I rami sottili
dei faggi si intrecciavano tra loro, quasi a voler stabilire un sodalizio tra
ogni singola pianta, la neve poi ricoprivatutto e sigillava quelle unioni in
una superficie unica. Quella visione pareva l’intelaiatura di un tetto, come se
quella strutturafosse l’idea di un qualcosa in grado di proteggerci, come un
riparo, una casa, il bosco ci accoglieva al suo interno e si lasciavapercorrere nelle sue dimensioni più intime. La neve aveva coperto ogni cosa,
persino i tronchi degli alberi ne erano rivestiti,il suo candore schiariva ulteriormente
il silenzio del bosco, così assoluto e intatto da ogni altra presenza. La valle
della Giumentasi marcava solo delle nostre tracce, di tanto in tanto ne
incrociavamo qualcuna di qualche animale, ma erano davveropoche e quasi
completamente rivestite. Ci affacciavamo sulla Valle del Morretano dove il
bianco dominava su tutto, persino ilcielo era coperto di nebbia, tanto da
cancellare i profili della terra e generare così un’unica estensione. Fissavo il
candore della nevee scoprivo interminabili giochi di frattali: senza riferimenti
visivi la vertigine viveva dell’illusione ottica di uno strano caleidoscopio
naturale.
lunedì 3 dicembre 2012
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