domenica 28 febbraio 2010

Valle Leona e Valle del Puzzillo

Che tempo strano... il libeccio, il caldo, la neve che si squaglia come se fosse l'ultima della stagione... Che peccato, spero che presto rinevichi di nuovo... non voglio smettere di sciare proprio adesso che comincio a sentire sul serio la padronanza dell'attrezzatura. Proprio no... Questa è stata la prima domenica che ho sciato tutta la giornata solo con i miei sci da escursionismo, Loris ha pensato di farmeli tenere, anche perchè la pista era tutta ammollata. Siamo andati nella Valle Leona, un posto bellissimo e poco frequentato. Ero convinta di esserci stata due domeniche fa, ma mi sbagliavo. C'ero passata invece la primissima volta che ho messo gli sci da fondo per andare nella Valle dell'Azzocchio, non mi ricordavo bene il percorso perchè mi ci aveva portato un'amica. E' un luogo che merita sul serio, e fortunatamente rimane un po' fuori mano dai vacanzieri, che magari preferiscono restare più vicino alla zona della miniera e dei Centomonti. E meno male. E' cambiato sul serio qualcosa nel mio modo di sciare, ho molta meno paura. Ho chiesto a Cavallo Pazzo se gli andava di accompagnarmi a rifare il giro della scorsa domenica che mi aveva tanto impaurito, ha accettato perchè si doveva riposare. Ho anche provato le pelli di foca per 12 secondi. Ho capito che non sono necessarie per i miei sci, perchè già da soli tengono bene la salita, e poi mi bloccano troppo. Tutto quello che domenica scorsa mi spaventava ora lo percepivo diversamente, con molta più tranquillità e distensione, anche il sentiero nel bosco mi sembrava meno ripido, le piante più morbide, e gli sci più attaccati a me. Purtroppo non siamo riusciti ad arrivare nemmeno stavolta al Rifugio Sebastiani: mentre attraversavamo la Valle del Puzzillo eravamo investiti da un vento così forte che a malapena riuscivamo a sentirci quando parlavamo... e poi eccola: la pioggia. Riscendiamo... (che sfiga...)... La discesa nel bosco però mi ha rimesso il sorriso: stavolta è stata divertentissima!

giovedì 25 febbraio 2010

Miniera di Bitume di Monte Camicia dal Rifugio di San Francesco


Quella di oggi è stata una sciata machiavellica, perchè come dice lui: per forza o con frode. E infatti oggi abbiamo sciato proprio per forza, perchè di neve, all'inizio, non è che ce ne fosse poi così tanta sulla piana di Campo Imperatore! Lasciata l'auto sul margine della strada poco oltre il Rifugio San Francesco (1482 m), ci siamo direzionate verso Fonte Vetica. La neve era ghiacciata, durissima e poca, piena di stecchi di verbasco e cardi secchi congelati che uscivano fuori, è stato comunque divertente fare lo slalom lì in mezzo, ma soprattutto mi è piaciuto sentire il ghiaccio, visto che domenica mi aveva demoralizzato. Arrivate a Fonte Vetica (1682 m) siamo passate vicino al rifugio della Forestale, proseguendo sempre accostate alla montagna, dove c'era maggior accumulo di neve. In un continuo saliscendi ci siamo direzionate verso la miniera di bitume (1764 m), alle pendici di Monte Camicia, passando per il Colle dell'Omo Morto (1811 m)... quanto mi sono divertita! Mi aveva sempre incuriosito quella struttura, e finalmente oggi l'ho vista da vicino. Cercando informazioni ho letto cose molto interessanti: le stratificazioni minerali di questo giacimento risalgono a oltre 200 milioni di anni fa, nel periodo del Mesozoico (l'Età dei Rettili), ed è l'insediamento dolomitico più antico di tutto il Gran Sasso. Intorno al 1935 venne costruita la miniera, ormai un rudere, per estrarre la lignite dalle dolomie bituminose, ma l'impianto non entrò mai in funzione perchè venne completato proprio allo scoppio della seconda guerra mondiale. Ho letto inoltre che le caratteristiche litologiche di questo giacimento sono simili in tutto e per tutto a quelle delle Dolomiti, Patrimonio dell'Umanità.... non ce ne vogliano i friulani, i trentini e i veneti... :-) … Altre informazioni a riguardo, molto più dettagliate delle mie, sono riportate qui.

