Le nuvole si scandivano
sotto il cielo di marzo, trovando nella sua volta profonda il giusto ritmo di
prospettive lontane. Il sole andava e veniva in quel gioco nervoso del vento,
copriva e scopriva lande desolate e distese coltivate, visibili perfettamente
grazie ad un’aria pulita dalle varie umidità. Salivamo da Roccapreturo, alla
ricerca della chiesa di Sant’Erasmo,approfittando della strada che comodamente
correva sulla montagna. I prati superiori venivano lambiti dal vento, mentre l’erba
dei pascoli viveva nel verde rinnovo della stagione più dolce. La chiesa
di Sant’Erasmo giaceva in quella quiete solitaria, la sua bellezza veniva
rispettata dagli uomini, che la tenevano aperta e pulita, confidata nel buon
senso di chi andava a visitarla.Al suo interno un piccolo foglio incorniciato,
sotto la statua del santo, dava alcune informazioni sulla sua storia, che riporto
di seguito in corsivo. La prima domenica
di giugno molti pellegrini raggiungono il santuario di S. Erasmo, posto circa
1300 metri sul monte Offermo. In particolare
dai due centri di Beffi e Succiano partono due processioni che prendono
il viarispettivamente dalla chiesa di S. Giovanni e di S. Michele Arcangelo.
Raggiunta la chiesetta viene officiata una messa dai sacerdoti delle rispettive
frazioni. Durante la messa viene narrata la vita di Sant’Erasmo o ELMO vescovo
di Formia. Si narra che S. Erasmo venne martirizzato una prima volta durante il
regno di Diocleziano (284-305); sottoposto a flagellazione confruste
appesantite di piombo, coperto di resina, di cera, di piombo fuso e di olio
bollente, non morì. Torturato di nuovo per ordine di Massimino nel 303 venne
ucciso infine sventrato. Poiché le sue viscere furono avvolte su un verricello,
viene invocato per il male alla pancia. Patrono dei marinai, il suo nome è
legato ai cosidetti “fuochi di Sant’Elmo”,
quellefiammelle che a volte appaiono sulle estremità degli alberi delle navi.
Successivamente vengono offerti i pani benedetti che, secondo la tradizione,
hanno la capacità di proteggere le persone dalle malattie del ventre e le
colture agricole dalla grandine. Completati i riti sacri i pellegrini si
fermano per la colazione, raggruppandosi per provenienza, e poi fanno ritornoin paese per la prosecuzione dei festeggiamenti in onore del santo. Realizzato
da ENRICO GIANCARLI per il nostro protettore S.Erasmo. P.S. Ricorda di tutti
noi ma soprattutto dai aiuto e conforto alla famiglia di Andrea il quale ha
donato la sua vita per domare le fiamme. (Testo interamente tratto da un
foglio informativo situato all’interno della Chiesa di Sant’Erasmo diMonte
Offermo). Il nostro passaggio veniva osservato da un gruppo di mucche al
pascolo, ci scrutavano annoiate e libere, pacate nella loro natura tranquilla. Alcune
stazionavano sui rilievi più alti, incuranti del vento che accelerava il suo
passo nelle parti sommitali. Nonostante la sua altezza modesta di 1303 metri, Monte
Offermo godeva di un’ampia panoramicità, la vistanon solo si appagava della
mole maestosa del Sirente, ma era anche in grado di scorgere il Gran Sasso e la
Majella, senza tralasciare alcuni scorci della valle Subequana. Ad Ovest della
montagna, un’altra costruzione riguardava il culto del Santo, era la “cunetta”
o “cunicella” di Sant’Erasmo, una piccola costruzione aperta che mostrava all’interno
della sua volta a botte un quadroraffigurante il Santo nel momento del suo
martirio. La processione penitenziale di
Sant’Erasmo. Un tema ricorrente della cosidetta mentalità popolare è la
rivendicazione da parte di contrapposte comunità del possesso di reliquie o
statue considerate autentiche. È questo il casi di S. Erasmo a Succiano e
Beffi, località che da secoli rinnovano tale “contrapposizione” neltributare la
prima domenica di giugno una festa in onore al vescovo di Formia, che prevede
un pellegrinaggio penitenziale ripercorrendo i luoghi mitici del passaggio del
santo in quelle contrade. Così due distinte processioni muovono rispettivamente
dalla chiesa di S. Giovanni a Succiano e da quella di San Michele Arcangelo a
Beffi in direzione della “cunicella” di S. Erasmo postaa quota 1160 metri (il
diritto di priorità nell’andamento del corteo è tradizionalmente assegnato a
Beffi). Dopo una breve sosta per la benedizione rituale, si prosegue
oltrepassando i “calmi” di S. Erasmo e le “impronte miracolose” lasciate, come
vuole il racconto leggendario, dal Santo inginocchiatosi su una pietra.
Raggiunta la cima del Monte Offermo (1303 m) siridiscende in direzione del
santuario-rifugio, dove i fedeli partecipano ad una funzione religiosa che vede
coinvolti altri devoti provenienti dai centri circonvicini. Nel sagrato della
chiesetta viene consumato, in maniera separata dalla comunità di Succiano e
Beffi, il pranzo che comprende i “panicelli” di Sant’Erasmo i quali, secondo la
tradizione, preservano damalattie dell’intestino ed allontanano la grandine. (Il
testo riportato in corsivo è stato scritto da Massimo Santilli e citato dal
libro “Parco Regionale Sirente-Velino, guida turistica” Edizioni Amaltea).
domenica 10 marzo 2013
Monte Offermo e il culto di Sant'Erasmo
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