Il 5 giugno ricorre la morte di San Franco. Ho letto che in questo giorno molte persone sono solite recarsi in pellegrinaggio presso la cappellina che si eleva sopra la sua Sorgente. Oltre a quella però, sul Gran Sasso ci sono altri luoghi a lui legati, due eremi in cui il Santo ha dimorato per gli ultimi anni della sua vita, dapprima ai Peschioli, e poi sotto Pizzo Cefalone. Volevo tanto vederli! Colgo l'occasione di un giro organizzato dal CAI in suo onore, e per fortuna eravamo solo in cinque persone. Mano mano che salivamo nel bosco andavamo incontro alla nebbia. Inizialmente la cosa non mi dispiaceva più di tanto perchè rendeva ancor più suggestivo quello scenario, e poi il percorso era ben tracciato. Direzionati dapprima verso quello di Pizzo Cefalone, a breve abbiamo perso totalmente il sentiero (anche perchè finisce). Ci siamo inerpicati lungo un canale ripido, fitto di ginepri e uva ursina, resi maggiormente scivolosi dalla forte umidità. (Ho letto su un libro che il nome Cefalone deriva da Sciufolone = scivolone, la cosa ha un perchè!). Non è stata proprio una passeggiata. Siamo saliti di molto per quel passaggio, alla ricerca continua dell'eremo... è evidente che le valanghe scaricate di lì si sono incollate di tutto, dagli ometti alle rocce: di segnale non ne trovavamo nemmeno uno! Ci affacciavamo su di ogni spuntone di rocca di quella montagna alla ricerca di qualche segno, ma nulla. Per fortuna alla fine hanno desistito anche gli altri, io personalmente non mi sentivo per niente tranquilla a passare da lì, perchè non c'era solo il problema della nebbia, del pendio fortemente ripido e dell'erba scivolosa, ma anche delle rocce che venivano giù al nostro passaggio, grosse come macigni, e la paura di mettere i piedi sopra qualche nido di vipere (che solitamente ci sguazzano tra i ginepri e l'uva ursina). Abbandonata l'idea di cercare l'eremo di San Franco sotto Pizzo Cefalone torniamo indietro verso quello ai Peschioli. Pure questo è stato un infratto terribile, ma almeno qui ci siamo arrivati. Un cartello della Regione Abruzzo, posto lì vicino, ne dà alcune informazioni, e dice: la grotta di Peschioli è forse quella più legata alla tradizione popolare, probabilmente per il fatto che è più raggiungibile di quella del Cefalone. L'accesso è difficoltoso, ma sappiamo che ciò era usuale e voluto negli habitat rupestri nei quali i passaggi erano attrezzati con strutture lignee mobili quali scale e passerelle. Anche se minimi, sono evidenti i lavori di adattamento che hanno reso più abitabile l'Eremo: due piccoli ripostigli nella parete destra, una soglia appena accennata, una parte di battente, un piccolo pianerottolo sottostante l'ingresso e scalpellature in vari punti, forse per eliminare sporgenze eccessive. Sul fondo, il pavimento presenta un piccolo incavo detto “guanciale di San Franco” ove, secondo la tradizione, il Santo poggiava il capo. Sempre secondo la tradizione usava il proprio ripostiglio per riporvi il breviario. Mi hanno proposto di calarmici con una corda, ma ho rifiutato, per oggi basta così, troppa avventura... :-)
sabato 5 giugno 2010
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