domenica 2 giugno 2019

La notte di Diamante - Calabria

La notte di Diamante si apriva verso il mare sotto gli ultimi toni violacei del tramonto, quelli liminari sulla soglia della notte, che spegnevano il giorno lasciando schiudere, ad una ad una, la fiammelladi ogni stella. Il rifesso della luna si rivelava sulle dune generando ombre leggere, trovavano risalto i gigli che con fare silenzioso lasciavano adesso procedere il loro profumo. La risacca rientrava lentacon piccole onde, noi eravamo tra il flebile rumore del mare, la quiete e il respiro di una notte stellata.

lunedì 27 maggio 2019

La pista ciclabile tra la Torre di Cerrano e Giulianova

Da anni il Lido Itaca era un punto fermo presso la Torre di Cerrano, tra fratini e gigli di mare, che innalzava i suoi basamenti all’ombra dei pini,tra profumi salmastri. Quasi tutto il litorale era ciclabile, costeggiando dune marittime e spiagge sabbiose, seguendo lunghe file di canneti chelasciavano scorgere oltre di essi spazi di costa ancora salvaguardata. Il mare infrangeva i suoi flutti su barriere a malapena affioranti, il volodei gabbiani animava quei cieli grigi, coperti, che esaltavano il verde ed altri colori. 

domenica 26 maggio 2019

Punta Aderci dalla Foce del Sinello

Il percorso lambiva uno dei tratti più belli della costa abruzzese, nel vigore della macchia mediterranea, tra coltivi, dune e falesie.Seguivamo parte dell’ex tracciato ferroviario dismesso, dove ancora erano ben visibili le vecchie opere di contenimento. Le fioriture sischiudevano sotto una pioggia leggera, e ci regalavano la bellezza dei colori, tra papaveri, ginestre e caprifogli, e i loro dolci profumi cheaprivano il cuore al desiderio di estate. I campi di grano davano fisicità al vento, e rivestivano i pendii che correvano fino al grande salto diPunta Aderci, trampolino di sogni e di oblio, dove la vista del mare dall’alto innescava un desiderio umano profondo e incomprensibile. Lapioggia scendeva intorno ad un piccolo trabocco isolato, custode di chissà quali memorie, sopra i sassi lontani dalla riva e i conglomerati arenaria, sopra i tronchi secchi portati dal mare e scarnificati fino all’essenza, sopra i nostri pensieri rasserenati da quella magnificasuggestione.


domenica 5 maggio 2019

Neve di maggio

[...] "E l’avviò, pei floridi
Sentier della speranza,
Ai campi eterni, al premio
Che i desidéri avanza,
Dov’è silenzio e tenebre
La gloria che passò." [...]

sabato 20 aprile 2019

L'antico insediamento romano della Piana di San Marco sotto Castel del Monte

Sotto l’abitato di Castel del Monte vi era l’antico insediamento romano della Piana di San Marco, dove a seguito di una campagna di scavi erariaffiorato dal terreno un antico pavimento musivo con decorazioni a losanghe. I resti di un lungo muro perimetrale e la conformazione deglispazi interni lasciavano supporre un grande edificio di rappresentanza, le cui stanze presentavano ancora alcune tracce di intonaco, talvoltadipinto, piccoli segni di un passato importante. Qui vennero alla luce frammenti di ceramica sigillata, balsamari in vetro, lucerne e ancheuna moneta romana della media età imperiale, portando la datazione del sito alla fine del I sec. d. Cristo. L’analisi di unità stratigrafichetestimoniava la devastazione di un importante incendio che distrusse tutta l’area, su cui, in un periodo immediatamente successivo, vennericostruito. L’ipotesi più accreditata lasciava supporre la presenza di un vero e proprio vicus, che, situato nell’altopiano sovrastante l’areadell’antica Aufinum (Ofena) e ai piedi del più antico centro fortificato di Colle della Battaglia, fosse connesso alla pratica della transumanzache vedeva Castel del Monte e Campo Imperatore mete di monticazione.

domenica 24 marzo 2019

Tramonto sul Lago di Bomba

Sotto la linea di tracimazione dell’acqua pareva che tutto si fosse fermato in uno strano limbo, il limaccio aveva imbiancato ogni foglia,ogni ramo, ogni roccia, colorando orizzonti di distinte realtà, una dei toni degli albori della primavera, l’altra del silenzio monocromatico difondali riemersi. Piccole penisole riemerse prendevano slancio nel Lago di Bomba, dove il volo raso di aironi cinerini ed altri uccelli accarezzavail pelo d’acqua. Tra pendii di argille scagliose e blocchi calcarei, il Fiume Sangro trovava la sua pausa su questo enorme bacino artificiale.La quiete prendeva i colori del tramonto, si diffondeva nell’anticamera della notte, e contemplava i primi bagliori delle stelle.

Monte Pallano e i suoi antichi insediamenti

Monte Pallano conservava il suo fascino millenario immerso nella quiete della natura, pacata e silenziosa, che accoglieva sui prati sommitali i primi germogli di primavera. Il suo punto di vista eramirabile e si apriva sia verso la Val di Sangro e la Majella Orientale, sia verso il Molise e i Monti dei Frentani, chiarendo con la sua posizione dominante la scelta delle antiche tribù italiche che vi si stabilirono tra ilV e il IV secolo a.C. . Ci giungeva l’eredità di maestose mura megalitiche, una magnifica testimonianza che un tempo cingeva a protezione la montagna, e che ora si lasciava lambire soltanto a trattidal vento, tra vecchi passaggi anonimi, custodi di ombre, che lasciavano riecheggiare le antiche leggende sui giganti. L’antico abitato si pregiava di un meticoloso sistema di drenaggio delle acque piovane,con il piazzale progettato con pendenze e drenaggi che permettevano il deflusso a valle dell’acqua, convogliata poi verso una condotta che tagliava il lato corto del foro verso Nord-Ovest. Lo smaltimentodell’acqua meteorica dovette rappresentare un problema a giudicare dalle numerose canalette o drenaggi con cui si tentò di evitare il ristagno dell’umidità negli edifici e nei terreni circostanti l’abitato.Diverse fasi costruttive sono state riconosciute nel groviglio di ambienti e strutture murarie che circondano il foro. È probabile che un primo impianto, caratterizzato da muri di spessore maggiore deglialtri, abbia preceduto la monumentalizzazione del piazzale, questi primi edifici furono rasati o fornirono la base per altri che ne presero il posto, alcuni dei quali pavimentati in cocciopesto e spesso intonacatiinternamente, a loro volta in qualche caso abbattuti e “ridisegnati” nelle fasi successive. Costante comune alle costruzioni di Monte Pallano fu la tecnica costruttiva, che impiegava pietre appenasbozzate legate non da malta ma da un terriccio sabbioso molto depurato, utilizzato anche come rivestimento delle pareti. (Il testo in corsivo è tratto da un cartello informativo del luogo).