La
sera del sabato 30 marzo 1963 un violento temporale imperversava sui monti
Ernici, tanto da rendere di difficile comprensione tutta una serie di luci
sinistre, miste a lampi e fulmini, a ridosso della Serra Alta. Un aereo era
scomparso lungola direttrice Pescara-Ciampino, e prima fra tutti fu
l’intuizione di un ragazzo a collegare le due circostanze. Vittorio aveva appena
ventitré anni, e dall’abitato di Sora scrutava l’incognita della montagna, con
tutta una serie di dubbi possibili e la paura diconfrontarsi realmente con la
morte. Partito all’indomani con un amico, raccolse la compagnia anche di altri
ragazzi, forse tutti spinti da una inconsapevole prova di coraggio. La radio
continuava a trasmettere la notizia della scomparsa del volo dilinea Itavia
703, e loro volevano cercarne la risposta lungo la dorsale della montagna che
più conoscevano. Trascorsero tutta la domenica alla ricerca dell’aeroplano, ma
non trovarono nulla, tra la neve e le giornate corte, ripiegarono con
l’intensione ditornare. Il 2 aprile 1963, Vittorio ed i suoi amici erano
tornati a cercare, senza sfiduciare quell'intuizione, e mentre percorrevano il
filo di cresta, seguendo un percorso più agevole e pulito dalla neve, scorsero
da lontano, a poche decine di metri sotto la cimadi Serra Alta, il rosso
intenso dell’ala del piccolo aereo. Avevano trovato il relitto che tanto
cercavano, adesso dovevano trovare il coraggio di avvicinarsi. “(…) Superato quell’attimo di sbigottimento
gli amici si precipitano verso il relitto. Un primotentativo fallisce. Troppo
uguali dossi e vallette. Tornano indietro. Riprendono i punti di riferimento e
questa volta ecco il relitto dell’aereo. All’approssimarsi del velivolo gli
amici di Vittorio si fermano. Il timore riverenziale per quell’evento cosìeccezionale quanto drammatico impedisce loro di proseguire. Solo Vittorio, il
più grande di tutti nonostante i suoi appena 23 anni raggiunge il relitto. Il
suo racconto, finora lucido ed appassionato sì fa più greve, partecipato…
Lamiere contorte ebruciate, corpi straziati… quanto dolore…. Poco distante dal
relitto i corpi del pilota e del copilota che nell’estremo tentativo di
segnalare la posizione dell’aereo avevano appeso ad un faggio una sciarpa ed un
cappotto… E’ triste raccontare quei momentidrammatici… Presi sciarpa e cappotto
Vittorio ed i suoi amici iniziano il mesto ritorno. Circa a metà strada
incontrano una pattuglia dell’aeronautica alla quale comunicano di aver trovato
l’aereo indicandone la posizione. Il comandante dellapattuglia pretende che
gli vengano consegnati sciarpa e cappotto.” (Testo in corsivo tratto da
qui). Sotto la cima di Monte Serra Alta, dopo quasi cinquantuno anni, giaceva
ancora il relitto del piccolo aereo Douglas DC-3. Lo trovavamo raccolto nellaneve, spanciato, con la vernice graffiata dai nomi dei tanti cercatori di
quella triste storia. Noi non ci siamo avvicinati, siamo rimasti ad un paio di metri
di distanza, perché avevamo paura di possibili lamiere nascoste sotto la neve. Ormai
quell’aereo facevaparte della montagna da molti anni, eppure quella neve era la
stessa di allora, suscitava tristezza e silenzio, e anche la voglia di andare
via. I faggi giacevano spogli, mentre il filo di cresta scopriva l’eterna
bellezza delle montagne circostanti.
sabato 15 febbraio 2014
Monti Ernici - Anello di Monte Serra Alta da Sora e il relitto aereo del volo Itavia 703
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Una storia triste, ma molto ben armata e illustrata da te. Salutti, Sara, e grazie per la condivisione!
RispondiEliminaGrazie a te. Un caro saluto, a presto
RispondiEliminaGrazie Sara per questo articolo che cerca di cogliere aspetti diversi delle nostre montagne...:))
RispondiEliminaGrazie Francesco :-)
RispondiEliminaGrazie Francesco :-)
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