Il Castello di Rascino sorgeva su un poggetto a ridosso dell’omonima
piana lasciando alla vista soltanto pochi resti del suo antico fortilizio. Un
cartello informativo del luogo, scolorito da sole eintemperie, ne dava alcune
informazioni. “Il termine Rascino compare
per la prima volta in un documento del 1083 come toponimo di una “posizione di
confine” (fines Rasinum) dei tratturi soggetti all’abbaziadi Farfa, ma il
castello ed il villaggio sono certamente preesistenti e stabili. Intorno alla
metà del XIII secolo quello di Rascino fu uno dei 99 castelli che contribuì al
popolamento di L’Aquila e nel 1315compare nei suoi statuti. La fondazione dell’Aquila
avviò un processo che per il Castello di Rascino si sarebbe mostrato
irreversibile. Ad accelerare il processo contribuirono i due incendi del 1347
ed ilviolento terremoto del 1349. A nulla valse la riduzione della pressione
fiscale del 1352, promulgata per incentivare la ricostruzione: nel 1408, distrutto
dalle guerre, il castello è ormai consideratoabbandonato. Molti studiosi
ritengono che la vera causa dell’abbandono potrebbe essere attribuita all’eccessivo
sfruttamento dei magri seminativi. Trovandosi infatti sopra il limite di
vegetazione
della vite e del castagno, l’agricoltura era infatti esclusivamente
incentrata su cereali e legumi di pieno campo (lenticchie). Tra il 1988 e il
1991 il castello è stato oggetto di una campagna di scavi da partedella Scuola
di Studi Archeologici dell’Università Inglese di Leicester.” Quel luogo,
popolato secondo i reperti fin dalla preistoria dai rinvenimenti di selci scheggiate,
giaceva ora in silenzio e si lasciavaindagare. La vista del suo lago, dalla particolarissima forma stellare, appagava la vista con la sua bellezza, gli
avvallamenti che scendevano morbidi su di esso infondevano la sensazione di
quiete. Il caloredel sole esaltava quel benessere dell’anima, dove il valore
delle cose si svelava a prescindere dal passaggio inesorabile del tempo.
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