La Chiesetta di Santa Eugenia conservava integre le sue
antiche mura, con l’abside e la facciata d’ingresso. Al centro un magnificoarco divideva l’ambiente in due parti, ma con la vana funzione di sostenere un
tetto inesistente. Sorgeva solitaria sul valico di una stradadi montagna che
dall’altopiano di Navelli saliva sui modesti rilievi di Monte Offermo,
divisorio con la Valle Subequana. Alcuni affreschierano ancora visibili nell’abside,
nonostante il tempo e l’incuria, e con piccoli resti ne impreziosivano la parte
più sacra con colori accesi. Labellezza di quei posti tutt’intorno portava
ancora il segno degli incendi, nonostante la neve che ne addolciva le
sembianze. La vegetazioneincolta dei rovi e delle roverelle contrastava con l’ordine
dei campi arati, e sul limite di uno di questi sorgevano i ruderi dell’antica
Chiesadi San Giovanni. Articolata su due livelli, anch’essa senza tetto,
manteneva in piedi fragilmente le sue mura, gli alberi vi avevano daanni preso
dimora all’interno, e tutto era destinato al più totale abbandono. Una scritta
a matita di quarant’anni replicava sull’intonacodell’ingresso “quando che si entra qui si deve levare il
berretto e sennò ci sono le punizioni”, ribadendo il valore di quell’area
sacra.
Su entrambe le chiese di Sant’Eugenia e di San Giovanni, limitrofe a
Navelli, non sono riuscita a trovare informazioni storiche, pregochiunque ne
abbia gentilmente di fornirne.
Nessun commento:
Posta un commento