Ci sono dei luoghi che trattengono l’anima, che l’accolgono con amore già fin dalla prima volta, promuovendo un desiderio inspiegabile di attrazione per il ritorno. Sono come dei campimagnetici, dove la bellezza del luogo si mescola con un inspiegabile mistero legato alla terra e alle sue genti. Quei profili terrestri rimangono impressi nel cuore e nella mente, e ogni voltache vengono confrontati con un ritorno ci raccontano qualche cosa di noi. Il vento passava piano, si insinuava serpeggiando tra i passaggi del canyon smorzandosi progressivamente nel silenziopiù assoluto. Le larghe pareti laterali parlavano anch’esse una lingua silenziosa, vestite di bianco e di ricordi, si rigavano del passaggio di girelle di neve, scese come soluzioni ad enigmiimpensabili. Il Canyon della Valianara apriva la via dal lato di Castel del Monte per Campo Imperatore. Alcuni castellani sostenevano che tale nome fosse quello di una strega, mentre altrismentivano la stessa affermazione, mantenendo il mistero anche sull’origine del nome. Da secoli la tradizione di qui si lega al culto delle streghe, rinnovandosi di anno in anno con “il rito dei settesporti” (info). Che il nome Valianara fosse davvero quello di una strega proprio non potevo saperlo, tuttavia non mi rimaneva difficile suggestionarmi in questa visione, immaginando il canyoncome un antro misterioso dove ogni cosa poteva succedere, sotto l’influsso di una aleggiante presenza legata all’inspiegabile. I quaderni dei pastori raccontano tante cose, chi di loro aveva ildono della scrittura aveva le chiavi per convertire la materia: sono loro i veri alchimisti, che a dispetto dell’oro sceglievano la poesia, comprendendola come unica panacea universale. Solo chicontempla la Natura è in grado di capire i suoi processi. Francesco Giuliani era uno degli ultimi poeti-pastori di Castel del Monte, è grazie ai suoi scritti che molte usanze e tradizioni sonogiunte fino a noi, parlandoci della sua terra, delle sue genti e delle sue streghe: “Qui un tempo non lontano si credeva alle streghe, e ce ne sono che ci credono ancora. Quando una creatura siammalava e il medico non ci capiva nulla e non c’era medicina per guarirla, subito si sospettava che le streghe di notte se la succhiavano. E stupidamente si credeva che le stregheentravano nella casa dal buco della chiave o dal tetto. I parenti, gli amici e i vicini, tenevano subito consiglio, e si deliberava che bisognava fare il giro del paese di notte e passare sotto settesporti. Il giro si faceva verso la mezzanotte quando le vie erano deserte, e la comare del battesimo doveva portare in braccio la creatura seguita da altre donne tutte in silenzio e, se pure siincontrava qualcuno non si doveva fare una parola, con tutto questo credevano di allontanare le streghe e far guarire la creatura. Si faceva anche in altro modo, si vegliava la creaturaper otto o dieci notti, nell’ultima notte anche ad ora tarda si prendevano panni della creatura, si andava fuori dal paese dove due strade si incrociavano, e li si mettevano i panni sopra unpezzo di legno, si battevano fortemente e poi si bruciavano. Qualche volta capitava che la creatura si guariva, e si rafforzava la credenza nelle streghe..” (Tratto dai Quaderni del poeta-pastore Francesco Giuliani).
giovedì 10 marzo 2011
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