappa al piccolo laghetto, iniziamo la traversata dei prati verso Est. Tutto questo tratto pianeggiante è abbastanza monotono, ma considerato il carattere esplorativo di questa relazione mi sento un po' obbligata a riportare ogni caratteristica del territorio. Si incontra prima un fontanile e poi una particolarissima chiesetta aperta dedicata a San Giovanni Gualberto, patrono dei forestali, restaurata dal Gruppo Alpini di Secinaro nel luglio del 2001. Sul piccolo altare ci sono molte croci, di diverso tipo, ma soprattutto fatte di zeppi di legno incrociati e legati con degli spaghi. Ripreso il percorso ci direzioniamo lungo la carrareccia che attraversa i prati e si inoltra nel bosco, da questo punto in poi la zona non è più coperta dalla carta del CAI del Velino – Sirente, è da qui che cominciamo ad arrangiarci con i cartelli dell'ippovia, l'intuito e la fantasia. Alla prima indicazione per Fonte Canale deviamo. Ultimamente ho percorso tanti boschi, ma mai nessuno è stato così vivo come questo: si sentivano tantissimi uccelli cantare, ed erano tutti suoni forti, vicini. Effettivamente come zona rimane lontana dall'abitato, e anche la strada asfaltata più vicina è poco trafficata (di mattina ci ha addirittura attraversato la strada un cerbiatto!). Finito il bosco si apre una vallata verde semi-poetica (ad essere totalmente poetico sarà poi il lago). Guardando il massiccio ci rendiamo conto di aver oltrepassato in linea d'aria il Sirente e di trovarci alle pendici di Monte Canale. A fondo valle, la visione di
Lago Canale (42° 8'25.60"N 13°39'17.52"E) è stata come una scoperta, quello che io chiamo miracolo (sì perchè tutte le cose belle sono come dei miracoli, soprattutto in natura). Dal cratere fino qui abbiamo impiegato circa due ore. In alto sulla destra del lago ci sono due grandi fontanili, da lì riprende anche la strada con la segnaletica dell'ippovia, che non indica più l'appartenenza a Secinaro, ma a Gagliano Aterno. Decidiamo di seguirla per un po', giusto per vedere dove porta. Incontriamo subito un piccolo rifugio aperto sulla sinistra, dove una targa denomina l'appartenenza al gruppo intercomunale dei volontari della Protezione Civile. Come tutti i beni di libera fruizione è soggetto alla maleducazione della gente, ci vorrebbero le sanzioni svizzere per noi italiani! (Ma come si fa a non rispettare il bene comune?)... Proseguiamo oltre perchè un cartello dell'ippovia segnala come meta le Casette Colananni. Camminiamo, camminiamo, camminiamo e decidiamo di tornare indietro, perchè è una lunga strada nel bosco di cui non se ne vede la fine. Ci torneremo un'altra volta, partendo magari da Gagliano Aterno. A livello orientativo questa foto la metto come punto di riferimento e queste sono le coordinate (prese adesso da Google Earth): 42° 7'54.28"N 13°39'48.11"E. Tornate presso il rifugio della Protezione Civile, decidiamo di riprendere in percorso a ritroso passando però cresta cresta su Monte Pilostro e Colle delle Macchie. Che spettacolo da lassù! Secinaro visto da lì è bellissimo! Così come gli altri paesi e tutto il territorio sottostante. Ma ancora più bello è stato il battesimo che abbiamo fatto a Monte Pilostro (1455 m): l'ometto della cima, visto che non c'era, glielo abbiamo fatto noi! Scese le morbide creste e tornate in pianura, ad aprirsi sotto i nostri occhi è una via rocciosa che conduce a valle (42° 8'51.31"N 13°39'13.01"E). Decidiamo di percorrerla sia perchè dovevamo comunque scendere giù, e sia per curiosità. Il percorso è molto comodo, era di sicuro un evidente punto di passaggio. Anche se non l'ho trovato scritto da nessuna parte mi viene automatico da pensare che quella fosse proprio la mulattiera che gli abitanti di Secinaro percorrevano per raggiungere la Neviera del Sirente, per andare a prendere il ghiaccio da commerciare. La parte finale del percorso è un po' infrattato tra i ginepri e i prognoli, da sotto di sicuro non lo avremo mai notato. Sbuchiamo qui: 42° 8'52.13"N 13°40'9.47"E. C'è un fontanile, e un'area pic-nic semi-distrutta. Sappiamo di esserci spinte troppo oltre, dobbiamo tornare indietro per forza. Decidiamo però di seguire la strada per sicurezza, al limite costeggiarla, almeno fino Fonte all'Acqua: non sia mai a ripetere un errore del genere! Ci siamo beccate quasi 4 chilometri di asfalto! Non se ne poteva più... Dopo una breve pausa psicologica riprendiamo il sentiero che da Fonte all'Acqua porta al Lago di Tempra, altra località che avevo proposto di visitare in giornata. Anche qui: cammina, cammina, cammina e torniamo indietro, perchè a livello intuitivo stavamo scendendo troppo di quota ed era troppo tardi per darci all'avventura. Torneremo anche qui. Ho notato poi che in questa zona ci sono tantissime piante di narciso in fase di crescita, sarebbe stupendo tornare in coincidenza con la fioritura! A ritroso, riprendiamo il sentiero (conosciuto) e torniamo finalmente ai Prati del Sirente. Sette ore e mezza.
