domenica 20 gennaio 2013

Pineto e la Torre di Cerrano

Il profilo del mare d’inverno non trovava pace, ribolliva e confondeva i suoi limiti con quelli del cielo. Tutta la sua voce si concentrava nel suono delle onde, increspate e violente nell’impatto con la battigia. Le ruote della bicicletta percorrevanoa fatica la riva del mare, tra resti di conchiglie e rami scarnificati, mentre stormi di gabbiani si infastidivano della nostra presenza, volando via per riatterrare poco dopo il nostro passaggio. La Torre di Cerrano mano a mano diveniva sempre più grande, fino amanifestarsi sopra di noi con il suo profilo dominante. Adagiata su un promontorio a picco sul mare, la torre costituiva un fondamentale elemento di controllo del più ampio sistema territoriale di avvistamento costiero, voluto dai viceré spagnolidi Napoli, Alvares di Toledo e poi Parafan de Ribeira, duca di Alcalà, nella seconda metà del XVI secolo, dopo le devastanti incursioni turche. La torre, edificata nel XVI secolo (1568), assume la tipica conformazione delle torri del Viceregno ed il suonucleo originario, nonostante gli importanti interventi di sopraelevazione ed ampliamento, è ancora ampiamente riconoscibile. Il presidio, che conservò la sua funzione di controllo durante il XVI e il XVII secolo, divenne possedimentodei marchesi di Cermignano, i di Scorrano che si servirono della torre per difendere il confine orientale del marchesato. Sulla originaria torre a tronco di piramide, con base quadrata ed apparato a sporgere su robusti beccatelli con tre caditoie perlato, venne eretta, all’inizio del XX secolo, una seconda torretta quadrata coronata da merli. Nel corso di tali lavori di trasformazione furono modificati anche gli interni del manufatto creando una scala ed alcuni piccoli vani nello spessore dellemurature, con l’apertura di finestre ad oblò. Nuovamente ampliata con l’aggiunta di un corpo di fabbrica ad “L” verso sud-est, negli anni 1982-83 venne restaurata ed è attualmente sede di un Laboratorio di Ecologia Marina. (Tutto il testo riportato incorsivo è citato dal libro “Guida ai Castelli d’Abruzzo” – Carsa Edizini). Pineto contraddistingueva la sua bellezza con la piccola foresta da cui prendeva il nome, quel tratto di lungomare si immergeva nell’ombra dei pini marittimi, come se quella linguadi terra fosse un’oasi di pace dal caldo potenziale dell’estate. Quegli alberi così grandi nel corso degli anni avevano assecondato il verso del vento, si piegavano cercando la più ampia estensione di loro stessi, saldi alla propria terra e pronti ad accogliere chiunque sotto la loro protezione.

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