venerdì 29 agosto 2025

Il Palazzo Ducale di Tagliacozzo e la meravigliosa Cappella Palatina

Il Palazzo Ducale di Tagliacozzo svelava i suoi tesori più preziosi nello scrigno della Cappella Palatina, dove meravigliosiaffreschi rinascimentali, attribuiti solo recentemente negli ultimi anni a Lorenzo da Viterbo, decoravano ogni muro di magnificabellezza. Tra girali di foglie e fiorami, le scene sacre compivano il loro ciclo tra Magi e Profeti, con una bellissima Annunciazionesulla soglia che incorniciava l’ingresso e lo rendeva metafora di un varco per un’altra dimensione più spirituale. Visitavamoil Palazzo Ducale in occasione dell’esposizione delle opere di Concetta Baldassarre, Toti Scialoja e memorie dei soldati stranieriinternati ad Avezzano durante la Seconda Guerra Mondiale; anche le carceri, dalla pietra incisa di privazioni e sofferenze, erano allestiteper ulteriori esposizioni contemporanee.
Dipinsi anch’io il Palazzo Ducale nel 2023, un olio su tela di 60x80 cm con doratura in ottone applicato a missione all’acqua.

sabato 23 agosto 2025

Antichi tholos sulle montagne di casa, tra i rilievi di Cansatessa, San Vittorino e Arischia

La montagna di casa, quella che c’è sempre, nonostante tutto, come una carezza d’infanzia. Quella che puoi anche perderti con lacertezza che saprai ritrovarti. Quella dove le stagioni passano, riflettono animi e sentimenti che fanno eco alla vita che passa con lesue di stagioni. Pietra dopo pietra, anno dopo anno, secolo dopo secolo, da un millennio all’altro, lavori infiniti di uomini avevanosistemato quei maceroni, diramando una lunga serie di grandi mura a secco poste a definire limiti di coltivi e terrazzamenti. Tra unaleggera boscaglia impreziosita di rovi, rose canine e giovani roverelle, scoprivamo un dedalo di pietre dimenticate che raccontavanola bellezza di primitive montagne di casa, dove l’uomo si adattava e riadattava la natura intorno a sé con qualche opera dinecessario utilizzo. Dalle grandi mura di macere alcuni tholos di edificazione sottofascia si aprivano intatti inviolati dal tempo,con la loro anima scarnificata che davvero non poteva essere ancor più essenziale. La bellezza rigorosa della pietra custodiva dei piccolivarchi bui affacciati nel passato dei nostri antenati. Grazie ad Alessandro Chiappanuvoli per averci accompagnato sulla suamontagna di casa. La capanna sotto fascia. Quelle capanne ricavate nei declivi, nelle grosse macere e nelle mura dicontenimento dei campi hanno spesso il solo ingresso visibile, risultando per il resto completamente sotterrate e di ridottissime dimensioni. Questo tipo di ricovero è costruito all’atto di edificazione del muro di terrazzamento […] testo in corsivo trattoda “Pietre d’Abruzzo, Guida alle capanne e ai complessi pastorali in pietra a secco” di Edoardo Micati, Carsa Edizioni, 2001.

venerdì 22 agosto 2025

I ruderi dell'antica chiesa di Sant'Angelo sopra Arischia

Una modesta collina sopra l’abitato di Arischia un tempo celebrava il culto di Sant’Angelo, ce lo narravano i resti, ormai del tuttoanonimi, che sorgevano sulla propaggine collinare alla base tra il Fosso delle Pescine e il Fosso di Monte Omo. Poche mura rimastein piedi, nascoste nella pineta, tra la quiete e l’odore di resina, definivano un luogo assai remoto e al tempo stesso vicinoall’abitato. Trovavamo i resti di Sant’Angelo grazie alle indicazioni di Marino, un abitante di Arischia che fortunatamente ci avevafornito le giuste indicazioni, le coordinate trovate sul web davano una collocazione errata, le giuste coordinate erano queste:42°25'20.60"N 13°20'29.70"E
Di un certo interesse anche la chiesetta di S. Angelo (localmenteSantàgneru) ormai semidiruta che si trova a q. 936 sul colle omonimo a S del quale si estende Arischia. Ai piedi dei ruderi sonopresenti alcune piccole grotte di cui è difficile individuare il primitivo utilizzo. La posizione della chiesetta che consente di spaziare a larghissimo raggio potrebbe far pensare che sia stata edificata sui resti di una preesistente torre di avvistamento o rocca (?)Andrebbero fatti degli scavi per meglio indagare anche la datazione della chiesa. Il Mariani ricorda a sua memoria che il 29settembre vi si celebrava la festa di S. Michele Arcangelo. Va osservato che il culto di S. Angelo è sempre legato alla presenza digrotte. (Testo in corsivo tratto da “Fuori Porta la Montagna” a cura di Carlo Tobia, del Gruppo Culturale L’Arca, 1998).