domenica 21 febbraio 2010

Valle del Puzzillo da Alantino


Finalmente una giornata decente per uscire! E' stata una settimana di tempo pessimo... tra libecci temporali e scontri di pressione stavo per mettere la muffa a stare dentro casa. Come ogni domenica mattina la lezione di fondo ha la priorità su ogni altra cosa, e così è stato... Vista la neve semi-ghiacciata il maestro Loris ha ben pensato di inchiodarci ad una costa pendende vicino ad Alantino, per farci fare esercizi di virata in discesa. Un po' noiosa come cosa, ma importante. Solo poche ore più tardi quanto mi erano cari i suoi insegnamenti! Finita la lezione, cambiati gli sci, vado alla miniera di bauxite (sempre quella), dove aspetto un mio amico, il bravissimo scialpinista Cavallo Pazzo dei Monti di Mezzo. Che faticaccia stargli dietro... E quanta santa pazienza che c'ha avuto con me! L'intenzione era quella di raggiungere il Rifugio Sebastiani, robetta per lui e un'impresa per me. All'inizio salivo bene, nonostante la neve fosse battuta e la pendenza, in alcuni punti, abbastanza ripida, i miei sci tenevano, così ho evitato di mettere le pelli, e me la sono fatta tutta a spina di pesce (…) Usciti dal bosco, però, la neve cominciava ad essere sempre più dura, tanto da non cominciare a piacermi più. Dopo una breve sosta nella specie di rifugio della Valle del Puzzillo (1882 m) riprendiamo a salire... ma la neve da dura era diventata di ghiaccio... sarà la stanchezza, sarà la paura, sarà la paura creata dalla stanchezza... non lo so, fatto sta che non me la sono sentita di proseguire. Era come se i miei sci non riuscissero a far presa sul ghiaccio, nemmeno di lama. A pensarci adesso, magari, con le pelli di foca sarebbe stato diverso... Riscendiamo. Ma ormai mi ero talmente irrigidita che ho faticato pure a scendere, soprattutto per il pezzo di percorso che serpeggia in discesa nel bosco... avevo il terrore di prendere una pianta in pieno. Che brutti scherzi fa la paura... Devo comprenderla e superarla!
La foto sopra è l'immagine di una valanga sulla costa della Cimata di Pezza. Abbiamo notato anche altri cedimenti spontanei della neve.

domenica 14 febbraio 2010

Centomonti forever e la Miniera di Bauxite


La neve di ieri sotto al Gran Sasso era bella, ma quella di oggi a Campo Felice era ancora più bella! Non mi aspettavo nulla di speciale perchè il meteo non era esaltante, eppure mi sono ricreduta. Ormai il corso di fondo che faccio mi lega in maniera indiscussa alla zona di Campo Felice (e la cosa non mi dispiace per niente, anzi) così finita la lezione ne approfitto per esplorare il territorio, ormai a mò di sonda. Finita la lezione ho chiesto al maestro Loris in quale zona potevo andare e mi indica la Valle Leona. Avendo cambiato gli sci non potevo usare i binari della pista, così mi sono orientata a occhio approfittando dei tracciati di una motoslitta, perchè sul serio il troppo bianco della neve mi dava alla testa in modo da non farmi distinguere dove fossero le salite e le discese (il nome Centomonti ha un perchè): il solito effetto di vertigine quando non si hanno riferimenti visivi di un altro colore. Però che pace. Quanto sono stata bene. Ho sciato fidandomi ciecamente della traccia, che era perfetta, perchè la motoslitta aveva appiattito la neve, tanto da non farmi sfangare, e allo stesso tempo l'aveva appena increspata con la trazione dei cingoli, così da avere la caratteristica di essere semi-battuta. Per i miei sci era una favola. L'ho percorsa per un'ora in totale solitudine, senza vedere nessuno nemmeno da lontano, in un idillio appagato, felice, poetico, addirittura con dei fiocchi di neve che scendevano dolci, amplificando la sacralità della pace... che bello. A distruggere quella condizione perfetta è stato il peggior incubo dello sciatore asociale abruzzese: venti ciaspolatori romani. E per di più sulla mia traccia...(NOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!). Cambio strada e arrivo alla Miniera, dove finalmente mi concedo una pausa nei pressi del bandone. La cosa assurda è che i ciaspolatori c'erano pure sulla pista da sci. Li riflettevo e pensavo a quanto non fosse giusto, perchè: 1) è irrispettoso nei confronti di chi scia perchè gli si sfascia tutta la pista; 2) non è corretto nei confronti di chi prepara le piste perchè costa tempo e soldi (le motoslitte che fanno i binari consumano 25 litri di gasolio l'ora...); 3) non è corretto nei confronti del buco dell'ozono perchè appunto si inquina di più (in riferimento al punto 2); 4) non è corretto nei confronti degli ottici d'Italia perchè le piste sono PIENE di cartelli che esplicano per bene il divieto di passaggio in qualsiasi altro modo diverso da quello con gli sci; 5) è assolutamente inutile percorrere la neve battuta con le ciaspole perchè quelle servono solo ed escusivamente per non sprofondare nella neve fresca... ma come si fa a non capirlo??!! Il passo cambia, è innaturale, se non asserviscono alla loro funzione sono decisamente inutili e ingoffano i movimenti (!); 6) per concludere c'è una legge regionale che sanziona dai 20 ai 250 euro chi altera la struttura della pista. Purtroppo ho notato che non sono poche le persone che se ne fregano. Forse non lo sanno. Forse non ci pensano. Eppure basterebbe poco poco mettersi nei panni degli altri, perchè questa norma non dovrebbe essere intesa come una legge, ma come un atteggiamento di educazione, di rispetto e di intelligenza.

