domenica 28 aprile 2013

Il sito archeologico di Pietrabbondante

Il sito archeologico di Pietrabbondante beneficiava della bellezza delle campagne molisane: distese immense di verde correvano lungo tutti gli orizzonti lasciando emergere i piccoli paesi del territorio arroccati sulle proprie rocce. Ogni piccolo abitato erafiglio di terra scarnificata, la roccia veniva fuori come un’ossatura di sostegno, in grado di animare la terra come un essere vivente, mentre tutto il resto era morbidezza: lo sguardo scivolava tra avvallamenti e piccoli rilievi, fino a perdersi in quella naturaquasi del tutto incontaminata. Tra antiche pietre e mura megalitiche si rinnovava l'incanto della primavera, distese di margherite porgevano al vento la propria bellezza, custodita dai filamenti d’erba nel pieno della vita, l’immortalità era altrove, tracapitelli, arcate e antiche strutture. Correvano millenni tra noi ed i nostri antenati, eppure tutte le distanze si smorzavano nella stessa considerazione di un luogo tanto importante. Il santuario di Pietrabbondante non rappresenta semplicemente il maggiorecomplesso architettonico del mondo sannitico e non ebbe soltanto una funzione religiosa: era infatti direttamente controllato dai magistrati supremi dello stato e – accanto alle cerimonie di culto -  vi si dovevano svolgere anche diverseattività di natura pubblica. Le sue origini risalgono almeno al IV secolo a.C., quando venne impiantata un’area quadrata delimitata da muraglioni di blocchi irregolari, ancora riconoscibile tra il tempio grande ed il teatro. Si conosceimperfettamente anche una successiva sistemazione di III secolo, che si ritiene pesantemente compromessa ad opera dell’esercito di Annibale, nel 217 a.C. All’inizio del II secolo, il santuario venne ricostruito nelle forme in cui si conserva oggi, apartire dal tempio piccolo (A): riprende lo schema dei templi italici, costruiti su di un podio inquadrato in alto e in basso da cornici modanate, con pronao ed unica cella. Negli ultimi decenni del secolo ebbe inizio la realizzazione del complesso delteatro-tempio grande, frutto della progettazione di un anonimo architetto che rielaborò in maniera originale elementi della cultura ellenistica, mediandoli dall’ambiente campano e latino. Il teatro ripropone il medesimo schema decorativo di quello diSarno e dell’odeion di Pompei; la cavea è costituita da un riempimento artificiale di terreno contenuto da strutture in opera poligonale: solo l’ima cavea è costruita in pietra, mentre la summa cavea doveva essere attrezzata con gradinate mobili.Il tempio grande (B) ripropone lo schema del tempio italico al quale si unisce la caratteristica presenza di tre celle che alludono ad una triade di divinità (non identificate), elemento certamente derivato dall’ambiente latino. L’iscrizione sul fianco meridionaledel podio ne attribuisce in parte la costruzione ad un personaggio storicamente noto, C. Statius Clarus, un sannita che entrò poi a far parte del senato e partecipò alla vita pubblica romana. Il tempio B venne frequentato per uno spazio di tempobrevissimo: dopo la guerra sociale il culto fu soppresso e il santuario, abbandonato, venne assegnato con tutte le sue pertinenze a privati di parte sillana. (Il testo riportato in corsivo è stato tratto da un cartello informativo del luogo).

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