mercoledì 25 aprile 2012

Monte Ocre e Monte Cagno da Forcamiccia

Il freddo della notte aveva lastricato di ghiaccio la parte alta della montagna, lasciando correre il sentiero tra disegni di vetro ecespugli di calaverna. Tutti quei ghiaioni bianchi rimandavano al candore della neve, che con le sue lingue immobili maculavano lazona delle Settacque. La terra che si scopriva al sole vedeva la bellezza dei crochi che annunciavano la primavera, tuttoappariva nella transizione di passaggio, tra i prati rinverditi dal rigoglio della giovinezza e gli ultimi sentori della memoriadell’inverno. A breve tutto si sarebbe risvegliato, la terra sarebbe diventata calda e avrebbe incamerato il più possibile i raggi delsole, fino a fecondarsi del suo calore e della sua vita. La lunga cresta che collegava i rilievi di Monte Ocre e di Monte Cagnovedeva dinanzi a sé il profilo del Gran Sasso, tra i colori nitidi, così puliti dal vento, ed il gioco particolare di nuvole svaporate. Gliultimi accumuli di neve si arricciavano verso Nord, mentre la brina brillava ai raggi del sole e le zone d’ombra erano vetrificate.

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