Villavallelonga
si lasciava alle spalle la nebbia del Fucino, che come un lago ne dava
l’illusione del suo stato originario. Ci alzavamo appena di pochi metri e tutto
si scopriva sotto la lucebellissima dell’alta pressione: lo sguardo sconfinava
fino in lontananza, fermandosi ai baluardi delle montagne definite da una
visibilità perfetta. Monte Marcolano sorgeva a sinistra nel fondovalle, il suo
profilo si innalzava lasciando esaurire al percorso del Vallone Forte quasi
tutto il dislivello dell’intera escursione. Percorrevamo un’immensa faggeta
arricchita di esemplariantichissimi, quasi tutte le foglie avevano trovato a
terra la loro dimora, in attesa dell’inverno che presto le avrebbe coperte di
neve. Giunti al valico lo sguardo si apriva sui profili del ParcoNazionale
d’Abruzzo Lazio e Molise, montagne e vallate ne scandivano la profondità,
definite dai colori più o meno carichi dell’autunno. Monte Marcolano innalzava
ulteriormente il suopunto di vista, lasciando scorgere addirittura il filo di
cresta della Majella innevata. Da lassù lo sguardo si inabissava nei tantissimi
valloni incassati che scendevano a valle, fitti di bosco ecomprensibilmente
scelti dall’orso marsicano come dimora. Tutte quelle vie di fuga terminavano a
valle nei Prati d’Angro, che con il verde inteso dell’erba, sempre rigogliosa
grazie al suo specialemicroclima, definivano un’area di forte contrasto con i
toni ormai spenti del bosco. I faggi giganteschi sotto Rocca Genovese erano
ormai completamente spogli, apparivano grigi, maestosi e vecchi,tanto da
simulare l’impressione di un bosco di pietra. Scendevamo percorrendo il Vallone
di Cervara, inabissandoci di nuovo nelle tonalità calde dell’autunno, le foglie
ammorbidivanoil nostro passo, che in questo modo proseguiva a valle agevolato, leggero così come lo erano i nostri pensieri.
domenica 25 novembre 2012
Anello del Monte Marcolano, per il Vallone Forte, il Vallone di Cervara e i Prati d'Angro
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