Oggi siamo saliti su Monte Giano, il famoso monte che si affaccia su Antrodoco, con la scritta Dux fatta nel '39 dagli allievi della forestale di Cittaducale. Quello della foto è un bosco combustionato che si trova a mezza costa a fronte del Terminillo. La cosa strana è vedere questa combustione bianca, secca, non carbonizzata, ma ascetica e spirituale. Più che un cimitero di alberi sembra un tempio immortale, un'idea platonica resa fisica; nella sua concretezza non è tangibile.
PERCORSO. Percorrendo la SS17 in direzione di Antrodoco, poco dopo superato Vignola, abbiamo girato a destra (dove c'è una vecchia curva eliminata per la rettifica della statale stessa), dove abbiamo lasciato la macchina. Da qui (42°24'39.23"N 13° 6'55.81"E), dove c'è il Santuario della Madonna delle Grotte (740 m), comincia il percorso 10 della carta n°4 della delegazione del CAI abruzzese. Si comincia a salire subito per una ripidissima carrareccia, che verrà poi abbandonata per una mulattiera segnata dal CAI di Rieti (riporto fedelmente le informazioni della carta). Non lasciando mai la mulattiera si incontrano due stazzi spaziati tra loro da numerosi tornanti. Il secondo stazzo è un'ampia prateria che percorsa tutta porta ad una chiesetta degli alpini (1320 m), e, procedendo in avanti, si giunge ad un piccolo e rispettoso casale intitolato al pastore Giuseppe Cardellini. Procedendo, e superando la scritta dux (che tuttavia si percepisce poco da lì) siamo salite direttamente seguendo dei segnali, attraversando un gruppo di alberi disseccati prima, dei prati, ed un'altra boscaglia poi. Prendendo di petto la restante salita, siamo giunti alla base di una valletta che separa monte Giano (1820 m), a sinistra, dalla Croce di monte Giano (1782 m), a destra. Noi siamo salite prima sulla cima (il punto più alto è segnato da un ometto di pietra) da cui si vedeva bene il Gran Sasso, ma siamo state poco a causa del vento, così ci siamo portate alla croce, dove, poco sotto, ci siamo riparate e mangiato qualcosa. Abbiamo impiegato circa 3 ore e mezza a salire. Da lì siamo scese direttamente, passando in mezzo al boschetto della famosa scritta, e, riprendendo un sentiero appena tracciato di fresco da delle moto da sterrato, siamo sbucate proprio di fronte allo stazzo con la chiesetta degli alpini.
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