giovedì 4 novembre 2010

Il Vallone del Mago del Sirente e la Sorgente dell'Acqua delle Fate

Ci sono dei percorsi che hanno dei nomi in grado di evocare dimensioni sublimate. A volte si innescano, tra i pensieri, tanti meccanismi razionali che si incastrano tra di loro con ingranaggi fatti di sogno, di oblio, di inconscio e di irrazionale. La realtà puntualmente trascende in altro, ed è lì che a me piace guardare.Oggi dovevamo essere altrove, ma, a causa del possibile innevamento di vetta, chi guidava aveva deciso di deviare in un percorso decisamente più semplice e tranquillo, scegliendo la parte più dolce del Sirente, passando per la Valle del Mago e la Sorgente dell'Acqua delle Fate. Alla pronuncia di questi nomi lamia percezione animistica inevitabilmente si era risvegliata. I miei occhi avevano preso ad osservare ogni cosa, in precisa predisposizione a cogliere l’anima di tutto quello che interagiva con il nostro passaggio. Chissà perché si chiamava proprio Vallone del Mago, se nascondeva davvero qualche mistero oqualche segreto che tanto veniva cercato dai bambini nelle favole. (E non solo dai bambini). Qui l’autunno chiudeva il suo ciclo: i venti continuamente incanalati per quelle valli avevano seccato e saturato quanto rimaneva di questa stagione così malinconica. Quasi tutte le foglie erano ormai a terra, secche e in attesa. Inattesa di lei, della neve. Ogni cosa pareva chiamarla, ogni cosa pareva evocarla. Quella magia era la più bella che si potesse innescare, suonava visivamente come una preghiera d’invocazione, e noi ne eravamo dentro. Proprio mentre percorrevamo il Vallone del Mago un’amica mi ha fatto unadomanda molto importante. Credi nel destino? Non poteva esserci luogo più adatto di quello per una domanda del genere. Le ho detto che secondo me la risposta sta nello stato d’animo, nel senso che ci sono delle volte in cui siamo forti e ci sentiamo artefici e padroni della nostra vita, ed altre volte, invece, indeboliti dallecircostante, siamo rassegnati a considerarci pedine di un gioco più grande di tutto, impotenti ed in balia di una storia già scritta. Ma non era una domanda facile. Anche adesso che ci penso prendo sempre più consapevolezza che l’unica soluzione possibile sta nell’attimo presente, bisogna assaporalo, bisogna goderlo: soloquesta attenzione è in grado di mantenerci artefici. Attraverso la felicità generiamo la nostra forza. Il bisogno di razionalizzare è generato dal bisogno di controllo sulla nostra vita, ma non dobbiamo cadere in questo trabocchetto: rientreremmo inevitabilmente nell’impossibilità di comprendere. La soluzionegiusta è sempre quella più semplice: cogli l’attimo. È questa la risposta.

2 commenti:

  1. Ma tu non sei solo pittore tu scolpisci le parole e sai dare risposte impossibili.
    Dovresti scrivere, forse lo farai. Io ti seguo non solo per le belle foto, ma soprattutto con che amore descrivi i tuoi luoghi e li fai diventare un pò anche nostri. Grazie Sara

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  2. grazie per questo complimento così bello, mi ha fatto davvero tanto tanto piacere leggerlo!!
    :-)

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