Pizzo di Camarda (2332 m) è una delle montagne della catena occidentale del Gran Sasso. Ho provato a cercare informazioni a riguardo su internet, ma non ne ho trovate molte, si vede che questa è una delle cime meno frequentate del massiccio. Il giro che abbiamo fatto parte dalla Valle del Vasto: lungo la Strada Provinciale c’è un sentiero che va a monte, segnato all’inizio con un cartello del CAI che indica nello specifico la località di Camporanero (1160 m). Sulla carta il percorso è segnato bene, sul territorio invece non è per niente così, perché si perde e si confonde tra le tantissime tracce segnate dal bestiame. Tuttavia una mezza soluzione c’è: bisogna ignorare la carta e salire a dritto dal fontanile in direzione del canale, e da lì cercare la stradina che sale a zig zag, e che si accosta in seguito ad una recinzione di filo di ferro (questa conclusione l’abbiamo tratta al ritorno, perché all’andata abbiamo allungato tantissimo sbagliando il percorso). Comunque intercettata la carrareccia che conduce al Lago diCamarda (2053 m) non ci sono problemi: si segue quella e non ci si può sbagliare. Arrivate lassù ai nostri occhi si è aperto un panorama da togliere il fiato, davvero stupendo (!!!), ce lo siamo goduto tutto percorrendo il resto del sentiero in cresta. A dominare la visuale c’era soprattutto Monte Corvo (veramente ignorante come montagna) la vista della sua enorme dorsale ci ha accompagnato per tutta la salita. In circa tre ore e mezza siamo arrivate sulla vetta di Pizzo di Camarda (2332 m), e sia io che la mia amica abbiamo provato la stessa sensazione, quella di assistere ad una manifestazione dolomitica, tra i ghiaioni di Pizzo Cefalone e le creste taglienti delle Malecoste. Ad inasprire i tagli affilati delle rocce c’era un abbondante stormo di corvi che ha protestato al nostro arrivo (evidentemente li abbiamo disturbati!). Gracchiavano e volteggiavano nell’aria, di certo non gradivano la nostra presenza. Più tardi, mentre contemplavo le Malecoste, ho fatto caso che era proprio quello il posto in cui si erano annidati, tra quelle creste così scomode ed esposte. Erano tantissimi. Siamo rimaste poco in vetta perché la nebbia si
incanalava verticalmente in maniera veloce, e la paura era quella di qualche generazione elettrica (magari una preoccupazione eccessiva nel caso di oggi, però non si sa mai, né io né la mia amica siamo delle metereologhe, e nel dubbio è meglio andare via…). Siamo riscese (quasi) senza problemi, l’unica difficoltà l’abbiamo trovata nell’intercettare un ipotetico percorso segnato sulla carta, che ci ha condotto a percorrere un pezzo di canale un po’ roccioso e coperto dall’erba, ma tuttavia nulla di eccessivamente impegnativo. In meno di due ore eravamo giù. Se devo dare una opinione, ritengo che Pizzo di Camarda (2332 m) sia una delle montagne più belle di tutto il Gran Sasso, proprio non capisco come mai non sia molto frequentata (e quindi apprezzata). Forse a causa del suo decentramento, non so, di certo è una montagna stupenda che offre degli scenari unici e meravigliosi.
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