Ci sono delle volte in cui ci sentiamo attratti da dei luoghi, come se in qualche modo ne venissimo richiamati, ed io sentivo la voce di Campo Imperatore. Ancora non riuscivo a staccarmi dalleultime visioni del Gran Sasso, dai suoi avvallamenti così solitari e unici, così lunari, percorsi solo da strade silenziosissime: sentivo che dovevo esaurirli ancora un po’ prima di cambiare direzione.Tenevo a mente Monte Bolza e il Canyon della Valianara, volevo percorrere tutto nella pacata solitudine di un pomeriggio di primavera. Come era importante per me perseguirequell’intenzione, perché diveniva guida e sostegno dei miei desideri. Campo Imperatore mi attendeva come un premio alla fine della salita al Valico di San Cristoforo: si apriva davanti aimiei occhi nella sua distesa immensa smorzata solo da nuvole basse. La solitudine mi agitava mano mano che le nubi si componevano nervosamente, ma cosa poteva mai succedermi?Ero consapevole che quella era la paura dei principianti, e paradossalmente la cosa mi calmava perché in qualche modo faceva tornare tutto normale. La pioggia veniva giù, rendendopesante l’erba e la terra, peggio ancora la rena dove le gomme sprofondavano. Correvo lungo il Canyon come se qualcosa mi tenesse in agitazione e mi spingesse a pedalare, ma di cosa avevocosì paura? Forse perché ero sola? Di certo credo di essermi persa qualche emozione. La vista della strada asfaltata finalmente mi calmava, le sue forme certe e regolari ormai mi facevano daguida. Tutto si distendeva, ero fuori e dentro ai miei percorsi nel giusto modo che più desideravo.
mercoledì 25 maggio 2011
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"....Ho molte volte provato la sensazione di stare in armonia con il luogo in cui mi trovavo, anche nelle situazioni più scabrose, in mezzo alle bufere, alla nebbia, al buio. Sapevo che non poteva succedermi nulla. Altre volte, all’opposto, ho provato l’angoscia di essere estraneo anche in situazioni relativamente tranquille ed apparentemente sicure.Ecco! Il Crogiolo (Sinai) mi dice di non appartenergli. La sola vicinanza di quel luogo mi turba, e sono quattro anni che mi ci avvicino e lo percorro, ma è sempre la stessa cosa. Sono sicuro che è solo la mia immaginazione,ma forse è la voce del deserto che materializza le mie paure, forse è solo qui dove il silenzio è assoluto, che possiamo sentire il nostro inconscio ed il Crogiolo, nella sua drammatica purezza, nella sua forma perfetta di antenna parabolica puntata verso il sole, forse ci fa ricevere le trasmissioni della nostra anima. Ora mi spiego perché ne ho paura. Forse ho paura di parlare con il mio incoscio". ......"L’aereo vola sul deserto. Il golfo di Suez è sotto di me, poi volo sul Wadi el At e un tuffo al cuore mi prende come alla visione di un’amante perduta. Il Wadi el At. Vidi per la prima volta nel 1998 in Wadi El At e ne rimasi affascinato. Le sue curve sinuose correvano nella mia mente come una bella donna, pericolosa e misteriosa..."
RispondiEliminaVedi, tu hai descritto il tuo approccio a quell'ambiente nello stesso modo in cui l'ho sentito io. Montagne, deserti, ghiacciai, mari tempestosi...non cambia nulla. Tu hai fatto un'esperienza simile a quella che faccio io nel "mio(!)" deserto. La strada dentro campo imperatore, nella valle della valianara è simile agli sconfinati wadi del Sinai (togli l'erba), Ma questo non importa, quello che importa è la risposta del nostro animo.
...."Che importa se tremi nella notte o se sei assetato di giorno sotto il sole. E’ il senso del deserto l’aver sete di giorno e freddo la notte. Ma se alzi il tuo viso verso il cielo non hai da fare nulla per ricevere in dono il sole e le stelle. E ti sentirai felice…”
Non mi piace camminare da solo, poche volte lo faccio, in montagna, e solo per ristabilire un mio equilibrio interno e riordinare i cassetti della mia interiorità.
RispondiEliminaLe situazioni di paura che avete descritto le ho conosciute diverse volte,e non mi riferisco a quelle oggettive -il temporale che ti bracca cercando di scagliarti tutti i sui fulmini addosso- ma a quelle soggettive, che vanno ad
infilarsi nell’io più profondo e primordiale e che siattivano a volte ad esempio soltanto con l’odore dell’erba bagnata,con la folata di vento prima calda e poi fredda, con la vista di un cocuzzolo coperto da una nuvola di colore nero fumo.
In quei momenti l’adrenalina non riesce a risolvere il senso di impotenza,precarietà
e di fragilità che mi afferra , mi viene però in soccorso la poesia e forse la spiritualità,
non la fede. Ma che stress !
Come è strano l’essere umano, la sua paura in fondo è contorta perché cerca negli altri la distrazione per non conoscere se stesso…
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