Il Fosso
dell’Andreone accoglieva lungo uno dei suoi impluvi l’ingresso della Grotta del
Chiocchio, perso tra la bellezza del
bosco e la quiete mattutina di un sottile
strato di neve. Entravamo in una dimensione silenziosa che mano a mano prendeva
la voce
dell’acqua, dapprima bisbigliata lungo scivoli di roccia, poi, mano a
mano, sempre più forte in corrispondenza dei pozzi. Tra stillicidi
e cascate ci
inoltravamo in un ambiente severo, con concrezioni levigate prive dei loro
candori ad eccezione della Cascata Bianca,
dove ogni movimento fluido era stato
pietrificato nella lucentezza della calcite. Giungevamo sul Terrazzino Cleofe ammirando
la
progressione di chi ci raggiungeva, da lì iniziava presto la nostra
risalita, in contrasto con l’acqua, che oltre al timore era portatrice di
bellezza e suggestione.

Attività
inerente al XX Corso di Introduzione alla Speleologia a cura del Gruppo Grotte
e Forre “Francesco de Marchi” del Club Alpino Italiano – Sezione dell’Aquila.
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