La Valle del
Tirino si addolciva sotto le temperature della primavera, che conciliata dalla
modesta altitudine diffondeva ovunque il candore dei fiori di mandorlo.
Seguivamo una tracciache da Bussi saliva in direzione del Monte Picca, un
sentiero marcato che senza incertezze conduceva alla Fonte di Monte Alto. Il
bosco si animava della presenza dei boscaioli, che nonriuscivamo a vedere, ma
che sentivamo attraverso il rumore delle motoseghe. Gli asini e i muli ci
guardavano mimetizzati nella macchia, la nostra presenza li aveva bloccati nel
dubbio dellenostre intenzioni, ma una volta tranquillizzati riprendevano a
scendere con addosso il carico di legna, era la prima volta che vedevo all’opera
gli animali da soma. Scorgevamo le viole el’azzurro dei fiori dell’erba
trinità, più salivamo più a tratti la vista si scopriva sulla valle
sottostante: il fiume Tirino curvava le sue anse in un gioco sinuoso, e la luce
che rifletteva addosso portavaa terra un pezzo di cielo. Dalla cima del Monte
Alto si scorgevano lontanissimi punti di fuga, la Majella si imponeva su tutti
per la sua vicinanza, tenendo stretto a sé il massiccio del Morrone.Scorgevamo, da
questa nuova visuale, i profili diversi delle montagne che conoscevamo,
apparivano tutte nuove e sconosciute, tutte da riscoprire ancora e ancora
nuovamente.Solo il Sirente mostrava sempre la stessa faccia, così come il
Corno Grande, grazie al beneficio della sua altezza. Un filo di cresta conduceva
sulla vetta affilata del Monte Picca, uno degliultimi contrafforti del Gran
Sasso, un rilievo che nonostante la modesta altitudine di 1405 metri si apriva
ancora maggiormente a visioni panoramiche. La piccola croce di vetta teneva
alle spallela protezione del bosco, mentre dall’alto osservavamo le nubi
lentamente animarsi sotto il vento di Scirocco.
sabato 23 marzo 2013
Monte Picca e Monte Alto da Bussi sul Tirino
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