sabato 23 marzo 2013

L'Abbazia di San Clemente a Casauria

La pietra si alleggeriva di merletti superbi, quasi a voler imitare la delicatezza di un vestito. L’Abbazia di San Clemente a Casauria era in assoluto uno dei gioielli architettonici più belli d’Abruzzo, la materia che la componeva plasmava addosso la figura dei re, contava infinite simbologie e svelava a tratti enigmi arcani legatial Sacro. L’interno si vestiva della luce filtrata delle finestre sommitali, e il suo chiarore pareva a sua volta amplificare lo spazio. Tra colonne ritmate, decori e la solenne impostazione della chiesa mi tornavano in mente le parole di Gabriele d’Annunzio che, tanto affascinato da quella cattedrale, la volevacome ultima dimora per la madre morta. Poco rimaneva dell’orrore del passaggio dei Saraceni, del male dei saccheggiamenti e della distruzione dei terremoti, l’energia positiva di quel luogo rimaneva inalterata ed accoglieva tutti lasciandoli stupefatti: la gente si ammaliava della sua bellezzaquasi inconsapevolmente  senza rendersi conto che era la sua essenza ad emanare incanto. L’Abbazia sorge nei pressi del sito dell’antico pago romano di Interpromio, alcuni studiosi pensano che il primitivo sacello sorse sui resti del tempio dedicato a Giove apportatore di venti, Casa Urii (Urios) e da questi il toponimo diCasauria. La chiesa dedicata inizialmente alla SS. Trinità, con annesso Monastero venne fondata dall’Imperatore Ludovico II nel 871 per scioglimento di un voto fatto durante la prigionia di Benevento. L’anno successivo (872), il papa Adriano II concesse le reliquie di S. Clemente, papa e martire, al monasterocasauriense. In breve tempo l’Abbazia divenne molto potente per i donati dell’Imperatore, ma nel 920 fu saccheggiata dai Saraceni e, nel momento che riacquistava poderi e potenza, tra il 1076 e il 1097, venne di nuovo e ripetutamente saccheggiata dal Conte normanno Ugo Malmozzetto. Nel XII secolo l’Abbaziaebbe il periodo di massimo splendore: nel 1105 l’Abate Grimoaldo la restaurò e la riconsacrò, dal 1152 l’Abate Leonate la trasformò completamente con un progetto veramente monumentale, il suo successore, l’Abate Iole, continuò fedelmente l’opera intrapresa da Leonate. Dal XIV secolo iniziòuna lenta ed inarrestabile decadenza aggravata dal terremoto distruttivo del 1348 che rovinò chiesa e convento. Soltanto la prima fu restaurata parzialmente nel 1448; del ricco Monastero, con chiostro e colonnine binate, solo nel 1700 fu ripristinata un’ala. Nel 1775 il complesso divenne regio patronato subendoancora danni e degradazioni. La chiesa ha avuto numerosi restauri: nel 1891, nei primi decenni del ‘900, soprattutto dopo il terremoto del 1915 e, non ultimi i restauri degli anni ’70 ed ’80. La pianta della chiesa è a croce latina con i bracci del transetto poco sporgenti, divisa in tre navate ed unica absidesemicircolare, in corrispondenza della navata del centro. I pilastri sono a sezione variabile nelle prime quattro campate. In fondo alle navate laterali si aprono due piccole scale in pietra che discendono dalla cripta. Questa, realizzata nel IX secolo, presenta due recinti absidali uno dei quali, quello più esterno,denuncia l’ampliamento della soprastante area absidale della chiesa avvenuta nella ricostruzione del XII secolo. La cripta è divisa in due navate trasversali di nove campate ciascuna. La facciata è preceduta da un pregevolissimo portico a tre arcate di cui, la mediana, e tutto sesto e le laterali a sesto acuto, questeultime più di gusto orientale che gotico-borgognone. I capitelli delle colonne, addossate ai pilastri rettangolari che dividono le arcate, sono ricchi di sagome e di fregi. La parte soprastente il portico, al di sopra di una bella cornice impreziosita da archetti pensili, presenta quattro finestre bifore, elle quali duearchitravate e due ogivali, provenienti dall’antico monastero e collocate in facciata nel 1448. La facciata termina con coronamento orizzontale. Il portico è coperto con volte a crociera costolonate e vi si aprono i tre portali d’ingresso alla chiesa. A sinistra del portico si vedono i resti di struttureappartenenti alla primitiva torre campanaria ed al convento; sulla destra sorge la parte del monastero ricostruita a fine settecento. Il portale mediano è molto ricco nella parte scultorea ed ha l’archivolto formato da tre archi a ferro di cavallo, anche questi di gusto orientale, concentrici e rientranti, poggiati suelaborati capitelli, scolpiti con motivi antropomorfi e a fogliame, i quali poggiano su semplici colonnine. Gli stipiti presentano quattro figure scolpite che con ogni probabilità rappresentano i sovrani benefattori del Monastero. Sopra gli stipiti, due elaborati capitelli sostengono un architrave sul quale è raffigurata lastoria della fondazione dell’Abbazia: da sinistra verso destra si nota un edificio con la scritta Roma che rappresenta la città, Adriano II consegna a Ludovico II le reliquie di S. Clemente, è vicino all’imperatore il “Suppo Comes” con la spada, l’Imperatore segue un asino carico delle reliquie del Santocontenute nella teca di alabastro, la chiesa è rappresentata circondata dal fiume Pescara e due monaci sono in attesa, l’Imperatore offre a Romano, primo abate del Monastero, lo scettro abbaziale e con esso il possesso del luogo, il milite Sisenando e il vescovo Grimoaldo, consegnano l’isolapescariense all’impearore affiancato da “Heribaldus Comes”. La lunetta è occupata, al centro, da S. Clemente in cattedra con alla destra i Santi Fabio e Cornelio e alla sua sinistra l’abate Leonate, in abito cardinalizio, che presenta il modello della chiesa ricostruita. Le porte di bronzo furono eseguite sotto la reggenzadell’abate Iole, successore di Leonate e sono suddivise in 72 formelle all’interno delle quali sono rappresentate croci, abati, rosoni, e 14 castelli, con relativi nomi, soggetti all’Abbazia. (Notizie tratte da un cartello informativo del luogo, affisso dal MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI – Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici per l’Abruzzo).

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