sabato 1 gennaio 2022

Il fiore della vita a San Liberatore a Majella e le tombe rupestri di Serramonacesca

L’Abbazia di San Liberatore a Majella sorgeva su un luogo sacro, erano molti gli indizi che lo lasciavano supporre. In quell’antica terramonasteriale vi era il culto delle acque, la suggestione del contatto diretto tra uomo e natura, antiche testimonianze velate dalla storia chegiungevano solo in parte fino a noi, ma che nonostante questo non perdevano il fascino intrinseco del loro valore. Oltre al rigore elegantedella pietra lavorata della Majella vi era l’essenza della spiritualità. Su di una delle pareti esterne trovavo l’incisione di un fiore della vita, nonsapevo che lì ce ne fosse uno, la sorpresa mi lasciava incantata, come a ricevere un dono inaspettato, bellissimo auspicio nel primo giornodell’anno. Un sentiero scendeva fino al fiume per poi attraversarlo e risalirlo: poco distante vi erano le famose tombe rupestri ricavate nellaparete rocciosa alla destra orografica del Fiume Alento. Gli storici supponevano si trattasse di un luogo di sepoltura di un piccolo gruppoeremitico stabilitosi lì intorno all’XIII-IX secolo. Un cartello informativo ne descriveva la struttura: "composto da una parete lungacirca venti metri in cui sono collocate tre tombe scavate nella roccia, una piccola nicchia ed una cappellina, le tombe sono del tipo adarcosolio, utilizzate nelle catacombe cristiane soprattutto dai ceti nobili. Questo genere di sepoltura può ritenersi non successivo al Xsecolo. Proseguendo lungo la parete e attraversando una piccola cappella che racchiude una vasca con funzione di acquasantiera, tregradini portano a un podio, su cui doveva poggiare una statua, sulla parte retrostante del podio sono visibili resti di affreschi illeggibili acausa dell’umidità". (Testo tratto da un cartello informativo del luogo a cura del Parco Nazionale della Majella).


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