domenica 12 settembre 2010

Pizzo Berro dalla Valle del Panico


I Sibillini sono montagne rilassanti, la loro conformazione morbida permette di allentare le preoccupazioni e di elevare l’inconscio a filo di cresta. I ripidi pendii erbosi sono in grado di far scivolare giù tutti i pensieri, l’unica cosa oggettiva che trattengono è il canto della Sibilla, follia di pochi, sembrava di ascoltarla nei momenti di maggior silenzio. Quel mistero correva lungo tutti i crinali e le vallate, si tuffava negli inghiottitoi e riappariva sulle cime. Non posso che amare tutto questo. Mi fa stare molto bene. Le morfologie seguivano linee lisce e sconfinate, quelle montagne si percepivano come da dentro un sogno, dove le forme si sintetizzano nella semplicità più infantile. Una persona che era con me mi ha fatto notare che sono queste le montagne che disegnano i bambini, quanto è vero, sono proprio queste. La scelta di Pizzo Berro (2259 m) è stata una proposta del CAI dell’Aquila, e la fortuna ha voluto che il gruppo fosse piccolo, stranamente silenzioso e ben amalgamato. Siamo partiti da Casali, un paesino frazione di Ussita, in provincia di Macerata. Da lì, a seguito di una lunga carrareccia, ci siamo addentrati nella Valle di Panico, un’enorme vallata che sale verso due circhi glaciali separati da un crinale montuoso. È proprio da qui che abbiamo preso la cresta. Il panorama intorno a noi si apriva come un respiro a pieni polmoni. La parte finale che conduce alla vetta era ferrata da due catene, questo è l’unico tratto attrezzato di tutti i Monti Sibillini. Con calma e prudenza (abbiamo usato anche una corda) siamo saliti su, uno alla volta. Le nuvole si lanciavano in molteplici giochi di forme, togliendoci il calore del sole. Nella mia mente prendeva corpo la consapevolezza di settembre, della sua aria e della sua bellezza. Sta cambiando la stagione, ed io amo i momenti di passaggio, quando la normalità si altera e disturba le piccole abitudini appena formate. Mi piace tanto questo lieve disorientamento, perché mi dà modo di mettere a fuoco le cose appena trascorse (tutto si comprende meglio con la sua assenza). Il percorso complessivo dell’escursione è stato di 18 km, con un dislivello in salita di circa 1400 metri. Nei tempi abbiamo impiegato 4 ore a salire (con pausa/ferrata) e 3 ore scarse a scendere. Ad accompagnarci c’erano AE Leucio Rossi (coordinatore dell’escursione), AE Latino Bafile e AE Mario D’Angelosante.

2 commenti:

  1. La tua descrizione è poesia.Peccato anche se in aumento siamo sempre pochi ad amare la natura.
    Hi visto le mie foto fatte dalla finestra dopo il temporale?. ciao MARESCO

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  2. Ciao Maresco :-)
    sono convinta che prima o poi tutti torneranno ad amare la natura.
    Se devo essere sincera, però, ammetto di essere felice che le montagne su cui vado non sono tanto trafficate.
    Vado subito a vedere le tue foto

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