Circa venti giorni fa abbiamo fatto un'escursione per raggiungere la cima di Monte Ocre (2204 m) da Ripa di Bagno (816 m), ma purtroppo siamo rimasti bloccati presso i Tre Bauzi, a poco dalla cima, per la mancanza di attrezzatura (piccozza, ramponi, ecc...). Ci eravamo comunque ripromessi di ripercorrere il giro a distanza di un mese, cercando una condizione ambientalistica migliore, più sicura, o almeno con poca neve. Come la scorsa volta anche questa escursione è stata guidata da Gaetano Falcone, solo che invece di partire da Ripa di Bagno, ha deciso di seguire il percorso che parte da Roio Piano (804 m). E' un tragitto davvero molto lungo (addirittura ho trovato difficoltà a scattare la foto alla carta per far entrare tutto il percorso ai limiti della visibilità). Lasciata la macchina nei pressi dell'inizio della carrareccia di Capo Roio ( 42°19'28.92"N 13°21'14.88"E) abbiamo cominciato a salire il sentiero della Via del Monte (ho messo le coordinate direttamente della strada intrapresa per non sbagliare, perchè sul posto ci sono anche altre deviazioni non riportate sulla carta). Si percorre un lungo tratto di sentiero che mi verrebbe da consigliare soprattutto agli amanti della mountain bike, sì perchè sono pendenze morbide, su un terreno comodamente tracciato che sale tra vallate verdi arricchite talvolta da castagni, faggi, carpini e biancospini. Purtroppo per seguire il sentiero n°6 indicato sulla carta ci vorrebbe un veggente perchè i segnali di orientamento riportati sul territorio sono pessimi, dissociati, disposti a momenti uno ogni chilometro: proprio per questo motivo è stato difficile capire in quale punto lasciare la carrareccia e seguire il sentiero come è indicato sulla carta. Ma più che un errore è stata una svista (tra una chiacchiera e l'altra proprio non ce ne siamo accorti), e tuttavia è stata una distrazione positiva, perchè solo così potevamo scoprire altri punti di interesse fuori sentiero, come la dolina di Mezza Spada e la Fonte Cerasitto. Ricapitolando il tragitto, guardando la carta, siamo passati per: la Via del Monte, Pietra Pidocchiosa (!!?), Casetta del Monte, Valle Spinosa, Colle Campetello, Prati della Cuza, la Noce, e le Casarelle. Da qui a breve il sentiero si apre in un piccolo altopiano da cui si gode la vista sulla bellissima dolina di Mezza Spada, dove una depressione notevole segna la differenza di altitudine tra 1395 m e 1198 m. Lungo questa parte di percorso, sopra descritta, c'è stato un punto in cui siamo rimasti molto colpiti da quello che può essere la potenza distruttiva di una valanga: mezzo bosco (ormai secco) disposto lungo tutta la pendenza della montagna... il sentiero che abbiamo fatto noi, quasi a valle, lontano dalle pareti e assolutamente non in pendenza, passa proprio nel bel mezzo di questo cimitero di piante: quindi per quanto questo possa sembrare un tragitto tranquillo da fare tutto l'anno, con la neve non lo è proprio per niente! E' impressionante la potenza di una valanga (link). Tornando alla dolina di Mezza Spada, da lì abbiamo deciso di riallacciarci al sentiero 6D segnato sulla carta, prendendo di petto oltre 450 metri di dislivello fino a raggiungere il Passo di Vallefredda (1695 m). Poco dopo l'inizio della feroce impettata c'è Fonte Cerasitto (1301 m), purtroppo senza acqua, o meglio qualche goccia c'era, ma nulla di che. Raggiunta Valle Fredda a segnare il tragitto c'è una comoda carrareccia che attraversa tutta la Valle di Santo Iago, e che giunge a Terra Rossa, sotto il Valico dei Monti di Bagno (1792 m), dove una piccola vallata accoglie un rifugio aperto e un laghetto (aperto non nel senso che c'è un esercizio commerciale attivo, ma nel senso che è splalancato e di libera fruizione del bestiame!). Da qui in poi il sentierto per
raggiungere Monte Ocre (2204 m) è lo stesso di venti giorni fa che va in direzione dei Tre Bauzi (2150 m). E proprio come 20 giorni fa ci siamo fermati lì, senza arrivare in cima, dopo circa 6 ore di cammino. Purtroppo l'ultimo tratto per raggiunere la vetta di Monte Ocre (2204 m) era ancora innevato, di certo non ghiacciato come l'altra volta e alcuni punti erano puliti, PERO'... A dire il vero abbiamo provato a fare un pezzo dell'ultimo tratto di salita, all'inizio sembrava che la cosa fosse fattibile, ma, salendo, tra la neve che non si sfondava più e il vento sempre più gelido che tirava, abbiamo deciso di lasciar stare. Da come mi hanno spiegato anche la neve di fine aprile più “trasformata”, se sottoposta ad un vento gelido, ghiaccia solo nella sua parte superiore, differenziandosi così dallo strato sottostante di consistenza diversa: aumenta di molto la probabilità che un attrito provochi un distaccamento del manto nevoso. Non sia mai. Dietro front. Casa dolce casa. Lungi da me l'idea di sopravvalutare me e sottovalutare la montagna... Ci riproveremo tra un mese. Nell'eseguire la discesa abbiamo dato attenzione al percorso 6D che dal Passo di Vallefredda passa sopra la dolina di Mezza Spada, rintercettando così la carrareccia dell'andata... che disastro la segnaletica di quel sentiero..! E' tutta da rifare. Tuttavia siamo riusciti ad intuire il percorso stabilendo anche i punti di congiunzione: abbiamo fatto pure una mezza specie di ometto (anche detto gendarme) lungo la carrareccia per individuare il punto in cui salire. Tutto il resto del ritorno è lo stesso dell'andata. Dieci ore scarse.
raggiungere Monte Ocre (2204 m) è lo stesso di venti giorni fa che va in direzione dei Tre Bauzi (2150 m). E proprio come 20 giorni fa ci siamo fermati lì, senza arrivare in cima, dopo circa 6 ore di cammino. Purtroppo l'ultimo tratto per raggiunere la vetta di Monte Ocre (2204 m) era ancora innevato, di certo non ghiacciato come l'altra volta e alcuni punti erano puliti, PERO'... A dire il vero abbiamo provato a fare un pezzo dell'ultimo tratto di salita, all'inizio sembrava che la cosa fosse fattibile, ma, salendo, tra la neve che non si sfondava più e il vento sempre più gelido che tirava, abbiamo deciso di lasciar stare. Da come mi hanno spiegato anche la neve di fine aprile più “trasformata”, se sottoposta ad un vento gelido, ghiaccia solo nella sua parte superiore, differenziandosi così dallo strato sottostante di consistenza diversa: aumenta di molto la probabilità che un attrito provochi un distaccamento del manto nevoso. Non sia mai. Dietro front. Casa dolce casa. Lungi da me l'idea di sopravvalutare me e sottovalutare la montagna... Ci riproveremo tra un mese. Nell'eseguire la discesa abbiamo dato attenzione al percorso 6D che dal Passo di Vallefredda passa sopra la dolina di Mezza Spada, rintercettando così la carrareccia dell'andata... che disastro la segnaletica di quel sentiero..! E' tutta da rifare. Tuttavia siamo riusciti ad intuire il percorso stabilendo anche i punti di congiunzione: abbiamo fatto pure una mezza specie di ometto (anche detto gendarme) lungo la carrareccia per individuare il punto in cui salire. Tutto il resto del ritorno è lo stesso dell'andata. Dieci ore scarse.
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