sabato 13 febbraio 2010

Anello da Santo Stefano di Sessanio a Monte Cappellone, alle Condole e S. Maria ai Carboni


Oggi abbiamo fatto un giro ad anello partendo da Santo Stefano di Sessanio. Lasciate le macchine vicino al ristorante, nei pressi della Madonna del Lago (1224 m), ci siamo portati subito in alto salendo su Monte Cappellone (1557 m), la montagna alle spalle della piccola Chiesa. Svalicata la cima in direzione del Gran Sasso attraversiamo la Valle di Traetta, riprendendo poi una strada che porta nella località delle Condole (1397 m). Le Condole sono delle costruzioni agro-pastorali molto antiche dei monaci cistercensi di Santa Maria di Casanova, sicuramente collegate al Monastero di Santa Maria del Monte di Campo Imperatore. E' probabile che risalgono al 1400 circa, ma non vi sono dati certi. Molte informazioni interessanti a riguardo di queste antiche strutture le ho trovate in questo sito. Un'altra cosa che mi ha colpito del percorso è la presenza di diverse grotte, buona parte anch'esse allestite a rifugio pastorale: le pecore – si sa – sono sempre state una grandissima ricchezza di questo territorio! Dopo una breve sosta riprendiamo il nostro percorso in direzione delle Locce, attraversando prima la Valle Orticara e poi la Valle Cannera, avendo come obiettivo la Chiesa di Santa Maria ai Carboni (1244 m). Purtroppo dell'edificio originario ne rimane ben poco, giusto qualche accenno nelle fondamenta, perchè la struttura è stata riadattata alla funzione di ricovero per la pastorizia. Seguitiamo il cammino attraversando tutto il piano delle Locce, verso Barisciano, salendo, poi, in direzione del sentiero dell'ippovia che passa sotto Monte della Selva, riprendendo così la via per Santo Stefano di Sessanio. Per tutto l'anello abbiamo impiegato circa cinque ore. Anche questa volta il merito della guida è tutto di Gaetano Falcone, che con molta disponibilità ci ha accompagnato per questo bellissimo percorso, come la scorsa volta, quando siamo andati a fare l'anello da Castel del Monte a Sella di San Cristoforo, a Fonte del Cane e la Natrella; e a me personalmente ha guidato anche alle primissime escursioni. Grazie Gaetano.
Riporto in citazione le informazioni sulla chiesa di Santa Maria ai Carboni che ho trovato esplicate su di un cartello dell'Ippovia del Gran Sasso. Santa Maria ai Carboni. Piano Le Locce faceva parte dell'organizzazione pastorale dei cistercensi di S.Maria di Casanova (primo impianto cistercense in Abruzzo voluto nel 1191-1195 dai Conti di Loreto Berardo e Maria) che aveva ai margini del pianoro la grancia di Santa Maria ad Carvons o ai Carboni. Le grance erano comunità agrarie cistercensi fondate su una propria organizzazione economico-amministrativa, spesso venivano utilizzate come deposito, magazzino, infermeria o luogo di punizione. Santa Maria ai Carboni, sita nel pianoro delle Locce in una zona ancora oggi denominata “le carvone”, conserva solo la parte inferiore dell'originaria struttura su cui è sorta quella successiva poi degradata a stazzo per il bestiame e rifugio di pastori. Scarse sono le notizie che si hanno di questa chiesa che viene citata per la prima volta nell'atto di donazione del Vescovo di Valva Nicola nel 1232 al monastero di Santa Maria di Casanova. Con la donazione di Santa Maria ai Carboni si rafforzava la presenza dei cistercensi nella zona meridionale del Gran Sasso, così le masserie del monastero avevano maggiori possibilità di pascolo in zone, come le Locce, dove era possibile coltivare anche legumi, cereali e foraggi sempre però con un ruolo subalterno alla pastorizia di primaria importanza anche grazie alla ripresa della transumanza favorita dai cistercensi. I piccoli villaggi agro-pastorali sorti nelle vicinanze di Santa Maria ai Carboni, inseriti in un nuovo e fiorente sistema economico gestito dai monaci, scompaiono in coincidenza con il decadimento dei monasteri cistercensi e con il conseguente abbandono delle loro grance.

