skip to main |
skip to sidebar
Antichi tholos sulle montagne di casa, tra i rilievi di Cansatessa, San Vittorino e Arischia
La montagna di casa, quella che c’è sempre, nonostante
tutto, come una carezza d’infanzia. Quella che puoi anche perderti con la
certezza che saprai ritrovarti. Quella dove le stagioni passano, riflettono
animi e sentimenti che fanno eco alla vita che passa con le
sue di stagioni.
Pietra dopo pietra, anno dopo anno, secolo dopo secolo, da un millennio
all’altro, lavori infiniti di uomini avevano
sistemato quei maceroni, diramando
una lunga serie di grandi mura a secco poste a definire limiti di coltivi e
terrazzamenti. Tra una
leggera boscaglia impreziosita di rovi, rose canine e giovani
roverelle, scoprivamo un dedalo di pietre dimenticate che raccontavano
la
bellezza di primitive montagne di casa, dove l’uomo si adattava e riadattava
la natura intorno a sé con qualche opera di
necessario utilizzo. Dalle grandi
mura di macere alcuni tholos di edificazione sottofascia si aprivano intatti inviolati
dal tempo,
con la loro anima scarnificata che davvero non poteva essere ancor più
essenziale. La bellezza rigorosa della pietra custodiva dei piccoli
varchi bui
affacciati nel passato dei nostri antenati. Grazie ad Alessandro Chiappanuvoli
per averci accompagnato sulla sua
montagna di casa. La capanna sotto fascia.
Quelle capanne ricavate nei declivi, nelle grosse macere e nelle mura di
contenimento dei campi hanno spesso il solo ingresso visibile, risultando per
il resto completamente sotterrate e di
ridottissime dimensioni. Questo tipo di
ricovero è costruito all’atto di edificazione del muro di terrazzamento […]
testo in corsivo tratto
da “Pietre d’Abruzzo, Guida alle capanne e ai complessi
pastorali in pietra a secco” di Edoardo Micati, Carsa Edizioni, 2001.
Nessun commento:
Posta un commento