Lago Canale (42° 8'25.60"N 13°39'17.52"E) è stata come una scoperta, quello che io chiamo miracolo (sì perchè tutte le cose belle sono come dei miracoli, soprattutto in natura). Dal cratere fino qui abbiamo impiegato circa due ore. In alto sulla destra del lago ci sono due grandi fontanili, da lì riprende anche la strada con la segnaletica dell'ippovia, che non indica più l'appartenenza a Secinaro, ma a Gagliano Aterno. Decidiamo di seguirla per un po', giusto per vedere dove porta. Incontriamo subito un piccolo rifugio aperto sulla sinistra, dove una targa denomina l'appartenenza al gruppo intercomunale dei volontari della Protezione Civile. Come tutti i beni di libera fruizione è soggetto alla maleducazione della gente, ci vorrebbero le sanzioni svizzere per noi italiani! (Ma come si fa a non rispettare il bene comune?)... Proseguiamo oltre perchè un cartello dell'ippovia segnala come meta le Casette Colananni. Camminiamo, camminiamo, camminiamo e decidiamo di tornare indietro, perchè è una lunga strada nel bosco di cui non se ne vede la fine. Ci torneremo un'altra volta, partendo magari da Gagliano Aterno. A livello orientativo questa foto la metto come punto di riferimento e queste sono le coordinate (prese adesso da Google Earth): 42° 7'54.28"N 13°39'48.11"E. Tornate presso il rifugio della Protezione Civile, decidiamo di riprendere in percorso a ritroso passando però cresta cresta su Monte Pilostro e Colle delle Macchie. Che spettacolo da lassù! Secinaro visto da lì è bellissimo! Così come gli altri paesi e tutto il territorio sottostante. Ma ancora più bello è stato il battesimo che abbiamo fatto a Monte Pilostro (1455 m): l'ometto della cima, visto che non c'era, glielo abbiamo fatto noi! Scese le morbide creste e tornate in pianura, ad aprirsi sotto i nostri occhi è una via rocciosa che conduce a valle (42° 8'51.31"N 13°39'13.01"E). Decidiamo di percorrerla sia perchè dovevamo comunque scendere giù, e sia per curiosità. Il percorso è molto comodo, era di sicuro un evidente punto di passaggio. Anche se non l'ho trovato scritto da nessuna parte mi viene automatico da pensare che quella fosse proprio la mulattiera che gli abitanti di Secinaro percorrevano per raggiungere la Neviera del Sirente, per andare a prendere il ghiaccio da commerciare. La parte finale del percorso è un po' infrattato tra i ginepri e i prognoli, da sotto di sicuro non lo avremo mai notato. Sbuchiamo qui: 42° 8'52.13"N 13°40'9.47"E. C'è un fontanile, e un'area pic-nic semi-distrutta. Sappiamo di esserci spinte troppo oltre, dobbiamo tornare indietro per forza. Decidiamo però di seguire la strada per sicurezza, al limite costeggiarla, almeno fino Fonte all'Acqua: non sia mai a ripetere un errore del genere! Ci siamo beccate quasi 4 chilometri di asfalto! Non se ne poteva più... Dopo una breve pausa psicologica riprendiamo il sentiero che da Fonte all'Acqua porta al Lago di Tempra, altra località che avevo proposto di visitare in giornata. Anche qui: cammina, cammina, cammina e torniamo indietro, perchè a livello intuitivo stavamo scendendo troppo di quota ed era troppo tardi per darci all'avventura. Torneremo anche qui. Ho notato poi che in questa zona ci sono tantissime piante di narciso in fase di crescita, sarebbe stupendo tornare in coincidenza con la fioritura! A ritroso, riprendiamo il sentiero (conosciuto) e torniamo finalmente ai Prati del Sirente. Sette ore e mezza.
Nessun commento:
Posta un commento