Il Laghetto di Cerasolo si apriva ai nostri occhi completamente ghiacciato. Gli alberi lo cingevano tutto intorno, lasciandolo percepire come una piccola dimensione protetta, mentre i riflessidel sole vi si calavano sopra morbidamente, manifestando solo tiepide tonalità cangianti intorno al bianco. Non riuscivo a capire se il silenzio alleggerisse o appesantisse quella visione, semmai lacosa che più traspariva era l’immobilità del tutto. Ci troviamo in un inverno che non è inverno, volubile ai venti caldi del Sud. Il Libeccio suona come una disgrazia per chi è alla ricerca dellaneve. Ogni cosa pareva anticipare la primavera ed io mi trovavo disorientata di fronte a tutto questo. Intorno a noi nelle zone d’ombra la neve si evolveva per lo più in ghiaccio,mentre le esposizioni al sole scoprivano terra ed erba rinnovata, richiamo sensibile di premature fioriture di crochi, che anche se non c’erano poco ci mancava. Ma dove era finito il sacro alternarsidelle stagioni? Sembrava che tutto si bruciasse prima di aver compiuto la sua evoluzione. Solo il bosco era coerente con l’inverno, trattenendolo nel freddo tra i suoi rami ed i suoi alberi.Di ritorno dal Laghetto di Cerasolo volevamo raggiungere il Valico del Morretano, in molti erano venuti qui alla ricerca della neve, ed anche dei nostri amici, così volevamo raggiungerli per stare un po’insieme. Ma a circa metà valle abbiamo rinunciato: troppo ghiaccio in pendenza, e senza attrezzatura (avevamo solo gli sci da escursionismo) non era più un piacere salire. Chissà se loro sono arrivati su.
domenica 9 gennaio 2011
Il Laghetto di Cerasolo da Prato Capito e la Valle del Morretano
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