sabato 15 febbraio 2014

Monti Ernici - Anello di Monte Serra Alta da Sora e il relitto aereo del volo Itavia 703

La sera del sabato 30 marzo 1963 un violento temporale imperversava sui monti Ernici, tanto da rendere di difficile comprensione tutta una serie di luci sinistre, miste a lampi e fulmini, a ridosso della Serra Alta. Un aereo era scomparso lungola direttrice Pescara-Ciampino, e prima fra tutti fu l’intuizione di un ragazzo a collegare le due circostanze. Vittorio aveva appena ventitré anni, e dall’abitato di Sora scrutava l’incognita della montagna, con tutta una serie di dubbi possibili e la paura diconfrontarsi realmente con la morte. Partito all’indomani con un amico, raccolse la compagnia anche di altri ragazzi, forse tutti spinti da una inconsapevole prova di coraggio. La radio continuava a trasmettere la notizia della scomparsa del volo dilinea Itavia 703, e loro volevano cercarne la risposta lungo la dorsale della montagna che più conoscevano. Trascorsero tutta la domenica alla ricerca dell’aeroplano, ma non trovarono nulla, tra la neve e le giornate corte, ripiegarono con l’intensione ditornare. Il 2 aprile 1963, Vittorio ed i suoi amici erano tornati a cercare, senza sfiduciare quell'intuizione, e mentre percorrevano il filo di cresta, seguendo un percorso più agevole e pulito dalla neve, scorsero da lontano, a poche decine di metri sotto la cimadi Serra Alta, il rosso intenso dell’ala del piccolo aereo. Avevano trovato il relitto che tanto cercavano, adesso dovevano trovare il coraggio di avvicinarsi. “(…) Superato quell’attimo di sbigottimento gli amici si precipitano verso il relitto. Un primotentativo fallisce. Troppo uguali dossi e vallette. Tornano indietro. Riprendono i punti di riferimento e questa volta ecco il relitto dell’aereo. All’approssimarsi del velivolo gli amici di Vittorio si fermano. Il timore riverenziale per quell’evento cosìeccezionale quanto drammatico impedisce loro di proseguire. Solo Vittorio, il più grande di tutti nonostante i suoi appena 23 anni raggiunge il relitto. Il suo racconto, finora lucido ed appassionato sì fa più greve, partecipato… Lamiere contorte ebruciate, corpi straziati… quanto dolore…. Poco distante dal relitto i corpi del pilota e del copilota che nell’estremo tentativo di segnalare la posizione dell’aereo avevano appeso ad un faggio una sciarpa ed un cappotto… E’ triste raccontare quei momentidrammatici… Presi sciarpa e cappotto Vittorio ed i suoi amici iniziano il mesto ritorno. Circa a metà strada incontrano una pattuglia dell’aeronautica alla quale comunicano di aver trovato l’aereo indicandone la posizione. Il comandante dellapattuglia pretende che gli vengano consegnati sciarpa e cappotto.” (Testo in corsivo tratto da qui). Sotto la cima di Monte Serra Alta, dopo quasi cinquantuno anni, giaceva ancora il relitto del piccolo aereo Douglas DC-3. Lo trovavamo raccolto nellaneve, spanciato, con la vernice graffiata dai nomi dei tanti cercatori di quella triste storia. Noi non ci siamo avvicinati, siamo rimasti ad un paio di metri di distanza, perché avevamo paura di possibili lamiere nascoste sotto la neve. Ormai quell’aereo facevaparte della montagna da molti anni, eppure quella neve era la stessa di allora, suscitava tristezza e silenzio, e anche la voglia di andare via. I faggi giacevano spogli, mentre il filo di cresta scopriva l’eterna bellezza delle montagne circostanti.

5 commenti:

  1. Una storia triste, ma molto ben armata e illustrata da te. Salutti, Sara, e grazie per la condivisione!

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  2. Grazie Sara per questo articolo che cerca di cogliere aspetti diversi delle nostre montagne...:))

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