Alle estreme
pendici della Costa Grande si apriva la Fossa di Spedino, una magnifica dolina
da crollo che vista dall’alto infondeva suggestionea causa della sua apparenza
inaccessibile. Le ripide pareti scendevano verticali per decine e decine di
metri di roccia marcia, quasi repulsivealla vista e alla presenza degli uomini, eppure
lì dentro vi dimorò un eremita tra il XII e il XIII secolo, tale Beato Bonanno da Roio.
L’unicoaccesso percorreva un ripido sentiero fino al culmine sommitale di un
ghiaione, da lì si accedeva in un cratere d’ombra dai calcari ossidati ecoperti di muschi, con pochi alberi sul fondo e molti detriti, era una
concavità magnifica, grande, molto suggestiva. L’eremo del BeatoBonanno era
una piccola grotta che dal fondo della dolina risaliva di poco e si collocava
ad Ovest, composta di tre ambienti molto modesti esu livelli differenti. Era
sorprendente la scelta degli eremiti, andavano sempre alla ricerca dei luoghi
più inaccessibili e repulsivi, dove ilconfronto dell’uomo con la Natura era
assolutamente indiscutibile. C’era sicuramente una probabile ricerca del Sublime
[dal lat. sublimis(con la variante
sublimus), comp. di sub «sotto» e limen «soglia»: propr. «che giunge fin sotto
la soglia più alta»], un confronto direttoche metteva al conto tutti i
possibili limiti umani.
sabato 20 gennaio 2018
Fosso Spedino e l'Eremo del Beato Bonanno da Roio
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