Le
nuvole coprivano il cielo quasi in ogni zona, l’idea della pioggia ci direzionava
verso i sentieri riparati dei boschi. I prati del Sirente lasciavano salire lo
sguardo sulla montagna, fino amozzarsi con il contatto con le nubi, mentre dal
basso la quiete dei pascoli stanziava intorno al meteorite: noi eravamo l’unico
disturbo per quelle bestie, che incuriosite ci guardavano passaresenza
muoversi. L’aria era umida, la terra aveva già raccolto gran parte della
pioggia impregnando le sue foglie secche, manifeste più di un autunno inoltrato
che di una precoce primavera. Alcunialberi trattenevano ancora il fogliame
sbiadito dagli effetti della clorosi, l’azoto ormai si era completamente dissolto,
lasciando solo il ricordo dell’anno passato. Il lago di Tempra si scopriva tragli alberi e le fratte dei prugnoli, la sua conformazione ordinata e
artificiale si stagliava nel verde dell’erba rinnovata, così viva ed esaltata dall’aria
pulita dalla pioggia, che animava con le suegocce la superficie del piccolo
lago. La strada si snodava in sentieri e mulattiere, non avevamo una
destinazione precisa, camminavamo con lo sguardo predisposto ad ammirare ognicosa, soprattutto la bellezza di quella natura selvaggia. Le infiorescenze dei
carpini mostravano al vento tutta la loro dolcezza, mentre dal basso della
terra i cespugli di ginepro e di prugnolo inasprivano il passaggio.
sabato 14 aprile 2012
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