Finalmente i venti artici avrebbero portato il freddo, finalmente la neve poteva apparire come una rivelazione: l’epifania faceva fede alle sue caratteristiche, estendendosi anche ad altre metafore. La piana di Campo Felice scendeva diversi gradi sotto lo zero, incanalando correnti talmente forti da far male, ma c’era anche chi amava immergersi nella tormenta (non io), alla ricerca di una propria intimità sussurrata. Alcuni maestri facevano rientro dalla fiaccolata dell’epifania, lamentando un vento che spegneva di continuo le torce, mentre i gatti delle nevi compivano gli ultimi giri, prima di porsi a riposo nei rimessaggi.Eravamo saliti mentre erano altrove, ora attendevamo che andassero via prima di poter scendere. Nella quiete del buio il rumore sordo dei motori mi inquietava, quei mostri giganteschi animavano qualsiasi squarcio della notte, persa temporaneamente nella loro luce intermittente.
venerdì 6 gennaio 2012
L'Epifania e la notturna a Campo Felice
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campo felice
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