domenica 7 febbraio 2010

Alantino, la Camardosa e la Fonte del Campo


Sia lodato il maestro Loris! Sempre sia lodato... Oggi sono stata investita di enorme privilegio: mi ha fatto provare i suoi sci personali! Niente tigri, niente sci del CAI a trabocchetto ecc. ecc. ma un paio di sci di notevole fattura, leggeri, comodi, che sulla neve scorrevano meravigliosamente. Devo ammettere che è stata tutta un'altra cosa rispetto alle scorse lezioni. Comincio pure a capire bene gli algoritmi della tecnica dello sci da fondo. La fatica più grande è senza dubbio quella di ristabilire una sorta di tabula rasa nella mia mente, dove cancellare categoricamente tutti gli atteggiamenti (sbagliati) dello sci-escursionismo-fai-da-te e sovrascrivere con la vera tecnica fondista. Oggi la lezione è rimasta nei pressi di Alantino, ma è stata lo stesso così piacevole che – finita – non c'ho pensato due volte a prendere i miei sci e a continuare. Sono andata in direzione della Camardosa, dove c'è un'enorme vallata di neve in cui si può sciare a occhi chiusi. A me piace sul serio sciare a occhi chiusi, si percepiscono molte più cose che altrimenti sarebbero oscurate dall'autocontrollo.Da Fonte Camardosa ho proseguito dritto in direzione di Prato Capito, passando sul lago (ormai completamente coperto dalla neve) e giungendo fino a Fonte del Campo, dove, nei pressi, ho stretto amicizia con tre simpatici ciaspolatori, con cui, tra l'altro, ho stretto un piacevole gemellaggio culturale facendo uno scambio non da poco: io gli ho fatto provare la mia genziana e loro la grappa. Un vero sodalizio! Tornare ad Alantino dopo è stata una faticaccia...

giovedì 4 febbraio 2010

Anello da Castel del Monte a Sella di S.Cristoforo, a Fonte del Cane e la Natrella

La fortuna di oggi è stata quella di esser accompagnati da un grande veterano di montagna, un grandissimo appassionato da cui c'è solo da imparare. Giorni fa mi aveva parlato di alcune escursioni che è solito fare in questo periodo, una sorta di appuntamento con la montagna che rinnova di volta in volta ogni anno, come se fosse una sorta di rito. Tra queste c'era l'intenzione di percorrere tutto l'anello che segna il perimetro alla base di Monte Bolza (1904 m), un lungo percorso che parte da Castel del Monte (1345 m) e gli gira tutt'intorno. Poco sopra il paese c'è uno spiazzo (42°22'6.88"N 13°43'22.51"E) dove abbiamo lasciato le macchine, da lì parte una carrareccia che sale in direzione di questa montagna. Eravamo attrezzati con le ciaspole: di neve ce n'era abbastanza, passava dai venti centimetri a molto più di un metro, livellata per bene dal vento di questi giorni. Faceva caldo, il cielo era nitido con giusto qualche accenno di nuvole, e mano mano che si saliva si scopriva il meraviglioso panorama che all'orizzonte corre la linea ideale che unisce la Maiella con il Sirente. Passando per Fonte Frenda (1529 m) siamo saliti fino alla Sella di San Cristoforo (1645 m), dove l'occhio si apre anche su buona parte del massiccio del Gran Sasso. Purtroppo nell'aria si avvertivano alcuni cambiamenti che facevano percepire la condizione non ideale per eseguire tutto il giro dal lato di Campo Imperatore, così cambiamo il programma, prefissandoci ora come meta la Fonte del Cane (1514 m). La neve attraversava tutte le consistenze, da farinosa a gelata, talmente dura da essere anche pericolosa con le ciaspole nei tratti più ripidi. Quando è così è meglio toglierle, perchè sono un impedimento e non un aiuto. Giunti alla sorgente il nostro accompagnatore mi ha detto che la cartografia riportava il segno del fontanile, ma che in realtà la vera Fonte del Cane è di faccia ad essa, addossata su una costa di Collalto. Dopo una piccola pausa riprendiamo il nostro percorso attraversando tutta una serie di collinette, seguendo in linea d'aria la direzione per la località di Natrella, concludendo poi l'anello tornando a Castel del Monte. Per tutto il giro abbiamo
impiegato circa sei ore. Quella di Castel del Monte è una storia millenaria. Nata inizialmente come roccaforte di difesa ha attraversato i secoli mantenendo le sue tradizionali caratteristiche. Il suo nome si lega a quello di famiglie importanti che ne hanno avuto il dominio, quali i Conti di Acquaviva, gli Sforza, i Piccolomini, i Medici e i Borboni. Il paese, riconosciuto come uno dei borghi più belli d'Italia, ha un sito molto dettagliato che fornisce informazioni sul suo territorio, la sua storia e la sua attività.