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L'Eremo di San Nicola da Staffoli e i resti dell'antica chiesa di San Giovanni
Da Staffoli un sentiero a mezzacosta raggiungeva l’Eremo di
San Nicola, gli antichi terrazzamenti e i rinforzi di mura a secco del
passato garantivano
ancora oggi una comoda percorrenza. L’ombra del bosco e il fresco che risaliva
dai fossi rendevano piacevole
il nostro tragitto. “Si tratta di una piccola cavità, di circa 5 metri di profondità per 7
di larghezza. Presenta molte opere murarie
erette per regolarizzare il suo
perimetro, altrimenti molto irregolare. Sul lato sinistro un sedile percorre
quasi tutta la parete, al
di sopra affreschi molto rovinati lasciano intravedere
7 personaggi e una figura più piccola. Vi si legge: S. IOANNES e MARIA, e
più
sotto: DUAS RABAS. Sulla parete di destra si riconoscono S. Michele Arcangelo,
S. Pietro, la Vergine con Bambino, S.
Margherita, più altre due figure non ben
distinguibili.” (Gianfranco Trovato, “Culti Ipogei”, Notiziario del Circolo
Speleologico
Romano, 2004). La descrizione della "Grotta di S. Nicola presso
Capradosso" risaliva a oltre vent’anni fa, non c’erano più gli
affreschi descritti
ad omaggiare i visitatori del luogo sacro, ma soltanto lacerti di malte
cromatiche che con minimi decori lambivano
quasi tutte le pareti. […] “La grotta di San Nicola in passato fu un
eremo, con alcuni aggiustamenti in muratura, un camino e
tracce di due
pregevoli affreschi narranti la vita del Santo titolare, attualmente conservati
presso il Museo del Monastero di
Santa Filippa Mareri a Borgo San Pietro. Con
molta probabilità l'affresco rappresenta il più antico documento pittorico del
Cicolano
e ritrae, con uno stile orientaleggiante che rimanda alla pittura del Duecento,
San Nicola, la Vergine, il Bambino ed
altre figure. Questo rifugio, dopo il
1228, a seguito dell'infeudamento del territorio a varie famiglie, fu scelto da
Filippa, sorella di
Tommaso e Gentile Mareri, e da alcune sue seguaci come
luogo di fuga nel quale decise, dopo aver rifiutato tutte le offerte
di
matrimonio, di dedicarsi alla vita monastica”. (tratto da un cartello
informativo del luogo). Un altro luogo, un tempo
importante, catturava la
nostra attenzione: San Giovanni di Staffoli era una delle prime chiese edificate
di Petrella Salto, citata
nelle bolle papali del 1153 di Anastasio IV e del
1182 di Lucio III, ma l’importanza di un tempo aveva ormai lasciato spazio all’oblio,
vedevamo soltanto ruderi sommessi e anonimi, accostati alla strada e semi
nascosti dalla vegetazione.
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