lunedì 23 maggio 2011

La Cascata di Stiffe

Ci sono i paradisi dietro l’angolo, quelli che non ti rendi conto di quanto ti siano vicino, eppure sono lì, accanto a te. Quei luoghi dove il quotidiano si annulla, e dove il tempo si trattiene come inuna pausa. Si intuisce bene quale è la soglia di ingresso, perché è la Natura stessa ad indicarci il varco dei suoi templi. Il getto della cascata metteva in moto una dinamica meravigliosa che con i suoispostamenti d’aria cullava i ranuncoli e le margherite. Il verde era rigoglioso in ogni angolo di quella cattedrale: così rivestita di alberi e di foglie celebrava prepotentemente la grandiosa forzadella vita. Qualsiasi cascata ha il potere straordinario di alleggerire l’anima di chi la guarda, di rinfrancarla con la sua energia, perché il suo rumore è come la risposta ad una preghiera.Un anonimo ha scritto: “La realtà è vivere l’oggi e non aspettare il domani, perché il paradiso non è un luogo dove andare, ma una sensazione da provare”.

3 commenti:

  1. C'era una volta, tanto tempo fa.....la cascata di Stiffe, che scaturiva da un buio antro inesplorato. Noi giovani rampolli dovevamo giocoforza esplorare l'origine di tale meraviglia. A quel tempo, per penetrare nella grotta, bisognava infilarsi nel budello in cui scaturiva l'acqua e quindi era una specie di incursione militare contro corrente e per di più sott' acqua. Mettemmo tutto in buste impermeabili e completamente nudi penetrammo nella grotta con la sola lampada a gas da campeggio che illuminava l'antro inesplorato. Non avevamo la benchè minima attrezzatura da speleologia. Più in alto c'è un laghetto, oggi aggirato dal sentiero artificiale, ma che allora bisognava superare a nuoto. Nuotammo stando ben attenti a tenere in alto la lampada, ma all'uscita , una goccia d'acqua urtò il vetro e tutto si ruppe, spegnendo l'unica luce. Dissi di tirare fuori dallo zaino la lampada a pila di riserva, ma il mio amico mi confessò candidamente di averle lasciate in auto. Meno male che il mio amico era fumatore e quindi, rovistando nelle tasche, trovammo quattro fiammiferi. Come torcia immolammo un calzino, ma il primo fiammifero si spense miseramente mentre il calzino si rifiutava di prendere fuoco. Il buio era totale e non potevamo sperare di uscire senza una luce. L'ultimo fiammifero finalmente fece prendere fuoco al calzino puzzolente che ben presto si consumò. Prima di spegnersi, prendemmo gli altri calzini, poi i fazzoletti, poi le canottiere, le maglie, mentre tentavamo di uscire a nuoto. L'ultima mutanda si spense proprio quando la misera luce dell'uscita ci rassicurò. Uscimmo completamente nudi, ma salvi. Meno male che erano tempo in cui stiffe non era frequentata, ma con la classica foglia di fico arrivammo alla piazza del paese dove avevamo lasciata la macchina. Tornammo a casa avvolti da due classici plaid che sempre alloggiavano nelle macchine dei giovani rampolli degli anni 60. (a buon intenditore....)

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  2. PS: Mi piace raccontare, quando posso, questo divertente episodio perchè ero con il mio più caro amico d'infanzia, Antonello. Egli, dopo un lungo e travagliato fidanzamento con un'altra mia cara amica (...questo matrimonio non s'ha da fare...ne domani, ne mai!), convolò finalmente a giuste nozze. Morì durante il viaggio di nozze per una leucemia fulminante, e non fece mai ritorno a casa.

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