La piana di Campo Felice si maculava di neve, lasciando scoprire la terra, l’erba e l’aria di primavera. Dovevamo salire per andare a cercare l’inverno. Il bosco si incantava rivestito del bianco del suomanto, e si calava nei caldi contrasti delle rossicce roverelle. Miriadi di cristalli di ghiaccio stanziavano su quei rami, incastonati come gemme, brillavano di riflesso alla luce del sole.La nostra percezione, in continuo movimento, animava quella suggestione in un fervido scintillio, ma era nel suono la sua condizione più bella: i crepitii del ghiaccio, così innocenti al sole,si sfaldavano come un canto simile al tintinnio di tante piccole campanelle. A rimanere in silenzio si assisteva al miracolo del bosco, che, in quella maniera così dolce, si offriva interamente achi sapeva ascoltarlo, dialogando nella sua melodia più bella. Era un silenzio carico di suoni che, accompagnati dalla luce, offriva i suoi diamanti. Sulla coltre nevosa, ormai trasformata più volte dalLibeccio, si era depositato un sottile strato di scaglie di brina, pochi centimetri di assoluta meraviglia che si modellavano in neve ideale. Aspettavo da tanto tempo questo momento.Finalmente provavo l’attrezzatura da scialpinismo. Ora per un motivo ora per un altro non mi era mai capitata l’occasione per salire un po’ più di quota. Nulla togliere allo sci da fondo e a quellodi escursionismo, ma questa – davvero – era tutta un’altra cosa. Mi sentivo molto più stabile e molto più sicura con questa diversa attrezzatura. Abituata ad avere il tallone libero, nel momentodella discesa mi sono sentita molto disorientata: quello che doveva essere un aiuto lo percepivo come un vincolo, ma poi mano mano, rasserenando i pensieri, ogni cosa diventava piùfluida e leggera, e tutto si snodava meglio e diventava bellissimo tra quegli alberi e quei pendii. In fondo, pensavo, era solo una questione di testa.
giovedì 13 gennaio 2011
Monte Puzzillo e la mia prima scialpinistica
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ciao sara
RispondiEliminainutile commentare questo "reportage" della prima scialpinistica. Ti auguro solo che tu possa scrivere queste cose tra 50 anni. Ti auguro che tu possa ancora stupirti e rimanere estasiata dopo 50 anni, come è successo e succede ancora a me. Ti scrivo comunque per commentare una cosa molto importante. La bellissima foto delle "brina di superficie" (così si chiama) pur essendo meravigliosa, rappresenta una situazione estremamente pericolosa per le successive nevicate e quindi devi tenerne diligentemente conto. La brina si forma per due ragioni. Una è la condensazione dell'umidità dell'aria su una superficie fredda, l'altra è l'onda di calore che sale dagli strati profondi, più caldi. Se guardi bene vedrai delle scaglie e dei cristalli a forma di grossolani calici. Uno strato di neve che poggi su tale superficie sarà estremamente instabile e saranno facili distacchi di lastroni di neve. LA cosa non è così semplice come te la sto descrivendo, ma ti prego solo di annotare tale cosa, per poi riprenderla nei giorni in cui ci sarà la nuova nevicata.
Ciao
paolo
La verità non quello che è, ma ciò che noi vediamo......
Grazie Paolo!! In effetti è più che comprensibile che tale strato generi forme di pericolo con le successive nevicate, era assolutamente a sé nella consistenza. L’abbiamo trovata soprattutto nella prima radura che si incontra salendo dal bosco, la foto l’ho scattata lì, salendo era già diversa. È così difficile avere conoscenza della neve, sapere di come e quando nevichi in un punto e di come e quando le temperature salgano o scendano nello stesso. La neve in potenziale mi fa tanta paura (tu lo sai bene) e di certo dopo che mi hai scritto questo non riandrò sul Puzzillo per un bel po’…
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