Nei
primi vent’anni dell’Ottocento, con la stesura del Catasto Provvisorio in
Abruzzo, parecchie persone accorsero in montagna con lo scopo di impossessarsi
di un pezzetto di terra,cercando di fornire, attraverso muri a secco e costruzioni
edificate velocemente, una testimonianza per il diritto di proprietà. Vennero
occupati anche luoghi aspri e selvaggi,lontani dai centri abitati e difficili da vivere, tanto che la pietra divenne presto
un elemento fondamentale per adattare la natura alle proprie esigenze, per
sopravvivere. I campi da coltivarevenivano bonificati con cura dai nostri
antenati, che sasso dopo sasso avevano accatastato grandi maceroni, costruito muri a secco, ed edificato i tholos, le famose
capanne in pietra chegarantivano un rifugio, a contadini e pastori, nei periodi
di maggior lavoro. Tra Monte Manicola e Colle del Vescovo vi erano tantissime
testimonianze di tholos, molti dei quali purtroppocollassati sotto il peso
della propria mole. Si confondevano tra i tanti accatastamenti di pietra, lasciandosi
distinguere soltanto alla base grazie al verso ordinato dai sassi. La loro
funzionalità siera spenta da molti decenni, e la natura mano a mano li
riassorbiva sotto una figurazione di terre incolte. Tra gli alberi, alle basse
pendici di Monte Manicola, una capanna a tholos siconservava in maniera
sorprendente, dando sfoggio della maestria di chi l’aveva costruita. Gli
studiosi la classificavano come la più grande di tutta la zona, e fortunatamente
continuavaa preservarsi grazie al rispetto della gente del posto. Il suo
interno si componeva di sedili in pietra, di un ripostiglio e addirittura di un
camino, tutto perfettamente conservato, mentrela cupola sommitale era chiusa
da un’enorme lastra di roccia che scaricava il suo peso sulle pareti circolari.
Visto da fuori si inseriva totalmente nel paesaggio, con il tetto ricoperto di
terraed arboscelli che ne fissavano ulteriormente la struttura grazie alle loro radici.
venerdì 14 febbraio 2014
Le capanne a Tholos di Monte Manicola
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Bellissimi!
RispondiEliminaFa riflettere il fatto che in passato con materiali poveri, a mani nude o a dorso di mulo si riuscisse a costruire in luoghi dove ore nessuno penserebbe di farlo! Veramente la necessità aguzza l'ingegno! I nostri antenati meritano un riconoscimento del loro lavoro: è triste vedere in rovina le loro opere! Non c'è qualche progetto di conservazione e rivalorizzazione? Noi in montagna abbiamo simili problemi e scarsa attenzione ....
Ciao Francesca, qui in Abruzzo siamo pieni di testimonianze storiche, artistiche e archeologiche di interesse straordinario, ma che purtroppo da sempre sono state gestite male dalle amministrazioni locali. L’area tra Monte Manicola e Colle del Vescovo non solo testimonia un grandissimo numero di tholos, ma vi sono anche i resti di un importante insediamento vestino del V secolo a.C., dove sono stati rinvenuti molti reperti di superficie di epoca italica. Pensa che proprio in questa zona, circa quindici anni fa, l’allora sindaco dell’Aquila aveva proposto di realizzarvi una grande discarica, fortunatamente mai realizzata grazie alle insurrezioni degli abitanti di Paganica (che tuttavia ne hanno realizzate altre abusive nelle prossimità). Non voglio generalizzare in maniera negativa perché ci sono molti abruzzesi che amano il proprio territorio, lo tutelano e lo mantengono pulito, ma purtroppo ce ne sono ancora tanti altri che non hanno il minimo senso civico, e fanno le cose "perché le fanno gli altri". Se tutti facessimo la nostra parte sarebbe davvero una bellissima Italia.
EliminaPer un approfondimento su Monte Manicola consiglierei il libro di Raffaele Cusella, LA MONTAGNA DELLE CENTO THOLOI, prefazione di Fulvio Giustizia, disegni di Massimo Scimia- Cellamare - L'Aquila., 1997. Un caro saluto agli amici dell'archeologia, Fulvio Giustizia.
RispondiEliminaGrazie mille per questa indicazione, io lo comprerò di certo! Ieri, dopo che ho pubblicato questo post, mi avevano fornito lo stesso suggerimento, dev'essere un libro davvero interessante! Sara
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