Il sentiero che
dal convento di San Giuliano conduceva a Monte Castelvecchio, alla famosa Crocetta, era uno dei percorsi più
conosciuti dagli abitanti dell’Aquila, solo io non lo avevo maipercorso, anche
se da tempo ne avevo la curiosità per vedere la voragine che si era aperta nel
terreno a seguito del terremoto del 2009. La terra si era incredibilmente
squarciata in quellaspaccatura, avevo visto delle foto a riguardo, ma dal vivo
faceva certamente un altro effetto. Diversi aspetti segnavano quella zona,
quasi a volerne compromettere la bellezza, la montagna sivestiva di alberi
spettrali, carbonizzati, che portavano la memoria anche dell’incendio del 2007,
ma più il sentiero saliva e più si scoprivano le montagne, più quel territorio
si riappropriava dellabellezza del suo punto di vista. La città dell’Aquila
riposava sotto un sottile strato di nebbia, la neve si spolverava sui tetti e
sui rilievi più bassi, fino a manifestarsi in maniera assoluta sullemontagne
più alte. Il massiccio del Gran Sasso era completamente imbiancato, immacolato
di tanto in tanto dalla luce del sole che filtrava tra le nubi, così come il
Sirente e la dorsale Monte Ocre:quel piccolo balcone si affacciava su tutta la
città e le montagne circostanti rilevando la bellezza dal suo invidiabile punto
di vista, anche se basso. Nonostante i segni del terremoto e dell’incendio,la Crocetta continuava ad essere percorsa
dagli aquilani, che come sempre ne seguivano i sentieri fino a marcarli e
rimarcarli, come se quei tracciati fossero le linee di unione di un legameprofondo, ed ogni passaggio ne sottolineasse per l’ennesima volta l’importanza.
venerdì 7 dicembre 2012
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