domenica 17 agosto 2025

Visita a Castel di Ieri: dalla Torre Medievale, al Tempio Italico, all'Eremo della Madonna di Pietrabona

La bellissima torre medievale del XIII secolo culminava un groviglio di vicoli fitti di porte e finestre, e svettava sulla valleguardando ancora solenne l’antica via Tiburtina-Valeria. Le sue fattezze rigorose, dovute alle antiche funzioni militari, giungevanoa noi attraverso i secoli, tra terremoti e riadattamenti, svelando segretamente incisioni, scritte e triplici cinte. Il vecchio fornodel paese, ancora in uso su iniziative locali, dava sfoggio del suo valore ancora funzionale, fatto del tempo che non toglie maaccresce: il passato narrava tutta la sua importanza, fatta di storia e tradizioni, con la fortunata consapevolezza e la cura di chilo voleva mantenere. Lo leggevamo negli occhi di Michela, nostra guida della Pro Loco "La Torre", che ci accompagnava alla scopertadel suo territorio, con la premura di condividere ogni angolo di bellezza. La vecchia chiesa di Santa Croce aveva come cupola lalirica della volta del cielo, dove angeli in pietra guardavano altrove, come raccolti nei loro pensieri, o indietro nel tempo, a Castel di Ieri.La bellezza essenziale della pietra svelava un po’ ovunque i fiori della vita, bisognava saperli cercare, soltanto uno era molto evidentesulla bellissima bifora con colonnina tortile di Palazzo Simonetto, tra fregi longobardi e porte murate, lacerti di affreschi, bassorilievidi compassi e stelle. Scoprivamo anche il lazzaretto e il quartiere ebraico, con l’accoglienza benevola degli abitanti. Poco fuoriil paese, nove gradini davano accesso all’antico basamento in pietra del Tempio Italico, impreziosito dal labirintico decoro di unmosaico a meandro e croci uncinate omaggianti il sole. Tanti piccoli tasselli in pietra, combinati in bianco e nero, narravano il sacroai piedi del Monte Urano. Ma il divino si percepiva soprattutto all’Eremo della Madonna di Pietrabona, sopra il Vallone diRio Scuro, dove una condizione intima dava voce a riflessioni spirituali. Immerso nel bosco, lo raggiungevamo attraverso un breve sentiero: ognuno doveva raccogliere una pietra per poi collocarla sotto la modesta croce d’ingresso, un piccolo gesto di rispetto madi grande cura del sentiero, concepito per far entrare subito in connessione con la sublime essenza del luogo. Gli spazi articolatisi adattavano alla roccia sullo strapiombo: un bellissimo orto pensile, ormai folto di iris, si ricavava sul precipizio; sale e salettemantenevano intatto il rigore di celle eremitiche e la fuliggine sul camino di antichi fuochi era la memoria dei viandanti.Scendevamo nella cripta, nel buio abitato da farfalle notturne e dolichopoda, ripulita di quasi tutte le ossa che invecetrovavamo accatastate nell’ossario esterno. Coglievamo un rametto d’edera come segno di rispetto, il bellissimo affresco dellaMadonna sull’altare un tempo non era visibile a tutti, veniva coperto con una tenda agli indegni, solo i meritevoli potevano guardarla.
Per visitare Castel di Ieri, la Torre Medievale, il Tempio Italico e l’Eremo Madonna di Pietrabona si consiglia di contattare la Pro Loco "La Torre", dediti alla promozione turistica, alla valorizzazione e alla tutela del loro territorio. prolocolatorre@gmail.com    pagina fb