domenica 10 maggio 2020

Dalla Valle Ruella al Rifugio delle Ferrarecce

La strada saliva alla volta della montagna, ripercorrendo parte dell’antica via di Annibale che nella sua condizione più selvaggiamanteneva il fascino intatto di una natura al di sopra del tempo e della presenza dell’uomo. Dopo alcuni decenni dalla realizzazione della tantocontestata strada di accesso agli altipiani superiori, i boschi si erano finalmente infittiti e la vegetazione aveva oscurato di molto le traccedegli sbancamenti. Seguivamo la via del Fosso di Ruella fin dove era praticabile, per vedere la via dell’acqua di superfice, scoprendo angolidi bellezza incontaminata. I prati superiori alla destra orografica del fosso si modulavano in dolci avvallamenti impreziositi da fioriture rasecome il manto erboso, movimentato solo dai cespugli di uva spina e rosa canina, e da lunghe file di muri a secco, ricordi di un passatorurale intriso nella terra e percepito nel silenzio. Salivamo tutta la Valle di Ruella per raggiungere il Rifugio delle Ferrarecce, i prati aperti esenza ormai più limiti dei boschi trovavano sfogo verso il cielo e la cima delle montagne. I laghi stagionali erano asciutti, e i pascoli seguivanocomposti i loro tragitti. Ammiravamo la bellezza della lunga dorsale di Monte Cava, che dal Male Passo al Vado di Femmina Morta, siinnalzava dinanzi a noi velato di nubi. 

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