Immaginavo la
maestosità del portale del tempio, con dinanzi un piccolo molo d’attracco per
le imbarcazioni che navigavano nel Fucino. Immaginavo la nebbia da
umidificazione propria dei laghiin quota, ed i colori cerulei delle prime ore
del mattino. Il freddo dell’ombra si ammorbidiva soltanto con la fiamma delle
lucerne, mentre alcune vestali accoglievano i naviganti adornate con ifregi
della dea Angitia. Quella divinità era manipolatrice di serpenti
e di veleni, il suo culto si perdeva nei secoli, legandosi ai cicli solari e
all’immaginario del mondo dei defunti, rimanendoper eccellenza la venerazione eletta
del popolo dei Marsi. Gli scavi archeologici risalivano al IV secolo a.C.,
ricostruendo mano a mano l’idea di quello che un tempo era uno dei centri diaggregazione più importanti del territorio, dove la vita degli antenati viveva il
massimo dello splendore e tutto pareva custodire quella condizione eterna. La
memoria correva tra lepietre, mormorandone la storia e l’abbandono, rimanevano
i maestosi basamenti, mentre tutto il resto si perdeva nell’immaginazione. (Le foto inserite sono state scattate in precedenza).
domenica 14 luglio 2013
Anxa - Lucus Angitiae
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