Lasciata la Riserva Naturale di Zompo Lo Schioppo eravamo intenzionati a proseguire la giornata percorrendo una delle vallate più belle e più famose dell’intero Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise: la Val di Rose. La caratteristica chemaggiormente risaltava la notorietà di questo luogo stava soprattutto nel facile avvistamento del Camoscio Appenninico, uno degli animali più rari e più protetti della fauna italiana. Da Civitella Alfedena il sentiero saliva mano mano articolandosiall’interno di una bellissima faggeta, mentre alle nostre spalle il Lago di Barrea rifletteva i turbinosi movimenti celesti che avvenivano in cielo. Sul fare del pomeriggio tutti i rumori si ammorbidivano alla ricerca del silenzio, come se effettivamenteogni cosa si accomodasse alla ricerca di un giaciglio per la notte: il bosco si preparava al riposo e noi eravamo immersi in quel tepore unico e accogliente. L’anfiteatro glaciale di Monte Boccanera, una volta fuori dalla vegetazione, si imponevamaestoso su di noi. Numerose lingue di neve lambivano lateralmente i ghiaioni, tra rocce scoscese e ripide pareti verticali. Non vedevamo ancora i camosci, ma vedevamo piuttosto il cielo compattarsi nel fronte freddo, che sapevamosarebbe sopraggiunto a breve. Sulla via del ritorno tutto scivolava: le foglie ammorbidivano il passo in una piacevole discesa che ci liberava da tutti i pensieri e ci restituiva al quotidiano. Appena il tempo di arrivare, che la pioggia rompevai suoi ultimi equilibri con il cielo, cominciando a scendere su di noi e sulle nostre vite.
domenica 8 maggio 2011
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C’era una volta, tanti tanti anni fa un baldo alpinista…… Aveva nevicato talmente tanto che al disopra dei 1000 m era tutto sepolto da uno strato immenso di neve. Cosa c’era di meglio di una tranquilla gita nella val di rose e nella valle iannanghera visto che le pareti non erano percorribili?
RispondiEliminaAl lago di barrea praticamente non c’era neve, ma bastò innalzarsi di qualche centinaio di metri che lo strato di neve sotto i piedi divenne dapprima più spesso, poi si trasformò in una trappola in cui era sempre più difficile procedere. Era neve selvaggia, conteneva molta aria e quindi era inconsistente e le ciaspole erano lontane da venire. Si sprofondava fino alla cintola e bisognava procedere aiutandosi nella progressione con le braccia che, con movimenti natatori, facevano si che la neve venisse deposta ai lati. Nella mia mentalità del tempo non era neppure ipotizzabile una ritirata, per cui procedetti oltre, ma con fatica disumana. Arrivai al pianoro del lago vivo quando vidi un branco di lupi che mi si avvicinava. Sprofondavano anch’essi nella neve e quasi non si vedevano nel loro faticoso procedere. Ebbi un attimo di esitazione, poi mi preparai ad un eventuale attacco sfoderando l’inutile piccozza che era rimasta legata allo zaino. Avevano una ben precisa rotta perché il loro procedere non variava minimamente nella direzione….e venivano direttamente verso di me. Una goccia fredda di sudore mi scese sulla fronte, ma poi, senza neppure girare la testa per vedere chi io fossi, mi passarono a 20 metri e tirarono diritti verso la loro sconosciuta meta. Non mi degnarono di uno sguardo ed io rimasi male per essere stato letteralmente ignorato. Chi credevano di essere? Mi diressi verso monte Petroso al limite della mia resistenza. Ormai procedevo solo togliendo la neve davanti a me ed ero immerso nella polvere inconsistente fino al petto. Ero a circa 500 metri dalla parete di M,Petroso quando una piccola cornice si staccò dalle creste della cima. Precipitò senza rumore come una insignificante e piccola frana. Ma poi trascinò altra neve, si alzò altra polvere, roteò, accelerò, divenne una nube che si gettò verso il basso con rumore di caterpillar ed avvicinandosi pericolosamente verso di me. Era una valanga nubiforme, molto rara nelle nostre montagne…ed io l’avevo incontrata. Si fermò fortunatamente alla base della parete, ma il vento mi investì e mi fece letteralmente traballare anche se mi trovavo a più di 500 m di distanza. Questa volta la cosa fu sufficiente a farmi battere in ritirata, ma procedere in discesa divenne ancora più difficile che salire perché la neve era inconsistente e si sprofondava tra i massi, le radici ed i tronchi. Successe tanti, tanti anni fa, ma ricordo quella facile gita come una delle più faticose della mia vita.
Ci credo! Tra lupi e valanghe qualsiasi stato d'animo si affliggerebbe! Grazie per aver scritto qui questo tuo ricordo, è bello leggerlo conoscendo il posto dove è accaduto perchè lo arricchisce di vita. Quante vite, quante storie sono succedute nei luoghi del nostro passaggio, a volte è anche la terra stessa che ce ne ridà memoria...
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