giovedì 5 giugno 2014

Anello di Collebrincioni e Monte Castellano e la memoria del 23 settembre del 1943

Da Collebrincioni saliva una ripida strada in direzione di Monte Castellano, la memoria correva indietro nel tempo al 23 settembre del 1943. Queste zone avevano vissuto l’esperienza diundici ragazzi, tutti amici intorno a vent’anni, rimasti fedeli fino alla morte. Umberto, Stefano, Francesco, Fernando, Berardino, Pio, Carmine, Sante, Giorgio, Anteo e Bruno erano undici amiciche attendevano. Tra loro, Bruno aspettava suo padre, il tenente colonnello Gaetano d’Inzillo, che aveva promesso a suo figlio e ai suoi amici di portarli via da Collebricioni. C’era la guerra e loropartecipavano ad un piano di resistenza ben preciso, che li vedeva coinvolti nel recupero di armi da condurre nel teramano. Passava la notte e loro sognavano di realizzare il diritto allapropria libertà, sognavano il Bosco Martese, e ponevano fiducia agli uomini con più esperienza, quelli che sapevano sparare, che non li avrebbero mai abbandonati alla volontà degli invasori. Ma lanotte passava e non ci fu fede all’appuntamento. L’indomani la voce tedesca risuonava tra i vicoli di Collebrincioni, i ragazzi fuggivano in direzione di Monte Castellano sotto il raggioscoperto di una mitragliatrice, alcuni risposero al fuoco, ma Umberto venne ferito. I suoi amici nonostante il terrore della loro condizione non lo abbandonarono, lasciarono cadere a terra learmi che nemmeno sapevano usare: uno venne graziato, gli altri nove divennero i Martiri Aquilani. L’anticima di monte Castellano teneva la memoria di quel giorno con una croce, doveun piccolo uccello vi si era posato sopra. La memoria di quel giorno si perdeva nella bellezza delle fioriture e nei colori rinnovati delle montagne, una disperazione lontana ma di cui la terra manteneva ancora l’umore. 

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