domenica 3 gennaio 2010

Da Santo Stefano di Sessanio a Selva di Barisciano e oltre


Prima escursione del 2010. Le buone intenzioni ci sono tutte, è il meteo che non ci assiste. Volevamo salire su Castel del Monte per raggiungere gli altri membri del CAI in escursione per la Grotta della Valianara, partiti prima di noi.
Ma mano mano che salivamo le nostre intenzioni mutavano a causa della strada che diventava sempre più ghiacciata, della nebbia che cominciava a manifestarsi e delle nuvole sempre più cupe sul Gran Sasso. Decidiamo così di declinare il percorso sotto Santo Stefano di Sessanio. Lasciata l'auto lì vicino ci portiamo in direzione della Chiesa della Madonna del Lago.
Da qui inizia uno dei sentieri segnalati dell'ippovia. Decidiamo di percorrere quella strada per vedere dove porta ed esplorare così nuovi posti. Non essendo una zona coperta dalla carta i nomi di riferimento li ho presi dai cartelli dell'ippovia incontrati mano mano lungo il percorso. Partendo dalla Chiesa appunto si attraversa in successione il Piano di Presuta (1220 m), le Coste di Tartalo (1250 m), Pie' della Retola (1300 m) e la Selva di Barisciano (1300-1285 m). Da qui continuiamo la strada fino alla fine, e poco oltre, dei limiti del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, camminando per poco più di due ore. Tornate indietro facciamo sosta-pranzo presso il laghetto della Chiesa. Le temperature oscillavano dallo zero a poco sotto. Finita la piccola pausa saliamo al paese per tuffarci nel gomitolo di vicoli che lo caratterizzano per andare a prendere un caffè. E' stata una fortuna per il piccolo borgo la ristrutturazione fatta (bene) a scopo turistico: buona parte del paese è illeso.A crollare sono le case vecchie lasciate a se stesse, senza interventi di rafforzamento, e la torre (ristruttarata malissimo).Io ovviamente non metterò mai le foto delle macerie del mio territorio.
Disprezzo la mercificazione della catastrofe che ha colpito l'Abruzzo, e ritengo davvero pessimo chi ha sfruttato questa terribile tragedia a scopo di guadagno: un esempio di cattivo gusto sono i molteplici libri, cataloghi e calendari che illustrano il crollo dell'Aquila. Per non parlare poi del turismo delle macerie: sbirciare il male altrui solo per curiosità e per stupirsi di qualcosa è solo un'ulteriore violenza a quelle persone che soffrono. Si riparte da quello che resta, si va avanti a testa alta.
Santo Stefano di Sessanio (1251 m) si trova alle pendici meridionali del Gran Sasso. E' sorto tra l'XI e il XII secolo come roccaforte di avvistamento. Inizialmente faceva parte della Baronia di Carapelle (assieme ai paesi di Castel del Monte, Rocca Calascio, Castelvecchio Calvisio e Carapelle Calvisio) ed era sotto il dominio della famiglia toscana dei Piccolomini Conti di Celano.La Baronia di Carapelle fu donata da Costanza Piccolomini a Francesco de' Medici Granduca di Toscana nel 1579, la cui famiglia ne tenne il dominio per circa due secoli. La lana nera carfagna che ha fatto tanto ricchi i fiorentini veniva proprio da qui. Una nota anche sull'attuale identità sono tenuta a stenderla.Ormai la torre medicea non c'è più a sovrastare il paese. Al suo posto, provvisoriamente, c'è una struttura tubolare che ne sagoma il profilo, forse solo a ricordo. Spero che presto si ricomponga la pietra e si ristrutturi l'identità. Girando per il paese abbiamo notato con piacere che diversi servizi turistici sono attivi, come l'albergo diffuso, il ristorante e qualche bottega artigianale. E' un luogo molto bello, vale la pena di immergersi in quella storia.

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