La pietra si
alleggeriva di merletti superbi, quasi a voler imitare la delicatezza di un
vestito. L’Abbazia di San Clemente a Casauria era in assoluto uno dei gioielli
architettonici più belli d’Abruzzo, la materia che la componeva plasmava
addosso la figura dei re, contava infinite simbologie e svelava a tratti enigmi
arcani legatial Sacro. L’interno si
vestiva della luce filtrata delle finestre sommitali, e il suo chiarore pareva
a sua volta amplificare lo spazio. Tra colonne ritmate, decori e la solenne
impostazione della chiesa mi tornavano in mente le parole di Gabriele
d’Annunzio che, tanto affascinato da quella cattedrale, la volevacome ultima
dimora per la madre morta. Poco rimaneva dell’orrore del passaggio dei
Saraceni, del male dei saccheggiamenti e della distruzione dei terremoti,
l’energia positiva di quel luogo rimaneva inalterata ed accoglieva tutti
lasciandoli stupefatti: la gente si ammaliava della sua bellezzaquasi inconsapevolmente
senza rendersi conto che era la sua essenza
ad emanare incanto. L’Abbazia sorge nei
pressi del sito dell’antico pago romano di Interpromio, alcuni studiosi pensano
che il primitivo sacello sorse sui resti del tempio dedicato a Giove
apportatore di venti, Casa Urii (Urios) e da questi il toponimo diCasauria. La
chiesa dedicata inizialmente alla SS. Trinità, con annesso Monastero venne
fondata dall’Imperatore Ludovico II nel 871 per scioglimento di un voto fatto
durante la prigionia di Benevento. L’anno successivo (872), il papa Adriano II
concesse le reliquie di S. Clemente, papa e martire, al monasterocasauriense.
In breve tempo l’Abbazia divenne molto potente per i donati dell’Imperatore, ma
nel 920 fu saccheggiata dai Saraceni e, nel momento che riacquistava poderi e
potenza, tra il 1076 e il 1097, venne di nuovo e ripetutamente saccheggiata dal
Conte normanno Ugo Malmozzetto. Nel XII secolo l’Abbaziaebbe il periodo di
massimo splendore: nel 1105 l’Abate Grimoaldo la restaurò e la riconsacrò, dal
1152 l’Abate Leonate la trasformò completamente con un progetto veramente
monumentale, il suo successore, l’Abate Iole, continuò fedelmente l’opera
intrapresa da Leonate. Dal XIV secolo iniziòuna lenta ed inarrestabile
decadenza aggravata dal terremoto distruttivo del 1348 che rovinò chiesa e
convento. Soltanto la prima fu restaurata parzialmente nel 1448; del ricco
Monastero, con chiostro e colonnine binate, solo nel 1700 fu ripristinata
un’ala. Nel 1775 il complesso divenne regio patronato subendoancora danni e
degradazioni. La chiesa ha avuto numerosi restauri: nel 1891, nei primi decenni
del ‘900, soprattutto dopo il terremoto del 1915 e, non ultimi i restauri degli
anni ’70 ed ’80. La pianta della chiesa è a croce latina con i bracci del
transetto poco sporgenti, divisa in tre navate ed unica absidesemicircolare,
in corrispondenza della navata del centro. I pilastri sono a sezione variabile
nelle prime quattro campate. In fondo alle navate laterali si aprono due
piccole scale in pietra che discendono dalla cripta. Questa, realizzata nel IX
secolo, presenta due recinti absidali uno dei quali, quello più esterno,denuncia l’ampliamento della soprastante area absidale della chiesa avvenuta
nella ricostruzione del XII secolo. La cripta è divisa in due navate
trasversali di nove campate ciascuna. La facciata è preceduta da un
pregevolissimo portico a tre arcate di cui, la mediana, e tutto sesto e le
laterali a sesto acuto, questeultime più di gusto orientale che
gotico-borgognone. I capitelli delle colonne, addossate ai pilastri
rettangolari che dividono le arcate, sono ricchi di sagome e di fregi. La parte
soprastente il portico, al di sopra di una bella cornice impreziosita da
archetti pensili, presenta quattro finestre bifore, elle quali duearchitravate
e due ogivali, provenienti dall’antico monastero e collocate in facciata nel
1448. La facciata termina con coronamento orizzontale. Il portico è coperto con
volte a crociera costolonate e vi si aprono i tre portali d’ingresso alla
chiesa. A sinistra del portico si vedono i resti di struttureappartenenti alla
primitiva torre campanaria ed al convento; sulla destra sorge la parte del
monastero ricostruita a fine settecento. Il portale mediano è molto ricco nella
parte scultorea ed ha l’archivolto formato da tre archi a ferro di cavallo,
anche questi di gusto orientale, concentrici e rientranti, poggiati suelaborati capitelli, scolpiti con motivi antropomorfi e a fogliame, i quali
poggiano su semplici colonnine. Gli stipiti presentano quattro figure scolpite
che con ogni probabilità rappresentano i sovrani benefattori del Monastero. Sopra
gli stipiti, due elaborati capitelli sostengono un architrave sul quale è
raffigurata lastoria della fondazione dell’Abbazia: da sinistra verso destra
si nota un edificio con la scritta Roma che rappresenta la città, Adriano II consegna
a Ludovico II le reliquie di S. Clemente, è vicino all’imperatore il “Suppo
Comes” con la spada, l’Imperatore segue un asino carico delle reliquie del
Santocontenute nella teca di alabastro, la chiesa è rappresentata circondata
dal fiume Pescara e due monaci sono in attesa, l’Imperatore offre a Romano,
primo abate del Monastero, lo scettro abbaziale e con esso il possesso del
luogo, il milite Sisenando e il vescovo Grimoaldo, consegnano l’isolapescariense all’impearore affiancato da “Heribaldus Comes”. La lunetta è
occupata, al centro, da S. Clemente in cattedra con alla destra i Santi Fabio e
Cornelio e alla sua sinistra l’abate Leonate, in abito cardinalizio, che
presenta il modello della chiesa ricostruita. Le porte di bronzo furono
eseguite sotto la reggenzadell’abate Iole, successore di Leonate e sono
suddivise in 72 formelle all’interno delle quali sono rappresentate croci,
abati, rosoni, e 14 castelli, con relativi nomi, soggetti all’Abbazia.
(Notizie tratte da un cartello informativo del luogo, affisso dal MINISTERO PER
I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI – Soprintendenza per i Beni Ambientali
Architettonici Artistici e Storici per l’Abruzzo).
sabato 23 marzo 2013
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...grazie!!!!
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